Politica

Consiglio comunale, l’ennesimo nulla di fatto. Il video

La Redazione
Consiglio comunale
​Assenti i consiglieri di Direzione Italia e Cosimo Zitoli. Abbandonano l'aula anche i componenti dell'opposizione, tranne De Benedittis. Seduta sciolta dopo 40 minuti per mancanza del numero legale
4 commenti 5713

La novità rispetto all’ultima assise è il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco D’Introno. Per il resto, nonostante il susseguirsi degli incontri, non sembrano esserci novità nella crisi politica che vede contrapposti principalmente Direzione Italia – partito di maggioranza relativa che chiede l’azzeramento della giunta – e lo stesso primo cittadino il quale, al massimo, intende concedere l’avvicendamento di un paio di assessori.n

Magari se ne saprà di più questo pomeriggio alle 18, quando si terrà la seconda convocazione del consiglio comunale, dopo che giovedì scorso era venuto meno il numero legale.n

Si partirà ovviamente dall’ennesimo tentativo di eleggere il presidente dell’assemblea. Come sempre la seduta verrà trasmessa in diretta – su CoratoLive.it e sulla relativa pagina facebook del giornale.

La cronaca

L’appello scatta con oltre venti minuti di ritardo. Tra i banchi della maggioranza sono assenti, come la volta scorsa i consiglieri di Direzione Italia e il consigliere Cosimo Zitoli (gruppo misto, da poco passato nelle file di Forza Italia) segno che nulla si è ricomposto nella frattura con il sindaco D’Introno. Nell’opposizione, invece, manca Vincenzo Labianca (Udc). A presiedere, in qualità di consigliere anziano, c’è Graziella Valente.

Il primo a prendere la parola è Paolo Loizzo (Italia in Comune): «Ormai non è più né una commedia, né altro, ma un’azione indecorosa verso la città. Mi assumo anch’io le responsabilità personali di questo atteggiamento inidoneo. Ma qui non si può fare il lavoro per cui si è stati eletti, non ci sono nemmeno le commissioni. C’è invece un atteggiamento di presunzione e arroganza da parte di chi non vuole prendersi le proprie responsabilità. Siamo al sesto consiglio comunale nel quale vengono elargiti gettoni ai consiglieri senza che vi sia azione di lavoro. Qual è l’intenzione, sindaco? Continuare ostinatamente in questa operazione senza senso? Non ci sono orizzonti. Persone con dignità metterebbero fine a questo abominio. Dico a lei e a chi avrebbe dovuto sostenerla: prendetevi la responsabilità e presentate la mozione di sfiducia se il sindaco non vuole dimettersi. Annuncio che abbandonerò l’aula e non rientrerò fino a quando non sarà stata presa una decisione seria se continuare o mollare. State tenendo una città in ostaggio».

Loizzo esce quindi dall’aula mentre arriva la replica di Giuseppe D’Introno (Fratelli d’Italia): «Ci troviamo in un consiglio comunale che non fa prigionieri. Nessuno obbliga i consiglieri a venire in aula» afferma mentre il pubblico mormora. «È così, è la coscienza di ognuno a motivarlo. Abbiamo da amministrare una città che si trova di fronte a grandi difficoltà. Ci sono persone che continuano a non capire che la cosa importante sono i cittadini e i problemi da risolvere, tutto il resto non ci riguarda. Per questo chiedo responsabilità. L’azione del sindaco non è senza senso, ma lineare. Attraverso le dimissioni ha cercato di capire come si potesse migliorare la situazione. Se a qualcuno non sta bene il sindaco D’Introno si può fare una mozione di sfiducia, ma non credo che si arriverà a questo e penso che si troverà la capacità di fare sintesi».

A intervenire è nuovamente l’opposizione. Microfono a Nico Longo (M5s): «Sono qui perché ho appreso del ritiro delle dimissioni del sindaco e ho pensato vi fossero sviluppi. Credo che quando due persone decidono di sposarsi si frequentano e si conoscono, poi eventualmente si sposano. E invece per la sesta volta siamo qui in consiglio comunale, ci sono gli invitati e i testimoni, c’è lo sposo ma manca la sposa. A questo punto, visto lo stallo, anch’io abbandono l’aula e fino a quando i problemi non saranno risolti, non risponderò alla successive convocazioni del consiglio».

Anche Longo abbandona l’assise. La parola passa ad Emanuele Lenoci: «Credevo anch’io che il ritiro delle dimissioni avesse determinato una sorta di ricucitura nella maggioranza. Vedo invece che Direzione Italia è ancora assente in dispregio dell’istituzione pubblica. Credo che sarebbe giusto partecipare, esprimere la propria opinione e procedere eventualmente con una mozione di sfiducia oppure depositare presso un notaio le tredici firme per far cadere l’amministrazione. Vista la situazione, credo che tutti dovremmo soprassedere sulle convocazioni del consiglio fino a quando Direzione Italia non metterà piede in quest’aula e dirà ciò che vuole fare. Siamo disponibili ad aiutare l’amministrazione a partire, però se la maggioranza non trova la quadra non possiamo sostituirci a loro».

