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Le conseguenze dell'incendio viste dall'alto
Dopo il rogo

Castel del Monte, quel paesaggio annerito che fa male al cuore. La Procura apre un’inchiesta

Giuseppe Cantatore
Giuseppe Cantatore
Domenica il monumento patrimonio Unesco - che non ha subìto alcun danno - è rimasto chiuso per consentire le necessarie operazioni di bonifica. La vita è ricominciata ieri, quando il maniero ha riaperto i battenti. Ma è evidente che ci sia un prima e un dopo
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Tizzoni ancora fumanti, persino qualche fiammella sparsa. E tanto, tanto nero lì dove dominavano il verde e il giallo. Ventiquattro ore dopo il vasto incendio che sabato scorso ha distrutto circa dieci ettari di bosco ai piedi del maniero e oltre 150 di steppa murgiana, la zona attorno a Castel del Monte è apparsa così. Sospesa, quasi fosse un fermo immagine.

Mentre la desolante vista della vegetazione ridotta in cenere si accompagnava all’acre odore del fumo che ancora saliva da alberi e cespugli, domenica il monumento patrimonio Unesco – che non ha subìto alcun danno – è rimasto chiuso per consentire le necessarie operazioni di bonifica.

La vita è ricominciata ieri, quando il maniero ha riaperto i battenti. Ma è evidente che ci sia un prima e un dopo. Il rogo di tre giorni fa – il sesto e il più grave focolaio delle ultime settimane nella zona del castello (l’ultimo il 14 luglio in contrada Posta di Mezzo) – ha inferto un duro colpo al territorio e a chi lo vive. Oltre al chiaro danno ambientale, l’incendio ha costretto per la seconda volta questa estate ed evacuare in fretta e furia e i turisti mentre i canadair volteggiavano sulle torri ottagonali.

Un’amarezza ancor più grande se si pensa che dietro possa esserci non la casualità ma bensì la mano dell’uomo, come ipotizzato dall’ente Parco Nazionale Alta Murgia che già sabato ha parlato di «presumibile natura dolosa». Proprio per questo, come ha confermato il procuratore capo, Renato Nitti, ieri la Procura della Repubblica di Trani ha aperto una indagine per fare piena luce sull’accaduto, risalire alle cause e soprattutto agli eventuali responsabili dell’incendio.

La riqualificazione

Messa in sicurezza la zona, ora si procederà con il calcolo dell’ammontare dei danni. Dal punto di vista istituzionale, invece, si spera che si dia un’accelerata al progetto di riqualificazione della pineta ai piedi del maniero federiciano “toccata solo di striscio” dalle fiamme che invece hanno riguardato terreni dedicati al pascolo non di proprietà del Comune di Andria.

Il progetto menzionato, lo ricordiamo, è stato candidato al programma “Parchi per il clima” del MiTe per la messa in sicurezza dal rischio incendi. Interventi che, purtroppo, a causa della burocrazia non sono ancora partiti. L’auspicio è che si possa intervenire quanto prima, così come sollecitato dalla sindaca di Andria Giovanna Bruno: «dovremmo aprire un capitolo specifico per indagare sui tempi burocratici, a volte di attese di autorizzazioni che invece sbloccherebbero molto prima dei progetti di bonifica che come Comune di Andria e Parco dell’alta Murgia stiamo cercando di portare avanti» ha detto. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente del Parco dell’Alta Murgia: «speriamo di iniziare i lavori di messa in sicurezza della pineta di Castel del Monte che sono rallentati dalla burocrazia: abbiamo aspettato diversi mesi per avere una valutazione di incidenza e speriamo che tra settembre-ottobre possiamo iniziare con i lavori di messa in sicurezza di questo bosco».

Un patrimonio inestimabile affidato alla fortuna e che poteva finire in fumo a causa delle lungaggini. Ora l’auspicio è che la brutta esperienza di sabato possa servire da monito alle istituzioni lontane dal territorio per le quali tutto si riduce a numeri e tabelle senza avere a cuore il vero interesse di una comunità e dell’intero Paese. Perché se bruciano centinaia di ettari di vegetazione ne paga le conseguenze l’intero sistema economico, sociale e ambientale col serio rischio di “regalare” alle future generazioni terre desertificate.

