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Ecco cosa devi sapere prima di farlo.

Le nostre testate forniscono ai lettori la possibilità di partecipare alla completezza dell’informazione attraverso commenti e articoli.

Per farlo, però, è necessario osservare alcune piccole regole di attendibilità, oggettività, originalità e buon senso.

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La pubblicazione dei commenti deve rispettare alcune regole di buon costume e rispetto nei confronti degli altri.

I singoli commenti verranno pubblicati previo controllo da parte della redazione. Il rispetto e la fiducia nei confronti dei lettori prevede un costante monitoraggio dei commenti proposti ed una loro solerte pubblicazione. Tuttavia nel convalidare i commenti la redazione rispetterà tutti i principi utilizzati nella pubblicazione di una normale notizia redazionale, in particolar modo quelli di verità, interesse pubblico e continenza formale. I commenti dunque non verranno convalidati quando:

  • Violano la legge sulla stampa
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Sono scritti in chiave denigratoria
  • Contengono offese alle istituzioni o alla religione di qualunque fede
  • Incitano alla violenza e alla commissione di reati
  • Contengono messaggi di razzismo o di ogni apologia dell’inferiorità o superiorità di una razza, popolo o cultura rispetto ad altre
  • Contengono messaggi osceni o link a siti vietati ai minori
  • Includono materiale coperto da copyright e violano le leggi sul diritto d’autore
  • Contengono messaggi pubblicitari, promozionali, catene di S. Antonio e segnalazioni di indirizzi di siti web non inerenti agli argomenti trattati
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono.

Pubblicare un articolo nella sezione “Le Notizie dei lettori”

Il principio cardine che deve guidare chiunque stia per pubblicare un articolo è quello della qualità dell’informazione. La qualità si ottiene mediante i criteri di indipendenza, attendibilità, oggettività, originalità.

Indipendenza

L’indipendenza comporta l’assoluta autonomia del singolo autore rispetto agli organi di potere intesi in ogni forma di manifestazione e in ogni ambito di applicazione in maniera da garantire la massima libertà, responsabilità e dignità del portale.
Il criterio di indipendenza deve essere esercitato comunque nel rispetto delle norme vigenti.

Attendibilità

L’attendibilità si manifesta con il controllo scrupoloso delle fonti di informazione e viene soddisfatta solo mediante l’esatta e rigorosa correlazione tra i fatti accaduti ed i fatti narrati.
LiveYou non pubblicherà mai notizie o informazioni sulle quali il singolo autore non può fornire prova di aver svolto un serio e diligente lavoro di verifica

Oggettività

L’oggettività si esplicita attraverso la produzione di notizie non faziose, non strumentali, che pongano il principio del contraddittorio quale condizione sine qua non per esprimere appieno concetti e fatti.

Originalità

L’attività redazionale di LiveYou è incentrata nel proporre un’informazione fuori dal coro, un punto di vista non uniforme e mai banale promuovendo sempre la capacità di critica, analisi e opinione dell’autore nel rispetto dei criteri di indipendenza, attendibilità e oggettività.

Utilità dell’informazione

Nel selezionare le notizie da redigere, l’auotore si atterrà al principio dell’utilità dell’informazione. Sono utili tutti quei fatti in grado di fornire ai cittadini una visione globale e il più possibile precisa della società in cui vivono e per i quali vi sia un reale interesse pubblico alla loro conoscenza. Unica deroga al principio di utilità come sopra esposto è rappresentata da quelle notizie che per la loro caratteristica intrinseca assumono i connotati di curiosità e nelle quali è difficile scorgere un interesse sociale ma piuttosto un’attrattiva per il pubblico (ad esempio la vincita di una grossa somma di denaro alla lotteria da parte di un cittadino).

Verità, interesse pubblico e continenza formale

Dati per acquisiti i principi generali, nell’esposizione delle notizie gli autori di LiveYou devono rispettare i tre requisiti deontologici della verità, dell’interesse pubblico e della continenza formale.

