Da sempre il centro antico della nostra città ha rappresentato il fulcro del commercio di alimentari. Da piazza Di Vagno, nota tempo fa per la presenza del mercato ittico, fino a via Roma e via San Benedetto era tutto un brulicare di numerose attività commerciali. Ora non è più così. Al posto di quelle attività ora ci sono locali, attività di ristorazione, pub; non più quelle piccole botteghe nelle quali ci si riforniva di prodotti alimentari per la famiglia.
Anno dopo anno le serrande di queste attività si sono abbassate. Ne sono rimaste pochissime. Su via San Benedetto è rimasta la sola Macelleria Equina Strippoli ma, anche per questo negozio, dopo più di 50 anni di incessante attività, anche il signor Strippoli ha decido di riporre i coltelli e chiudere la serranda. Dal prossimo 1 ottobre l’ultima bottega di Via San Benedetto chiuderà
Un cambiamento, quello verificatosi nel corso degli anni, che è dovuto al rinnovamento dell’intero mercato alimentare, trasformato dalle nuove regole dettate dalla globalizzazione, da cui la nostra città non si è potuta sottrarre. Il centro storico coratino, infatti, non è più considerato un posto adeguato alla vendita di alimentari e ha subito una grande evoluzione, diventando un luogo gremito di locali di ogni genere in cui i giovani, e non solo, trascorrono le proprie serate.
Fatto sta che, a causa di questo continuo e inesorabile mutamento del mercato e della città, le piccole aziende locali stanno scomparendo sempre di più, lasciando spazio alle grandi catene che, inoltre, offrono una scelta più vasta di prodotti e riescono a sopravvivere durante i numerosi periodi di crisi che si stanno susseguendo in questi anni.
La conferma di questa tesi arriva proprio dal macellaio Strippoli che afferma: «Prima il centro storico era un posto commerciale, ora invece, con l’apertura di molti locali notturni è diventato il nucleo della movida coratina e le conseguenze sono ben note».
«È cambiata anche la clientela – continua il macellaio Strippoli – che preferisce fare la spesa in un unico posto, ovvero il supermercato, per risparmiare tempo e fatica e non bada più alla qualità dei prodotti che acquista».
Il rapporto tra la clientela e il commerciante è effettivamente profondamente cambiato. Prima, infatti, il cliente instaurava un rapporto di fiducia, quasi familiare, con il commerciante e riusciva, in caso di necessità, a ottenere delle agevolazioni nei pagamenti. “Segna, per favore”: è questa la nota espressione usata quando veniva chiesto un credito; il commerciante, di conseguenza, annotava sul suo quadernetto il nominativo, la data e la somma, permettendo la dilazione dei pagamenti. Tutto questo, invece, al supermercato non è più possibile e oggi, chi si trova in difficoltà, talvolta deve rinunciare anche all’acquisto di beni di prima necessità.
Non capisco il senso di questo articolo, dal carattere nostalgico e di stigmatizzazione… L’altro giorno tessevamo le lodi di un grande manager la cui catena di supermercati pare faccia miracoli per la comunità coratina, ma è solo un bilanciamento tra profitti e perdite (non c’è beneficenza… Se non quella di rimanere aperti anche la domenica pomeriggio, quella sì che è beneficenza per i propri concittadini a discapito del giorno festivo…). Ora siamo tristi che il centro storico sia diventato privo di attività di rivendita di generi alimentari e non ci va bene solo la movida per le vie dello stesso… Mah… Tutto ciò…
Concordo in pieno!!
Ma quanta filosofia… Forse il signore deve andare in pensione?
magnificiamo le performance dei gruppi di marketing alimentare e della grande distribuzione e contemporaneamente diamo notizie come queste. abbiamo fatto le ns. scelte. abbiamo ceduto alle lusinghe del 3×2 ed abbandonato il tanto comodo negozietto sotto casa. oggi siamo capaci di fare 20 km x inseguire le lusinghe del mitico “volantino”. risparmio? tutto da dimostrare.
Giusta osservazione!!!
Continuerò a frequentare solo e sempre piccole attività. La grande distribuzione lasciamola a chi non sa sorridere ed avere empatia col cliente/venditore. I “negozietti” danno più fiducia e familiarità. Ma dai bei discorsi di Draghi si evince bene che tutto deve andare in mano alle multinazionali e G.D.O.
non so gli altri come la pensano, ma per me vedere le antiche attività commerciali che scompaiono è sempre un colpo al cuore. come un pezzetto di vita e memoria che viene cancellato, una particolare personalità, un modo di agire, una sapienza che viene meno e (questo il brutto) non viene sostituita da un’altra, di d versa caratura o attitudine o specialità ma da uno smisurato campionario di spersonalizzazione e anonimato. ogni bottega era un micromondo, con propri particolarissimi pregi, difetti e “zifitre”. adesso galleggiamo in oceani immensi e spersonalizzati, dove ognuno è solo un elemento della catena alimentare. e basta. adieu!
Ma cosa significa zifitre🤔
Parole sante!!!!
volevo vedere se tu con tua moglie e i tuoi figli non vai mai ad un centro commerciale?? E dici loro: dai…..oggi vi porto alla bottega di via monte di pieta’ a fare shopping!!!
Il signore va in pensione e la città si evolve (come é giusto che sia)……un articolo banale e senza senso
Un articolo in contraddizione con quelli che qualche settimana fa esaltavano la evoluzione della grande distribuzione e osannavano la bravura dei manager che la gestiscono e la promuovono