Lenoci esce quindi dall’aula insieme a Vito Bovino e Michele Bovino.

Mente si chiede la verifica del numero legale, interviene Corrado De Benedittis: «Quando l’altro giorno sono state ritirate le dimissioni ho tirato un sospiro di sollievo. Invece riscontro che il problema interno alla maggioranza non è assolutamente risolto, visto che Direzione Italia è assente per la seconda volta di seguito. Credo che siamo finito in un abisso prigionieri di un sommergibile. Giuseppe D’Introno chiede disponibilità al consiglio comunale? Ma qual è oggi il senso di responsabilità per un consigliere di minoranza? Quello di chiarire chi governa e chi controlla. La maggioranza uscita dalle urne governa, la minoranza controlla. Su alcune questioni ci può essere convergenza? Certo, ma qui non stiamo discutendo di questo o quel problema, ma di come far risalire il sommergibile dall’abisso in cui si è incagliato. E vedo che il motore non riesce a spingere. Se anche noi andassimo in soccorso della maggioranza, succederebbe un cortocircuito e la città non capirebbe più chi governa e chi sta all’opposizione. Sarebbe trasformismo, quindi credo che senso di responsabilità sia mettere il consiglio comunale nella condizioni della chiarezza. Sono stato chiaro sin da subito: mi auguro che il sindaco governi per 5 anni. Nello stesso tempo ho anche detto che non ci saranno ribaltoni. Faccio quindi gli auguri al sindaco ma ribadisco la mia posizione di opposizione».

De Benedittis resta in aula. Chiede di intervenire Simona Miscioscia (Sud al centro) che legge una dichiarazione a nome del partito. «Sud al centro, insieme al polo di centro, vuole precisare alcuni aspetti. Al sindaco e alla sua coalizione addebitiamo questa paralisi. La colpa è vostra. Le sue dimissioni senza dare spiegazioni passeranno alla storia della politica cittadina. Ancora più grave è il ritiro delle dimissioni avvenuto anche stavolta senza dare spiegazioni e senza che vi siano stati cambiamenti. Il 9 giugno siamo diventati forza d’opposizione e quello sarà il nostro ruolo fino al termine di questa esperienza. Noi il sistema di cui è vittima D’Introno e di cui è stato vittima l’ex sindaco Mazzilli lo abbiamo già denunciato nel novembre 2017. Abbiamo dimostrato con i fatti di saper rinunciare alla poltrona per difendere interessi legittimi dei cittadini. Il sindaco sui social ha rivolto un appello a tutte le forze che volessero intraprendere un nuovo corso: lei dopo soli 60 giorni sarebbe pronto a lasciare la maggioranza che l’ha fatta eleggere per crearne una nuova? Anche se noi oggi fossimo pronti a votare favorevolmente i punti all’ordine del giorno, non riuscireste a risolvere il problema di non avere una maggioranza. Oggi il nostro voto non si sommerebbe a quello del maggior partito della sua coalizione, per cui risulterebbe inutile per l’approvazione. Ci sono temi di grande rilevanza che non potrete affrontare nei prossimi consigli. Noi, per senso di responsabilità saremmo pronti a votare gli odierni punti all’ordine del giorno, a condizione che lei con altrettanta responsabilità, preso atto dell’impossibilità di proseguire questa umiliante farsa per Corato, ne tragga le estreme conseguenze».

Quindi ha preso la parola il sindaco D’Introno. «Mi tocca riepilogare una serie di passaggi che probabilmente lasciano ancora poca chiarezza su quanto avvenuto sinora. La mia posizione verso Direzione Italia sono quelle proprie di un sindaco: è il sindaco che nomina la giunta. Al sindaco vengono sottoposti dei nominativi: se questi non hanno fiducia del sindaco, non possono essere presi in considerazione. A parte i programmi e le scelte comuni che ci hanno portato alla vittoria. Le mie dimissioni sono state un atto di forza, un atto politico per cercare di trovare delle soluzioni nel momento in cui dopo 45 giorni non si arrivava a definire i ruoli. Al di là di tutte le intese formalizzate e non, queste non hanno trovato la rispondenza da parte del primo cittadino che è quello che sta qui e rappresenta la città. In questi lunghi 20 giorni in cui mi hanno lasciato solo, ci sono stati diversi incontri andati a vuoto. Il 31 luglio si voleva stabilire equità per Corato. Si voleva evitare che la spesa pubblica fosse bloccata per un mancato adeguamento della Tari. Ma il nostro regolamento comunale impediva, in assenza di una interpretazione autentica del ministero, di proseguire i lavori in sala consiliare. Caso strano, il 6 agosto incontro di nuovo la coalizione per cercare una ulteriore apertura. Il 7 agosto in Comune è poi arrivato il parere del ministero che ha poi consentito lo svolgimento dei lavori in aula anche senza l’elezione del presidente. Si tratta di una nota fondamentale anche per interpretare l’esito di questa sera. Probabilmente questa nota ha reso difficilmente praticabile la presenza di Direzione Italia perché avrebbe portato forse ad eleggere il presidente e comunque a passare ai punti successivi».