La verità

Il controllo sulla fondatezza della notizia è la prima regola che l’autore deve osservare, per non rischiare di diffondere notizie false e lesive dell’altrui reputazione.
Il controllo consisterà nella verifica dell’attendibilità della fonte e nella ricerca di elementi che confermino la notizia.

L’interesse pubblico

Sono di interesse pubblico tutte quelle informazioni la cui conoscenza è funzionale ad una migliore comprensione delle problematiche e delle tematiche cittadine e la cui divulgazione crea opinioni, stimola dibattiti, suggerisce rimedi.
Non sono da ritenersi di interesse pubblico e quindi rimanere riservate le questioni private legate a soggetti anonimi quando la loro diffusione non ha alcuna utilità sociale. Quando, cioè, la collettività non può obiettivamente ricavare dalla sua conoscenza alcuna utilità.

La continenza formale

La continenza formale è il requisito che attiene alle modalità di comunicazione della notizia, ossia alla corretta e civile esposizione dei fatti.
La notizia deve riportare il fatto nei suoi elementi oggettivi così come appresi dalla fonte. L’autore non deve essere altro che un tramite tra la fonte e il lettore.
Qualsiasi artificio adoperato dall’autore (sottintesi, accostamenti suggestionanti, insinuazioni, ecc.) che, eccedendo lo scopo informativo, condizioni la genuinità della notizia, vìola il requisito della continenza formale.

Scrivere un Titolo

Il titolo riveste un ruolo fondamentale nell’efficacia dell’articolo, in quanto serve per destare interesse, attirare e incuriosire il lettore, oltre a fungere da orientamento rispetto al fatto narrato.

Il titolo deve essere redatto all’insegna della brevità: la lunghezza ideale è compresa tra i 50 e i 70 caratteri, in modo che possa essere letto in un colpo d’occhio.

Non è necessario che sia una sintesi perfetta ed esauriente del testo cui si riferisce, piuttosto dovrebbe costituire un richiamo accattivante con il fine ultimo di incuriosire, attrarre, sollecitare l’interesse.

È buona regola comunque evitare titoli troppo creativi, ambigui, che puntino all’eccessiva spettacolarizzazione o all’uso eccessivo delle metafore e aggettivazioni.

Si sconsiglia vivamente di iniziare un titolo con un carattere numerico oppure concluso con il punto, né tanto meno con i punti di sospensione.

Inoltre è assolutamente da evitare l’uso dell’intero testo del titolo o di una parte di esso tutto in maiuscolo, poiché ne rallenta la lettura.

Nel titolo gli acronimi non vanno scritti con tutti i caratteri maiuscoli. Si scriverà la prima lettera in maiuscolo e le altre in minuscolo (es. Inps e non INPS). La stessa regola va applicata anche nei casi di nomi di nazioni, città, province o partiti politici (es. Usa e non USA, Udc e non UDC).

Se nel titolo vengono riportate delle dichiarazioni, è buona regola che queste vengano precedute dai due punti e racchiuse in virgolette (es. Grillo: «Consultazioni? Farsa, ma decide la Rete». ). In tutti gli altri casi non devono essere usati i due punti ma la virgola (es. Consultazioni, terminati gli incontri )

Se la notizia riguarda uno spettacolo o un evento in generale si deve evitare un titolo rappresentato dal solo nome dell’evento (es. Sogno di una notte di mezza estate).

I punti interrogativi vanno utilizzati solo in caso di domande retoriche oppure quando non sia proprio possibile evitarli. Le notizie, in generale, devono dare risposte, non costringere il lettore a darsele da soli.

Diffusione di immagini

I nostri portali di informazione privilegiano l’utilizzo di immagini da abbinare agli articoli. Ogni articolo, di fatto, per essere davvero accattivante e attrarre i lettori, deve necessariamente essere corredata da almeno un’immagine ad esso attinente.
Regole generali per la diffusione di foto e immagini

L’immagine deve essere una rappresentazione fedele del contenuto della notizia. In nessun caso si devono utilizzare immagini che non hanno un nesso stretto con quanto descritto nel corpo della notizia o che possono creare confusione al lettore (es. parlando di un viale della città in cui sono presenti buche stradali, è possibile utilizzare l’immagine di un dettaglio di una buca qualsiasi, ma non quella rappresentante un viale diverso o addirittura un viale di un’altra città).

