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Cesare Pastanella: i ritmi del mondo passano per le sue mani

Giuseppe Di Bisceglie
Giuseppe Di Bisceglie
Intervista al noto percussionista coratino.
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Faraualla, Tavernanova, Cabildo Blanco, Yantra Ensemble, Cuarteto Particular, tutte grandi formazioni del panorama musicale nazionale, tutte legate tra loro da un elemento comune: il percussionista coratino Cesare Pastanella.
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rnPer lui collaborazioni ad altissimi livelli con musicisti e formazioni di fama mondiale quali Bruno Tommaso, Pino Minafra, Paolo Fresu Sextet, Gianluigi Trovesi, Evan Parker, Pierre Favre, Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Roberto Ottaviano, Paolo Lepore, Radiodervish, Funambolici Vargas, Antonio Marangolo, Ensemble Terræ, Antonello Salis, Quartethno, Quintetto X, Abbes Boufrioua, Davide Santorsola, Giovanni Imparato, Nicola Conte, Farafina, Toups Bebey & Le Spirit Pan-African Brass Company, Miguel Enriquez, Francisco Ulloa Pachito, Maria Pia De Vito, Joy Garrison, Mario Rosini, Tony Esposito.
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rnHa partecipato inoltre a importanti festival internazionali quali Time in Jazz, Rumori Meditterranei, Europa Jazz Festival, Talos, Dubrovnik Jazz Festival (Dubrovnik, Croazia), Premio Tenco (Sanremo), Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Il Violino e la Selce, Disma Music Show (Rimini), Settembre Musica (Torino), Roma incontra il mondo, Carnevale di Venezia, Pesaro Spring Festival, Concerti al Palazzo del Quirinale, International Babylon Festival (Babilonia, Iraq), Etnofestival , Frammenti e SR2 Kulturpicknick (Saarbrücken, Germania), Villa Celimontana , Voicemania (Vienna, Austria), Brighton Festival (Inghilterra), Festival D’Alba La Romaine (Francia), Suoni delle Dolomiti.
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rnIl tuo nome è legato a formazioni e pubblicazioni molto diverse, per genere, tra loro. Ne consegue il carattere eclettico della tua formazione musicale. Come riesci a concilare queste diverse esperienze musicali?
rnDa sempre ho amato la musica in tutte le sue forme e in tutti i suoi generi. La curiosità dell’apprendimento mi ha portato ad ascoltare di tutto, dalla musica rock, alla musica etnica, passando per il blues. Uno degli artisti che preferisco è Jimi Hendrix. Ritengo che l’ascolto ampliato, dunque, sia una componente molto importante per allargare gli orizzonti musicali e conciliare le diverse esperienze che si presentano. È necessario, tuttavia, che queste esperienze confluiscano in uno stile del tutto personale.
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Al di fuori dell’ambito istituzionale non esiste una scuola che insegni ad usare il tuo tipo di percussioni, le percussioni afro-cubane. Come hai appreso la tecnica di questi strumenti?
rnIn Italia le percussioni etniche si possono studiare attraverso dei corsi sperimentali e degli stages tenuti da insegnanti privati. Per quanto mi riguarda, ritengo di essere stato molto fortunato nell’incontrare sulla mia strada uno dei più autorevoli percussionisti italiani, il M° Giovanni Imparato, dapprima mio insegnante ed ora stimato amico e collega. L’incontro con lui mi ha aperto una strada importante, fondamentale per la mia carriera.
rnHo comunque approfondito la conoscenza delle percussioni mediante viaggi studio nei luoghi propri di questi strumenti. Sono stato a Cuba e in Africa, nel Burkina Fasu, dove la musica è ancor più sentita e radicata rispetto che a Cuba; anche in Europa, tuttavia, ho potuto studiare le varie tecniche e le varie percussioni.
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Il tuo nome, oltre ad essere legato alla tua intensa attività di musicista e didatta, soprattutto nel nostro paese è legato ai Tavernanova. All’interno di questa formazione tu svolgi il compito di percussionista e al contempo batterista. Come riesci a fare contemporaneamente le due cose?
rnNon è stato facile acquisire l’abilità di suonare i due set insieme; l’esperienza e il tempo hanno fatto in modo che ciò fosse possibile. Il mio set ritmico è infatti composto da percussioni ed alcune parti di batteria, come la cassa, il ride e il rullante. È indispensabile la presenza di questi elementi perché i brani rispecchino l’idea di come li ho concepiti.
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Nell’ultimo concerto che i Tavernanova hanno tenuto ad Andria, si è potuto notare come gran parte dei brani inediti proposti fosse in lingua italiana. Come mai avete deciso di abbandonare il dialetto coratino, che rappresentava un carattere distintivo dei Tavernanova?
rnI Tavernanova si sono riuniti dopo parecchi anni, anni nei quali ognuno di noi ha maturato nuove esperienze, evolvendosi dal punto di vista musicale. Sentivamo dunque l’esigenza di dire qualcosa di nuovo, di proporre qualcosa che fosse in sintonia con le nostre esperienze e con il desiderio di fare musica. Il dialetto ci sembrava un “ritorno al passato”, un messaggio per nulla nuovo, già detto.
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Questa ripresa dei Tavernanova, questo lavoro su nuovi brani, il desiderio di rinnovamento sono, forse, la fase preparatoria di un nuovo lavoro discografico?
rnNon abbiamo ancora pensato di raccogliere i nostri lavori in un nuovo album, tuttavia non mi sento di escludere che in futuro possa essere realizzato un nuovo lavoro discografico firmato Tavernanova.
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rnBiografia, mp3 ed altre informazioni su Cesare Pastanella sono reperibili sul sito internet www.cesarepastanella.com.

venerdì 18 Maggio 2007

(modifica il 13 Luglio 2022, 22:21)

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