Oggi Corato festeggia il suo patrono San Cataldo
Storia e tradizione

Campane a festa, Corato celebra il suo patrono San Cataldo

Giuseppe Cantatore
Giuseppe Cantatore
Il 10 maggio è la data nella quale ricorre l’anniversario (secondo la tradizione, nel 1071) del ritrovamento delle sacre spoglie del santo mentre si effettuavano gli scavi per la nuova costruzione della cattedrale di Taranto
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In attesa dell’estate e della festa che ogni anno porta in strada migliaia di persone (quest’anno in programma nei giorni 19, 20 e 21 agosto), oggi Corato festeggia il patrono San Cataldo. Alle 11 in Chiesa Matrice si tiene la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Mons. Leonardo D’Ascenzo e dal clero cittadino, con la presenza delle autorità civili e militari, confraternite e associazioni cattoliche. Scuole e uffici pubblici, invece, rimangono chiusi.

Si tratta della seconda ricorrenza in cui la città manifesta la propria devozione al santo (il primo appuntamento è quello dell’8 marzo, giornata in cui la chiesa fa memoria della morte del santo, mentre la festa patronale estiva è il terzo e ultimo appuntamento).

Il 10 maggio è infatti la data nella quale ricorre l’anniversario (secondo la tradizione, nel 1071) del ritrovamento delle sacre spoglie del santo mentre si effettuavano gli scavi per la nuova costruzione della cattedrale di Taranto. Decisivo, per la scoperta, fu il profumo che inebriò gli addetti e li condusse fino al luogo della sepoltura, in cui i resti di Cataldo avevano una crocetta d’oro celtica con l’incisione della parola Cataldvs. San Cataldo di Rachau è infatti il Santo Patrono anche della città di Taranto.

San Cataldo e Corato

Il patrono San Cataldo sulla copertina de Lo Stradone
Il patrono San Cataldo sulla copertina de Lo Stradone

Il legame tra il Vescovo Cataldo e la città di Corato nasce da un episodio raccontato dal frate vescovo Francesco Gonzaga nel volume “De origine Seraphicae Religionis Franciscanae eiusque progressibus” del 1587. L’episodio a cui si fa riferimento è raffigurato anche all’interno della parrocchia Incoronata.

Si narra che in un giorno del 1483, in piena epidemia di peste, il contadino di Corato Quirico Trambotto fosse andato ad arare nei campi con i suoi buoi. Mentre era intento nella sua attività gli apparve la figura luminsa di San Cataldo che gli promise di salvare la città dalla peste e dalla carestia qualora avesse eretto un tempio a lui dedicato nel luogo in cui, l’indomani, sarebbero caduti i due buoi. E gli lasciò anche il mantello: chiunque lo avesse toccato sarebbe guarito dalla peste.

L’indomani si avverò quanto il santo gli aveva detto: i buoi caddero e la peste fu scacciata. Quirico Trambotto edificò proprio nel punto in cui erano caduti i buoi la chiesa, oggi non più esistente. Da allora gli abitanti di Corato si legarono al culto di San Cataldo, considerandolo prima proprio protettore e successivamente Santo Patrono.

Lo studioso Nicola Fiore nel suo volume “Storia di Corato” riporta che «Trambotto si era recato fuori le mura con i buoi ad arare il campo. Mentre lavorava gli apparve la luminosa figura di un vescovo col pastorale in mano: era San Cataldo vescovo di Taranto. Il Santo disse al contadino che la peste sarebbe cessata se si innalzava una Chiesa nel punto in cui i buoi, l’indomani arando di nuovo, sarebbero caduti a terra e che inoltre gli appestati sarebbero guariti toccando il miracoloso mantello del Santo, dato al Trambotto.

Il contadino, tornato in paese, gridò al miracolo, tra la meraviglia e la fede della spaurita gente di Corato, decimata dalla peste. Il mattino dopo, alla presenza di un gran numero di cittadini, accorsi a vedere l’evento miracoloso, il contadino arò ancora. E tra lo stupore di tutti, i buoi caddero a terra. San Cataldo aveva manifestato a tutti il suo prodigioso intervento».