Nel 2022 non si può più pensare di affidarsi al caso, ma è necessario anche utilizzare le nuove tecnologie, come i droni, che possono rappresentare uno strumento importante per la prevenzione degli incendi. Anche questa è tutela dell’ambiente e della sicurezza dello stesso. Basta solo un po’ di buona volontà, prima che sia troppo tardi.

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La desolazione dopo il rogo

Parla il Parco

Intanto, nelle ultime ore l’ente Parco ha ricordato che «a oggi gli incendi avvenuti nel Parco dell’Alta Murgia hanno interessato soprattutto le aree destinate al pascolo, colpendo meno quelle boschive. A tal proposito ricordiamo che vigono divieti specifici per le zone percorse dal fuoco. Per le aree pascolive, la legge regionale n. 38/2016 vieta il pascolo per tre anni e per cinque la raccolta di frutti spontanei, germogli eduli, asparagi, funghi e lumache. Per le aree boschive, invece, la legge n. 353 del 2000 (aggiornata al 2001) vieta per dieci anni il pascolo e per tre anni la raccolta di prodotti del sottobosco compresi i tartufi. I Carabinieri Forestali Parco vigileranno per garantire il loro rispetto».

martedì 9 Agosto 2022

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Nicob
Nicob
1 anno fa

Magari lì dove dominavano il giallo delle stoppie arse dal sole e che nessuno si è preoccupato di rimuovere, in modo anche parziale, per prevenire da un evento così scontato e proteggere i tesori che abbiamo

Felice Gataleta
Felice Gataleta
1 anno fa

Bisognerebbe provvedere al rimboschimento dell’area murgiana (non solo di quella intaccata dall’incendio).
Notare che se i cittadini di Corato e Andria donassero un albero si riuscirebbe a coprire una superficie di quasi 600 ettari (36mq a pianta).
Sarei il primo a donare se si organizzasse una raccolta fondi a tal fine

carluccio
carluccio
1 anno fa

sì certo, la procura apre un fascicolo, anzi un fascicolone … che chiuderà fra 5 o 6 mesi con un bel nulla di fatto … come ogni volta.
si deve fare prevenzione, si deve proteggere , non solo soccorrere quando è troppo tardi o “indagare” quando non c’è speranza di appurare un bel nulla …

franco
franco
1 anno fa

sono pienamente convinto dalla proposta di felicegadaleta e non vedo l’ora di iniziare questa donazione anche di più alberi! però come l’articolista ha ben evidenziato…non ci si può afffidare al caso nel garantire dicurezza del territorio… basta un po’ di buona volontà..e soprattutto (alla fine) i Carabinieri forestali e tutti gli altri organi devono vigilare sul serio per garantire la PREVENZIONE dei disastri ambientali e le autorità nominate NON devono scusarsi con la parola BUROCRAZIA NON basta più non è più una giustificazione per noi cittadini che ascoltiamo inermi ed impotenti le parole di costoro che preposti a funzioni importanti …dopo…sono pronti ad emettere le migliori scuse con la BUROCRAZIA colpevole e basta..

Aldo
Aldo
1 anno fa

Un’inchiesta che poi si conclude con…? Con la legge italiana che non punisce mai nessuno dove vogliamo andare…?! Ci vogliono le maz-za-teeee… Mazza e Panella etc etc…

Ss Ss
Ss Ss
1 anno fa

Ovviamente non ci sono telecamere .E si il grande patrimonio dell’Unesco,lasciato così ,alle merce’dei delinquenti.Ovviamente per me gli alberi,il verde è tutto Cio’che era da sfondo al Castello era un patrimonio……..

Nicola
Nicola
1 anno fa

Donazione?? Essendo un castello patrimonio dell’UNESCO di soldi né arrivano riguardo la gestione e la messa in sicurezza dello stesso. Spero solo che si faccia luce al più presto che fine fanno questi soldi. Altro che donazione, la donazione la devono fare a noi . Buonisti aprite gli occhi e meno le tasche. Se poi ne avete…….

Pier Luigi
Pier Luigi
1 anno fa

Tesori simili (la vegetazione della Murgia, i boschi ed il Castel del Monte) non ce li meritiamo, troppo terroni e mafiosi per godere di meraviglie simili.