È fatto esplicito divieto di pubblicare immagini quando:

  • Contengano rappresentazioni oscene e offensive dell’altrui dignità, salvo che ciò sia necessario per segnalare abusi o per denunciare illeciti;
  • Possono arrecare disturbo alle menti dei più giovani;
  • Contengano soggetti e tematiche pornografiche;
  • Contengano temi razzisti, xenofobi o di fanatismo in genere, salvo che ciò sia necessario per segnalare abusi o per denunciare illeciti;
  • Siano contrarie al buon gusto e al pudore.
  • Violano i diritti di copyright o di privacy di altre persone.

Foto e immagini negli articoli di cronaca nera

Non possono essere pubblicate immagini:

  • Ritraenti soggetti con ferri o manette ai polsi, neanche con il consenso dell’interessato, salvo che ciò sia necessario per segnalare abusi.
  • Ritraenti soggetti in stato di detenzione senza il consenso dell’interessato salvo che “per rilevanti motivi di interesse pubblico o comprovati fini di giustizia e di polizia”.
  • Ritraenti soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesive della dignità della persona e nelle quali sussistano dettagli di violenza, a meno che si ravvisi la rilevanza sociale della notizia o dell’immagine.
  • Ritraenti soggetti che non desiderano apparire dopo aver subito un pregiudizio tale da provocare l’attenzione del pubblico;
  • Ritrenti soggetti la cui diffusione dell’immagine rivelerebbe al pubblico la sua condizione disperata oppure quando consegnerebbe il soggetto al pubblico ludibrio.
Foto e immagini di minori

Nei casi di foto ritraenti soggetti minorenni bisogna rispettare il principio che il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca e dunque subordinarsi alle seguenti regole:

  • Nei fatti di cronaca, la pubblicazione della foto del minore è consentita solo ed esclusivamente se la stessa sia effettuata davvero nell’interesse oggettivo del minore, secondo i principi e i limiti stabiliti dalla Carta di treviso alla quale si rimanda;
  • Quando la pubblicazione è tesa a dare positivo risalto a qualità del minore e/o al contesto familiare e sociale in cui si sta formando, previo l’obbligo per l’autore di acquisire l’immagine stessa correttamente, senza inganno e in un quadro di trasparenza, nonché
    di valutare, volta per volta, eventuali richieste di opposizione da parte del minore o dei suoi familiari, della dignità della persona anche se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica

Stile e forma dei testi

I testi devono tener conto della specificità del mezzo, non solo dal punto di vista concettuale ma anche grafico.

Normalmente, sullo schermo, il testo non viene letto da sinistra verso destra in modo sequenziale, come avviene con le pagine di un giornale, ma l’occhio effettua prima una scansione della pagina cercando di abbracciare l’intero contesto visivo della pagina, per poi intraprendere una lettura più analitica, dal generale al particolare.

Diventa indispensabile a tal proposito seguire le seguenti istruzioni.

La scaletta

La scaletta preparatoria di un articolo può essere costruita in questo modo:

  1. ATTACCO
    il lead – l’amo – la frase iniziale accattivante
  2. ARGOMENTO
    i contenuti dell’articolo
  3. CONCLUSIONE
    anch’essa a effetto, come l’attacco

Se la tipologia di articolo lo richiede, la scaletta può essere strutturata in questa maniera:

  1. ATTACCO
    il lead – l’amo – la frase iniziale accattivante
  2. ARGOMENTO
    i contenuti dell’articolo
  3. ANALISI
    i perché, l’approfondimento
  4. PARERI
    i pareri pro e contro
  5. CONCLUSIONE
    anch’essa a effetto, come l’attacco