A Corato il culto di San Cataldo come patrono della città risale al 1681 con il riconoscimento da parte della Congregazione dei Riti, anche se la venerazione come Santo protettore risale ai primi anni del XVI secolo. «Nel 1506 – si legge sul sito ufficiale della Deputazione Maggiore di San Cataldo di Corato – venne anche costruito un convento che costituisce oggi il Palazzo del Comune, chiamato non a caso anche Palazzo San Cataldo. L’edificio, in origine, accoglieva i Frati Minori Osservanti (detti Zoccolanti) che dedicarono al santo la costruzione di una chiesa più grande, adiacente il convento, in cui celebrare al meglio il culto di Cataldo (l’attuale Incoronata, risalente al 1629 circa).

Sebbene la devozione verso il vescovo irlandese fosse molto diffusa in città (già nel 1657 si era deciso di onorare il santo il 10 maggio), con la soppressione degli ordini religiosi nel 1809, i frati lasciarono la città e il convento, poi trasformato in municipio nel 1866 mentre la chiesa di San Cataldo scomparve definitivamente. Anche l’Incoronata fu abbandonata e, di conseguenza, il culto di San Cataldo si trasferì nel duomo della chiesa Matrice».

Chi era San Cataldo

San Cataldo
San Cataldo

Nato in Irlanda nella prima metà del secolo VII, fu vescovo per la sede di Rachau. Dopo alcuni anni di ministero, Cataldo lasciò la diocesi e l’Irlanda per compiere un pellegrinaggio in Palestina: la leggenda dice che, mentre era lì, fu indotto da un’apparizione a recarsi in Italia dove avrebbe dovuto riportare ad catholicae fidei firmitate il popolo di Taranto che, già un tempo convertito dall’apostolo Pietro e dal suo discepolo Marco, era tornato agli antichi errori. Dopo un viaggio fortunoso, toccato il litorale adriatico dell’Italia, Cataldo sbarcò ad Otranto e si diresse a piedi verso Taranto.

Qui venne eletto vescovo per comune consenso del clero e del popolo, dopo un miracolo compiuto al suo arrivo, alla porta della città. Da allora, per quindici anni, sino alla morte, resse la diocesi di Taranto con sollecitudine di padre e di apostolo, dando esempio di pietà, zelo religioso e rigore di vita. La predicazione del Vangelo e la conversione dei pagani furono gli obiettivi della sua opera pastorale. Consumato dalla vita di penitenza e di sacrificio, morì l’8 marzo di un anno imprecisato, tra la fine del secolo VII e gli inizi dell’VIII. Il corpo, composto in un sepulchrum marmoreum mirae pulchritudinis, venne solennemente inumato sotto il pavimento del duomo di Taranto, in corrispondenza dell’attuale battistero.

Il monumento, del quale si era perduto il ricordo dopo la distruzione di Taranto compiuta dai Saraceni nel 927, affiorò il 10 maggio 1071, durante i lavori di scavo per le fondamenta della nuova cattedrale voluta dal vescovo Drogone. Avvisato che si era scoperta sotto il pavimento dell’antica basilica tumbam marmoream satis pulchram – così come riferisce l’autore dell’Inventio -, Drogone, alla presenza di una gran folla di clero e di fedeli, accepto fossorio, tumbam aperit, vide sanctas reliquias, rubicundiores (ut legitur) ebore antiquo. Crucem inveniunt auream, nomen sancti Latinis litteris designantem. Riconosciute nelle reliquie i resti del vescovo Cataldo, Dragone fece collocare l’arca sotto l’altare maggiore della nuova cattedrale.

Le reliquie, di cui fu compiuta una ricognizione nel 1107 dal vescovo Rainaldo, vennero traslate nel 1151 in una cappella particolare, fatta costruire dall’arcivescovo Geraldo. In seguito, nel 1657, furono collocate in una nuova e più sfarzosa cappella (il cosiddetto cappellone) fatto erigere da Tommaso Caracciolo, dove sono tuttora venerati. Il ritrovamento e le successive traslazioni delle spoglie mortali del vescovo Cataldo furono accompagnate da miracoli e segnarono le tappe della propagazione del culto del santo che, proclamato patrono di Taranto, fu oggetto, a partire dal secolo XII, di una venerazione assai diffusa e ancora viva in tutta Italia, soprattutto nell’area centromeridionale e insulare, oltre che in Irlanda, sua patria d’origine.

mercoledì 10 Maggio 2023

(modifica il 11 Maggio 2023, 8:51)

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gianna
gianna
11 mesi fa

Che san Cataldo ci protegga e ci aiuti in questa città abbandonata da tutto e tutti

Tonio
Tonio
11 mesi fa

Auguri a tutti quelli che si chiamano Cataldo, siate fieri del nome che avete.