Il dibattito

«Il cuore fiammeggiante tra le torri è un errore storico»

Giuseppe Magnini
Lo stemma di Corato
Dal cuore alle torri: l’evoluzione dello stemma di Corato
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Nel dibattito sulla corretta rappresentazione dello stemma di Corato si inserisce un contributo di Giuseppe Magnini, cultore di storia locale, che ha analizzato l’evoluzione dello stemma di Corato nel corso dei secoli. Magnini specifica che la presenza di una fiamma sul cuore tra le torri tipico dello stemma coratino è in realtà un errore storico. Inoltre, secondo Magnini, il termine “Fiammeggiante” indicato per connotare il cuore tra le torri si riferirebbe non alla presenza di una fiamma stilizzata bensì all’intensità del colore rosso utilizzato per colorare il cuore. Di seguito lo studio di Giuseppe Magnini

Nel centro storico si possono intravedere, in modo sparso, alcuni antichi stemmi di Corato con delle differenze stilistiche sicuramente legate ai vari periodi storici. Da queste differenze si è potuto notare che lo stemma non è stato sempre lo stesso ma si è evoluto nel corso dei secoli. Nel 2018, durante lo studio dei titoli, monumenti storici legati alla transumanza ed ai tratturi datati 1606, individuai su di un lato con un leggero rilievo, quello che poteva essere un cuore (fig. 1). Fu allora che appresi che l’antico stemma di Corato era rappresentato solo dal cuore con un accenno dell’aorta. Successivamente, oltre ai titoli, notai che il cuore era presente anche su altri manufatti: in chiesa Matrice (che in passato era del patronato del Comune), nello scudo a punte sulla destra dell’altare (fig. 2) e nella parte inferiore della colonna che sorregge il fonte battesimale (fig. 3). E ancora, su di un cippo ai confini del territorio tra Corato e Bisceglie (fig. 4), agli angoli di Palazzo Mastromauro tra via Santa Caterina e via Roma (fig. 5) e nei resti della soglia d’ingresso del vecchio Macello comunale abbattuto nel 2007 (fig. 6).

Durante le ricerche sono emersi anche altri stemmi nei quali, al cuore, sono stati aggiunti una corona ed uno scudo sagomato di varie forme. Essi sono visibili in un sigillo dell’800 (fig. 7) e nello stemma a rilievo presente sui lampioni (del 1828) del vecchio Liceo Classico presente su corso Garibaldi (fig. 8). Inoltre, da testimonianze bibliografiche, si è potuto individuare l’anno in cui avvenne lo sviluppo dello stemma e cioè nel 1877 ad opera dell’allora sindaco di Corato, Stanislao Quinto, che decise di aggiungere al cuore le quattro torri (delle ventiquattro che un tempo circondavano la città), racchiudendole in uno scudo inglese, il tutto sovrastato da una corona decorata con pietre preziose (fig. 9). Probabilmente le 4 torri erano quelle sopravvissute nei secoli e le più importanti per l’epoca. Questo tipo di stemma è visibile nella parte superiore del portale laterale della chiesa Matrice (fig. 10), nella parte posteriore della fontana Montagnola (fig. 11) e nel pavimento in largo Plebiscito (fig. 12), con la data 1925.

La presenza del cuore nello nostro stemma è da attribuirsi alle prime tre lettere del toponimo Coretum (Corato), associate al termine latino “cor” cuore. Il cuore è possibile ritrovarlo anche in stemmi di altri comuni italiani come: Cordovado, Cuorgnè, Corleone, Coreglia Antelminelli, Corio, Corleto Monforte, Corleto Perticara, Corigliano Calabro e Corigliano d’Otranto. Dobbiamo arrivare al 1943 per avere l’attuale stemma di Corato che si originò dopo un Decreto Regio datato 7 giugno, in cui si fissarono i parametri per gli stemmi di tutti i comuni italiani.

Infatti dopo questo decreto lo stemma di Corato (fig. 13) risulta oggi costituito da una corona turrita, formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte (nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato nero. Essa rappresenta il simbolo di potere territoriale a sottolineare la dignità del comune stesso.

Due rami: uno di alloro simbolo di gloria e uno di quercia simbolo di forza sia fisica che morale. Uno scudo sannitico moderno di colore verde diviso in quattro quadranti con quattro torri ed al centro un altro piccolo scudo sannitico col cuore con un accenno dell’aorta (e non un cuore con le fiamme). Un nastro azzurro che unisce i due rami, con su scritto il motto “Cor sine labe doli” (cuore senza macchia di tradimento). La leggenda vuole che sia la frase pronunciata da Corradino di Svevia, ricavata da un antico quadro (oggi scomparso) che era presente nella stanza del sindaco, in cui era rappresentato l’ingresso di Corradino attraverso una delle porte d’ingresso di Corato e su di esse era inciso il motto. Ma la storia ci racconta che Corradino non ebbe nemmeno il tempo di visitare la Puglia, perché quando decise di scendere in Italia nel 1267 per sconfiggere l’usurpatore Carlo d’Angiò, il suo viaggio si concluse nel 1268 con la sconfitta durante la battaglia di Tagliacozzo (L’Aquila) e successivamente fu condannato a morte per decapitazione il 22 ottobre del 1268 all’età di 16 anni. Quindi il motto presente sul nostro stemma fu pronunciato veramente da Corradino o da qualcuno a lui vicino? Oppure è solo frutto di un’idea di onestà, originata nel 1943 con l’obiettivo di tramandarla alle future generazioni di coratini?

giovedì 8 Febbraio 2024

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coratino deluso
coratino deluso
2 mesi fa

complimenti per l’approfondimento.

dina di
dina di
2 mesi fa

Ma l’autore non ha nulla di meglio a cui pensare?

Ansari Moltres
Ansari Moltres
2 mesi fa

Questo articolo mostra, con l’umiltà di chi studia e si documenta davvero, la differenza fra articoli scritti per fare like e commenti, e articoli fatti per informare.

franco
franco
2 mesi fa
Rispondi a  Ansari Moltres

è sempre così anzi sarà sempre più…peggio, per mostrare ormai lo stadio della NON cultura che ci aspetta in futuro presso le generazioni che verranno.- non si studia SOLO tecnica ed informatica ma anche storia e materie simili.-