Nell’argomento ci sarà necessariamente posto per i BASILARI, cioè le notizie base simboleggiate dalle cinque domande cui ogni articolo deve assolutamente rispondere. In inglese le cinque domande cominciano tutte con la lettera W e perciò sono chiamate 5W:

  • Who – chi
  • What – cosa
  • When – quando
  • Where – dove
  • Why – perché

Lo stile giornalistico

Ogni autore ha certamente il proprio stile, il suo modo di raccontare, ma sostanzialmente tutti devono utilizzare un linguaggio che sia comprensibile.
Linguisticamente è bene usare periodi brevi con un ordine grammaticale il più naturale possibile (soggetto, predicati, complementi); il lessico deve essere comune ma non troppo e tecnico solo quando è strettamente necessario

Divisione in paragrafi

Una buona norma nella redazione di un articolo è evitare
blocchi di testo chiusi, monolitici e senza interruzioni, come
quelli delle pagine stampate di un libro.
L’unità di misura non è la pagina ma il paragrafo. Il testo
deve essere suddiviso in più porzioni lasciando dello spazio vuoto (interlinea) tra un paragrafo e l’altro per definire
le aree di senso, in modo che ogni paragrafo corrisponda a un’informazione. Bisogna utilizzare il più possibile lo spazio
bianco, perché è immediatamente riconoscibile e lascia intuire una pausa nel discorso.

La punteggiatura

Usare la punteggiatura senza abusarne ma neanche facendo finta che non esista. La punteggiatura è uno strumento utile per riportare nella lettura a schermo le sfumature
espressive del discorso orale.

Il punto

Indica una pausa lunga e si usa per concludere una frase
di senso compiuto o un periodo di frasi (paragrafo). Dopo il punto, si deve usare la maiuscola. Quando il punto conclude
un paragrafo, si va a capo lasciando un’interlinea bianca

Le virgole

E’ il segno più frequente, indica una pausa breve e serve
a staccare i pensieri tra loro per dargli ordine logico. Prima
della virgola non bisogna lasciare lo spazio bianco. Dopo la
virgola occorre lasciare uno spazio bianco.

La virgola si usa:

  • nelle enumerazioni e ripetizioni
  • per segnalare un inciso nella frase principale, o anche un’apposizione
  • dopo un vocativo
  • prima delle congiunzioni ma, anzi, però, invece, mentre, se, benché, sebbene, tuttavia ecc. per separare tra loro delle frasi coordinate o subordinate.
  • dopo sì, no, bene
  • per separare le frasi di un periodo senza usare la congiunzione “e”
  • dopo le parole quindi, dunque, infatti, perciò (connettivi conclusivi) per segnalare che si sta finendo il discorso

Queste sono le principali convenzioni riguardo all’uso della virgola, che resta comunque abbastanza libero.
Ci sono invece dei casi in cui non si deve proprio usare, perché il testonon si capirebbe:

  • prima di e, né, o
  • tra il soggetto e il verbo
  • tra il verbo e il primo complemento oggetto
Il punto e virgola

Segna una pausa più forte della virgola, meno forte del
punto. Si usa quando due frasi hanno bisogno di una separazione, ma sono collegate nella sequenza di fatti dunque non “meritano” d’essere spezzate con il punto fermo.
Da usare con estrema parsimonia.

I due punti

I due punti vanno utilizzati quando:

  • introducono il discorso diretto
  • introducono un elenco
  • introducono una spiegazione
  • introducono un esempio
  • introducono una citazione
Il punto interrogativo

Dà alla frase l’intonazione di una domanda diretta: Come è possibile?. Dopo il punto interrogativo ci deve essere la maiuscola. A meno che il ragionamento non sia così serrato nel
ritmo, da consentire solo una breve pausa, esempio: ci sarà un seguito? si saranno chiesti i cittadini…
In nessun caso bisogna comporre frasi che sfociano in due o più punti interrogativi, magari associati al punto esclamativo.