Poi un passaggio sul ritiro delle dimissioni: «una riunione svolta la sera del consiglio comunale dell’8 agosto mi ha consentito di intravedere nuovi spiragli per la soluzione di questa vicenda. Quella sera, unitamente ai cittadini incontrati, in molti mi hanno chiesto di ritirare dimissioni e di darmi da fare per una riconciliazione. Anche stamattina ne abbiamo discusso, ma le posizioni rimangono distanti. Di fronte a una richiesta di azzeramento della giunta, arrivata dopo che era stata fatta una mia proposta di ampliamento, non ho ricevuto altro. Ho ricevuto una proposta anche a nome di Forza Italia e Lega che francamente non mi risultano. Quindi mi è stato richiesto il rientro delle dimissioni, cosa che è stata fatta per dare seguito a un percorso rinnovato per portare il Comune alla amministrazione ordinaria. Non chiedo stampelle o aiuti. Chiedo a tutti di poter farsi parte, anche se con posizioni diverse, della situazione delicata e di superare il primo punto per esaminare gli altri. Cosa che non è avvenuta e di questo sono rammaricato. Me ne assumo la responsabilità, ma ce l’hanno anche altri che oggi non sono in quest’aula e quelli che hanno voluto andare via. Quanto alla sfiducia al sindaco se ne possono dire tante, ma poi bisogna raccogliere le tredici firme. Pare più probabile una sfiducia tramite commissariamento, ma su questo io lavorerò fino all’ultimo giorno per dare la possibilità di avere un’amministrazione ordinaria. Questa non è una resa da parte mia, anzi credo che oggi si aprano ancora di più le possibilità di gestire una trattativa politica che porti non a un azzeramento che sarebbe fine a se stesso e che farebbe saltare l’amministrazione solo per imporre determinate posizioni. Lavoriamo per evitare un commissariamento che bloccherebbe la città. È una fase di difficile concertazione. Mi auguro che il prossimo consiglio comunale possa dare vita a una maggioranza chiara. Per ora prendo atto della posizione che dà molto fastidio che evidenza comportamenti non corretti.

Anche Valente e Miscioscia abbandonano l’aula, viene meno il numero legale e la seduta viene sciolta.

Il video


n

I punti all’ordine del giorno:n

1. Art. 39 – comma 1 del D. Lgs. 267/2000 e art. 12 – comma 3 dello Statuto Comunale. Elezione del Presidente del Consiglio Comunale.n

2. Art. 50 – comma 11 del D. Lgs. 267/2000 e art. 37 dello Statuto Comunale. Giuramento del Sindaco.n

3. Art. 26 – comma 3 dello Statuto Comunale. Comunicazione del Sindaco in merito alla nomina dei Componenti della Giunta Comunale.n

4. Art. 29 – comma 4 dello Statuto Comunale. Accertamento dei requisiti di compatibilità ed eleggibilità alla carica di Assessore dei Componenti la Giunta Comunale.n

5. D.P.R. 20.03.2000, n. 223 – art. 12 come modificato dall’art. 26 della L. 24.11.2000, n. 340. Elezione dei Componenti la Commissione Elettorale.n

6. Nomina del Collegio dei Revisori del Comune di Corato per il triennio 2019 – 2022.n

7. Art. 42 – comma 2 – lett. m) D. Lgs. 267 del 18.8.2000 e s.mm.ii. . Determinazione indirizzi per la nomina e la designazione dei rappresentanti del Comune presso Enti, Aziende e Istituzioni.n

lunedì 12 Agosto 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 15:30)

Notifiche
Notifica di
guest
4 Commenti
Vecchi
Nuovi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
carlo mazzilli
carlo mazzilli
4 anni fa

è una vergogna da mettere la faccia sotto 40 (e dico quaranta) matarazzi. mi auguro che la cittadinanza tenga conto di queste belle cose, quando nel segreto delle prossime urne metta appunto in un urna cineraria le belle vicende che hanno ornato questi nostri giorni e si decida a cambiare pagina. totalmente.

Coratino Emigrato
Coratino Emigrato
4 anni fa

Che susseguirsi di inciuci!!Che vergogna.

Tina Quatela
Tina Quatela
4 anni fa

Concordo in pieno il tuo pensiero

Coratino Emigrato
Coratino Emigrato
4 anni fa

Secondo il mio modesto parere, questa gente non vuole bene alla città di Corato e ai coratini,ma vuole bene SOLO a se stessi.La chiamerei sete di potere.Se fosse x me,tutti fuori si va al voto ,ma con nuova gente.