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Una coratina al Bif&st. E’ l’interprete ufficiale del panorama internazionale

La Redazione
La lezione di cinema di Micheal Radford
Lara Maroccini è l'interprete ufficiale dei registi e dei protagonisti del panorama internazionale del Bari international film festival
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E’ coratina la “voce” dei registi stranieri in concorso al Bif&st 2014. Ha il volto di Lara Maroccini, giovane interprete di inglese e tedesco. Lara si è laureata presso la prestigiosa Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori di Trieste e oggi si divide tra l’Italia e la Germania lavorando come interprete di conferenza e traduttrice.

In questi giorni sta concludendo un'esperienza nuova e affascinante, fatta di luci e tappeti rossi, di adrenalina e concentrazione, di grandi nomi e tantissima gente a lavoro. Il Bif&st, il festival del cinema che ormai da cinque anni regala a Bari un grande momento di visibilità nazionale e internazionale.

Il Festival chiude oggi al Petruzzelli con la cerimonia di premiazione del concorso. Per il panorama internazionale in gara c'erano undici film e Lara è stata l'interprete ufficiale dei registi e dei protagonisti di questa sezione.

«Sono venuti a Bari quasi tutti i registi dei film in concorso – racconta Lara – e io sono stata lì con loro per la presentazione del film, le conferenze stampa e le interviste radio. Ho lavorato con l'inglese e con il tedesco».

Per Lara questa è stata la prima esperienza in un Festival di cinema di così ampio respiro: «In generale – racconta Lara – questo è il mio primo festival internazionale di cinema, un ambito che amo molto e non solo professionalmente.

Ovviamente sono rimasta molto colpita dalla concitazione e l'andirivieni di gente, giornalisti, hostess, bodyguard e personaggi dello spettacolo. Nonostante tutto ho cercato di non farmi distrarre e rimanere concentrata su far bene il mio lavoro e rendere giustizia a tutte le persone a cui ho prestato la voce.

E' stato fondamentale per me prepararmi, pur non potendo vedere in anteprima i film in concorso. Sono quindi andata a scovare notizie, interviste, sinossi, curiosità, qualsiasi piccolo dettaglio che potesse facilitarmi l'arduo compito. Lo dico sempre: la preparazione rappresenta un buon 70% del lavoro di un interprete. Poi c'è la conoscenza delle lingue, compresa la propria. E un pizzico di comunicatività che non guasta mai soprattutto in Italia».

Ieri mattina al Petruzzelli c’è stata una delle “lezioni di cinema” più attese, quella con Micheal Radford, regista del Postino, maestro della cinematografia a cui in serata è stato assegnato il Premio Fellini. Nei giorni scorsi è toccato a Paolo Sorrentino, Cristina Comencini, Ugo Gregoretti, Sergio Castellitto, Michael Radford e oggi chiude Andrea Camilleri.

«L'incontro con Radford è durato due ore buone. E’ facile immaginare quanto fossi emozionata. Intanto perché ero seduta accanto a lui, sul palco del Petruzzelli sotto gli occhi di stampa, telecamere, pubblico. Avrei preferito scomparire.

Poi anche perché lui, tra tutti quelli che ho interpretato, è l'ospite più illustre e il più difficile, per due motivi. E’ "british", ha studiato a Oxford, parla un inglese super preciso, semplicemente perché è la sua madrelingua. Gli altri registi europei, pur impeccabili nel loro inglese, avevano un accento e una lentezza d'eloquio che poteva essermi di aiuto. Lui, no.

Inoltre Radford parla molto bene l'italiano (oltre che il francese e lo spagnolo). Ha richiesto la mia presenza non per tradurre tutta la sua lezione, ma "just in case", cioè in caso di necessità. E questo è il compito più difficile per un interprete.

Una cosa è tradurre tutto un intero discorso, per cui se pure un parola ti sfugge o non ti è chiara, la ricostruisci dal contesto (o dalla preparazione). Rimani fedele al discorso dell'oratore, ma in qualche modo lo tradisci, costruendotene uno nella tua lingua di arrivo. Altra cosa è invece l'essere lì pronto a intervenire con un solo termine, una sola frase, al momento giusto. Un dizionario, insomma. Per tutta la durata della lezione, ho praticamente letto il suo labiale, seduta alla punta della sedia, terrorizzata da quello che sarebbe potuto venir fuori. Fortunatamente me la sono cavata, ma la stanchezza è tanta».

E' un tipo di stanchezza particolare quella che deriva dal Bif&st, agrodolce. Per certi versi invidiabile. Lascia in bocca il sapore di un'esperienza tutta da vivere e rivivere, così come quei film così belli che ogni volta che li rivedi ti regalano qualche nuova emozione.

sabato 12 Aprile 2014

(modifica il 25 Luglio 2022, 23:46)

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