Il punto esclamativo

Dà alla frase un tono che può esprimere meraviglia, stupore, contentezza, sorpresa, fastidio o dolore. Accidenti! Per
carità!
Il punto esclamativo si mette anche in coda a un ordine:
Che sia l’ultima volta!
Quando in un testo narrativo si susseguono più esclamazioni, si può anche evitare di iniziare la parola seguente con
la maiuscola: Addirittura! così sfrontato! nessuno poteva
crederci!.
È bene non ricorrere troppo spesso al punto esclamativo, perché conferisce al testo un sapore ingenuo, quasi da comunicazione adolescenziale.

Puntini di sospensione

Servono appunto a sospendere una frase, lasciando capire
che c’è una parte di significato sottinteso.
I puntini devono essere per forza tre, non se ne possono
usare due o più di tre come talvolta si vede.
Dopo i tre puntini, occorre lasciare uno spazio bianco e
poi si riprende con il nuovo testo.
I puntini di sospensione devono essere dosati con estrema
cautela.

Parentesi tonde

Parentesi come inciso

Le parentesi tonde dovrebbero essere usate per racchiudere un inciso all’interno di un testo: l’inciso può avere valore
di spiegazione, commento o approfondimento. E’ importante ricordare che ciò che è racchiuso tra le parentesi deve poter essere eliminato senza che la comprensione del testo ne risenta.

Parentesi come aggiunta di informazioni

Le parentesi tonde si possono usare sia nel corso di un testo che dentro tabelle o elenchi, per aggiungere informazioni. Riportiamo alcuni esempi d’uso dal Nuovo manuale di stile di
Roberto Lesina, Zanichelli editore:

  • Precisazione: il culto panico (del dio Pan)
  • Dati tecnici: presa per alimentazione da rete (220 V, 50Hz)
  • Abbreviazioni: Internazional Organization for Standardization (ISO)
  • Date: Giacomo Leopardi (1798-1837)
  • Traduzioni aggiunte: applicazioni di elaborazione dati (data processing)
  • Rimandi interni: in questi casi conviene usare una tabella (vedi foto in alto a destra)
Punteggiatura con le parentesi

Se il segno di punteggiatura appartiene al testo esterno,
deve essere messo dopo la parentesi di chiusura.
All’interno delle parentesi, sono ammessi solo il punto
esclamativo e l’interrogativo, ovviamente se si riferiscono al
testo che sta dentro, esempio: Il consiglio si è riunito nel cuore della notte (chissà perché!) per prendere questa decisione

Le virgolette

Le virgolette si usano per evidenziare parole o frasi in relazione al loro significato. Esistono diversi tipi di virgolette:

  • Virgolette alte > ” “
  • Virgolette basse > « » (ottenibili da tastiera digitando Alt + 174 e Alt + 175)
  • Virgolette semplici > ‘ ‘

Vediamo quando e quali virgolette vanno utilizzate:

  • parole o frasi riportate, prese direttamente da un altro contesto, esempio: “fatti non foste a viver come bruti” dice Dante per sottolineare la sete di conoscenza… Si useranno in questo caso le virgolette alte.
  • dichiarazioni o stralci di discorso, esempio: «Eravamo da tempo sulle sue tracce. Aspettavamo solo il momento giusto per intervenire» ha dichiarato il comandante dei carabinieri. Si useranno in questo caso le virgolette basse.
  • termini che evidenziano un significato, esempio: la parola codice può significare sia “corpo organico di leggi” sia “insieme di segni e simboli”… Si useranno in questo caso le virgolette alte.
  • linguaggio figurato, esempio: il fenomeno si è esteso “a macchia di leopardo”… Si useranno in questo caso le virgolette alte.
  • ironia: gli “esperti” inviati dal Sindaco hanno capito ben poco… Si useranno in questo caso le virgolette alte.
  • citazioni dentro le citazioni, esempio: “Non so cosa mi è preso, ma quando mi definiscono ‘poco di buono’ vado su tutte le furie”… all’interno della citazione aperta con le virgolette alte si useranno le virgolette semplici
Punteggiatura con le virgolette

Se la punteggiatura appartiene alla frase riportata dentro le virgolette, va messa prima della loro chiusura, esempio: Viene da chiedersi: “tutto qui?”. Nell’esempio il punto finale della frase è fuori.

