Cronaca

Gli scenari che hanno condotto agli arresti dell’operazione “Apocalisse”

Giuseppe Cantatore
Giuseppe Cantatore
Notevoli i danni ambientali irreversibili per il territorio dell'Alta Murgia
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I clamorosi arresti effettuati all’alba di questa mattina nell’ambito dell’Operazione "Apocalisse", hanno svelato uno scenario giuridico-ambientale di notevole entità.

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In manette sono finiti i quattro fratelli Casillo: Pasquale, Beniamino, Cardenia e Francesco, quest’ultimo già in carcere per la nota vicenda del grano all’ocratossina. soggetti ad arresti domiciliari, invece, i coratini Maria Cifarelli, Paolo Lorusso, Antonio Patruno, Cataldo e Vincenzo Tedone.

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Tra gli altri arrestati non coratini, Michele Cucumazzo, nato nel 1968,  Michele Cucumazzo, nato nel 1961, Gaetano Cucumazzo, Vincenzo Cucumazzo, Domenico Fortunato, Giuseppe Magno, Vincenzo Mastropasqua, Nicola Ventura, Antonio Mercadante, Salvatora Di Bisceglie.

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Arresti domiciliari invece per Antonio Fortunato, Rosa Giannone, Giuseppe Oro, Carlo e Michele Panettieri, Giovanni Raguso, Candido Solitario, Michele Ventura, Francesco Ventura, Luigi Ventura e Laura Loreta Ventura.

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Per loro, l’accusa di aggressione in zone ZPS, zone protette sottoposte a vincolo, da cui sono state illecitamente ottenute cospicue quote grano. Per comprendere meglio la vicenda occorre fare un passo indieto nel tempo: è il 1991 l’anno spartiacque in questa vicenda.

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Secondo la normativa, i terreni facenti parte dell’attuale territorio del Parco Naturale dell’Alta Murgia che non erano adibiti a seminativo entro quell’anno, non potevano assolutamente essere utilizzati per nessuna tipologia di coltivazione. E’ accaduto invece che, i soggetti coinvolti nell’indagine, abbiano acquistato diversi di questi terreni, sottoposti a vincolo perchè non coltivati prima del ’91, spietrandoli e piantandoci grano in quantità.

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Sono state le rilevazioni aeree compiute dal Roan a smascherare la truffa: proprio il confronto fra le rilevazioni fatte prima del 1991 e quelle successive, ha dimostrato che quei terreni non erano affatto coltivati prima di detto anno, come invece asserivano le autorizzazioni rilasciate, ma che solo successivamente sono stati spietrati e seminati.

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L’artifizio utilizzato da alcuni era quello di far figurare tutta la zona interessata dalla coltivazione di grano in una piccola particella di terreno effettivamente coltivata prima del 1991. Nella realtà dei fatti, la maggior parte di ogni terreno è stata spietrata e solo successivamente adibita a grano.

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Ignorando le visure catastali ed inoltrando le false dichiarazioni che attestavano la coltivazione dei suoli prime del ’91, scattavano le cospicue quote grano: ben 10 i milioni di euro totali scippati grazie a questo sistema. L’indagine, che prende in esame il periodo compreso tra il 2001 e il 2004, ha condotto al sequestro di 3000 ettari di Murgia, irreversibilmente distrutti.

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E’ soprattutto per questo che si è proceduto al sequestro dei terreni interessati: il danno ambientale è così profondo che, secondo precise stime tecniche, solo bloccando oggi queste azioni scriteriate si può pensare di riparare, seppur in minima parte, ai danni causati.

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"Ma i primi risultati si vedrebbero fra non meno di 50 anni – ha spiegato il prof. Marchia, ordinario di Botanica presso l’Università di Bari -. Questo almeno il periodo di tempo minimo per una ricrescita spontanea della steppa murgiana. Viceversa, un intervento artificiale, ma onerosissimo, porterebbe risultato entro 10 anni.

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L’indagine vegetazionale e botanica – ha continuato Marchia – ha rivelato una irreversibile distruzione degli arbusti nani e di tutta la steppa murgiana. Quello che con un eufemismo è volgarmente definito spietramento, è in realtà una distruzione del substrato che cancella il suolo murgiano, a causa dei pesanti macchinari con cui lo spietramento stesso viene effettuato.

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Senza contare, dal punto di vista strettamente geologico, che tali azioni possono provocare allagamenti nelle città, occlusioni nelle gravine e smottamenti come accaduto nel caso del treno dergliato nel sud barese poco tempo fa e rimasto in bilico sui binari, con il terreno che aveva ceduto al di sotto.

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La resilienza, ossia la ripresa del terreno, è davvero lunga e difficile. Tra gli effetti climatici, anche l’aumento della quantità di carbonio che viene rilasciato nell’aria. Tutto questo porta dritti alla desertificazione, intesa come perdita della qualità dei suoli".

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Se ci chiede come sia stato possibile tutto ciò, è facile trovare la rispota in una superficiale e deficitaria  politica agricola, che avvolto la nostra regione per lungo tempo. Infatti, ciascuna delle autorizzazioni che attestavano la vocazione seminativa dei terreni, doveva subire un controllo da parte degli organipreposti, quali l’Agea, ex Aima, che invece non c’è stato. Stessa mancanza che ha afflitto le varie Associazioni tramite le quali sono state inoltrate le domande volte ad ottenere tali autorizzazioni. Non a caso, molti degli indagati sono funzionari regionali ed impiegati delle suddette associazioni di categoria.

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Risulta addirittura, da alcuni documenti, che sullo stesso terreno vi fossero sia pascoli che grano: attività, ovviamente, incompatibili per natura.

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Francesco Casillo, in particolare, aveva acquistato anche tramite i suoi familiari arrestati, circa 1000 ettari di Murgia, comprati a pochi euro, spietrati e diventati floride piantagioni di grano, lucrando sulle quote grano.
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La stessa indagine che ha lo portato in carcere ieri è partita proprio dalla quote grano. Di lì si è proceduto al un sequesto con l’ipotesi di grano scadente: poi la scoperta dell’ocratossina. Grave, da parte di Casillo, far figurare quel grano importato come grano prodotto sulla nostra Murgia: ad oggi Francesco Casillo è l’unico ad non aver comunicato ai magistrati i nomi dei suoi sub-acquirenti.

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"Ci sono coltivatori onesti – ha detto il magistrato Antonio Savastacui sono state negate le quote grano perchè indirizzate verso altri soggetti".

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"Il territorio dell’Alta Murgia è molto ampio e non è tutto di competenza della procura tranese – ha aggiunto il procuratore capo Nicola Barbera -. Auspichiamo di non restare isolati in questa indagine, ma collaborare con altre procure su indagini simili relative a tutto il resto del territorio murgiano.

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Il nostro ringraziamento va a tutte le forze dell’ordine che nell’operazione "Apocalisse" hanno dato un esempio di massima cooperazione. Ma un ringraziamento particolare va alle associazioni ambientaliste, la "Green Cross, i Vas e le Guardie Ambientali, da cui tutto è partito. Senza la loro denuncia nulla sarebbe stato avviato.

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Il nostro rammarico è proprio questo: che le indagini siano partite tardi e che soprattutto, non abbiano avuto origine dagli organi preposti al controllo, che evidentemente non hanno funzionato. Ma questa è solo la prima tappa: abbiamo in mano il filo di Arianna che ci deve portare dritti ai vertici dell’organizzazione.

mercoledì 11 Gennaio 2006

(modifica il 14 Luglio 2022, 12:15)

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