Se la frase virgolettata costituisce l’intero periodo, si mette il punto finale dentro le virgolette e si può evitare un altro punto finale, esempio: “Alea iacta est.” E con questo finì il suo intervento.

Il grassetto

Il grassetto è decisamente lo strumento di visualizzazione per il testo più efficace a schermo per la sua capacità di far emergere le parole dal contesto visivo. è buona norma evidenziare in grassetto tutte le
parole chiave del testo.
Per parole chiave si intendono:

  • Nomi propri di persona
  • Nomi propri di luogo
  • Parole o insieme di parole che abbiano una particolare rilevanza nel testo

Il corsivo e il sottolineato

Usare il carattere in corsivo per evidenziare:

  • Vocaboli tecnici
  • Parole straniere
  • Discorsi diretti e dichiarazioni

Il sottolineato non deve mai essere utilizzato nel testo degli articoli, perché l’occhio di chi naviga è
abituato a identificare lo stile sottolineato con la presenza di
un collegamento ipertestuale

Forma

Nella redazione degli articoli,
l’autore deve osservare con la massima disciplina il rispetto della
lingua. La coerenza sul piano linguistico deve essere assoluta.

Inoltre, l’autore deve attenersi a queste norme di scrittura:

  • evitare i gerundi, specie in apertura;
  • scrivere frasi non più lunghe di quattro/cinque righe;
  • evitare ripetizioni, cacofonie, ogni effetto buffo o
    sgradevole provocato dall’accostamento di parole o
    sillabe con suono uguale o simile (per esempio: altri
    tre treni, romanzo manzoniano);
  • controllare che ogni frase compiuta abbia un suono
    piacevole (si deve imparare, dopo aver scritto un articolo, ad ascoltarlo, rileggendolo);
  • evitare le parole a doppio senso, che facilmente generano allusioni fuorvianti, come “penetrazione dei mercati”, o “membro del consiglio”

Le maiuscole

Come per il titolo, la regola è che le parole vanno sempre minuscole, a meno che non siano nomi propri o che non si tratti della lettera iniziale di parole che seguono un punto fermo, un punto interrogativo o un punto esclamativo. Gli acronimi non vanno scritti con tutti i caratteri maiuscoli. Si
scriverà la prima lettera in maiuscolo e le altre in minuscolo (es. Inps e non INPS). Non vanno maiuscole le parole generiche: le associazioni, gli alpini… Vanno maiuscoli i nomi degli enti locali quando la versione minuscola ha un significato diverso: Comune maiuscolo è l’ente comunale, comune minuscolo è sinonimo di diffuso, frequente; Regione maiuscolo è l’ente regionale (la Regione Veneto), regione minuscolo indica un’estensione territoriale circoscritta (la regione degli Appalachi). Le cariche vanno in minuscolo: sindaco, assessore, presidente, pena il cadere nella deferenza fantozziana.
Maiuscolo va il nome delle vie – Garibaldi, Grappa, Roma – ma minuscola va la parola “via” (e piazza, largo, vicolo…).
Minuscoli vanno i nomi dei mesi (gennaio, febbraio…) e la parola “santi” – maiuscolo ovviamente lo specifico nome del santo, Antonio, Gennaro, Abelardo… Minuscoli vanno i nomi dei popoli: un francese ha appiccato il fuoco… Maiuscolo va invece il nome del territorio, per evitare confusioni: il bassanese è l’abitante di Bassano del Grappa, il Bassanese è il territorio di Bassano del Grappa. La piccola città è paese, lo
Stato è Paese. Le maiuscole accentate non vanno apostrofate: è diventa È, non E’.

I nomi propri

I nomi di persona vanno scritti sempre col nome prima e il cognome dopo. I titoli, professionali o decorativi (cav., grand. uff., lup. mann.,…), vanno il più possibile evitati, a meno che non si scrivano relazioni tecniche o che la qualifica non sia funzionale alla comprensione del testo: va bene scrivere dottore Pinco Palla se parliamo di un medico e di un intervento chirurgico ben riuscito; è ridicolo se parliamo del presidente del Rotary e lo qualifichiamo dott. (A proposito di abbreviazione dei titoli: dr. = medico o farmacista, dott. = laureato). Da evitare una barbara usanza: cognome-titolo-nome, come Rossi geom. Carlo.

I numeri

Si scrivono in lettera da uno a undici, in cifre da 12 in avanti, eccetto cento, mille, milione, miliardo.

Non si inizia mai una frase col numero in cifre: va messo in lettere: Ventisei i punti all’ordine del giorno del Consigli comunale, oppure: Ben 26 i punti…

Ogni tre cifre va messo il punto: 1.256 allievi hanno… Il punto non va nelle date con più di tre cifre: era il 1987 quando…

Nelle date i numeri a una cifra non vanno preceduti dallo zero: Bassano, 06 giugno 2010: è ridondante – non aiuta a dissolvere alcun equivoco, né dobbiamo allineare elenchi di numeri – e veramente brutto.

Quando si scrive l’ora, è inopportuno mettere gli zero dopo le virgole: è convocata la conferenza stampa alle 12 (no: alle 12,00). Da evitare anche il termine ore: se la conferenza stampa è convocata per le 12 (e non per le ore 12), non c’è dubbio che ci riferiamo alle coordinate temporali e non, per esempio, alla latitudine.

Nel citare le somme, vanno omessi gli zeri dopo la virgola: se il bilancio chiude a 36.000.000,00 di euro, si possono tralasciare i due zeri finali – e per la verità anche quelli prima, basterebbe dire che il bilancio si attesta a 36 milioni di euro.

Discorso a sé meritano i numeri romani: non si capisce perché vengano sempre certificati nel genere con la “o”, la “a”, la “e”, e la “i” apicali: I° premio (anziché 1°), Vª (quinta andava bene lo stesso).

L’apostrofo e l’accento

Esiste una grande confusione fra questi due segni, così simili nella grafia e così diversi nella funzione. L’apostrofo indica la caduta di una lettera; la maestra ci insegnava che ’ è la lacrima lasciata dalle lettere scomparse: un’amica sta a indicare che prima c’era la a di una. Po’ mi suggerisce che
prima c’era poco che ha lasciato cadere -co (pò è sbagliatissimo!). Contra’ è la versione contratta di contrada, non contrà (e lo stesso ca’, per casa). Un va senza apostrofo prima di sostantivi e aggettivi maschili: un amico, un unico pilota. Qual è si scrive senza apostrofo: è una regola che sembra inutilmente tirannica, ma è così. In genere l’accento serve a evitare gli equivoci. Prìncipi è diverso da princìpi e non sempre il contesto rende lampante quale accezione si sia adottata nel caso specifico. Do è una nota, dò è voce del verbo dare: se l’interpretazione non è dubbia, si può omettere l’accento. Lo stesso per la e là. Pésca e pèsca è un caso di scuola. Un errore frequente è omettere l’accento dalla particella affermativa sì (soprattutto, inspiegabilmente, quando viene scritta in stampatello). Si senza accento è il pronome riflessivo: Si vedeva che era una bella giornata.

Le lineette

La lineetta lunga serve a isolare un’incidentale all’interno di un discorso diretto: «Quest’anno i risultati di bilancio – ha detto il presidente – sono stati molto positivi». La lineetta corta serve per indicare un lasso numerico o per unire due parole: ci sono stati 2-3 feriti, abbiamo assistito all’effetto-boomerang. Oppure negli orari: Chiamare il Numero verde (8-12 e 15-19).

Le parole straniere

Le parole che usiamo in italiano, prendendole in prestito da vocabolari stranieri, non vanno declinate come se stessimo parlando in quelle lingue. Il gol (e non goal) resta tale anche al plurale; non si dice: l’attaccante ha segnato tanti gols. Stakeholder e non stakeholder.