La fontana della Montagnola vista dall'alto
La storia

Buon compleanno “Dea”: la “Montagnola” compie 99 anni

Venne inaugurata il 24 marzo 1925. Fu realizzata dal maestro Cataldo Musto insieme a sua moglie Grazia D’imperio che lo aiutò nel fargli da modella. La sua storia nel lavoro di ricerca storico e fotografico realizzato da Giuseppe Magnini e Rino Scarnera
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La fontana della Montagnola nel 1925 (Rino Scarnera)
La fontana della Montagnola nel 1925 (Rino Scarnera)

Era il 24 marzo del 1925 quando venne inaugurata la fontana della Montagnola in piazza Vittorio Emanuele II. Fu realizzata dal maestro Cataldo Musto (direttore del carcere mandamentale) insieme a sua moglie Grazia D’imperio che lo aiutò nel fargli da modella. Da allora sono passati ben 99 anni.

L’occasione è utile per riproporre la storia di questo importante monumento cittadino attraverso il lavoro di ricerca storico e fotografico pubblicato nel 2021 da Giuseppe Magnini e Rino Scarnera – appassionati di storia locale e soci Archeoclub Corato “Padre Emilio D’Angelo” – sul sito academia.edu (e consultabile cliccando qui) dal titolo “La fontana della Montagnola a Corato, archetipo di una Dea, un’opera di Cataldo Musto”.

Nel lavoro di ricerca si è descritto in maniera minuziosa tutti i particolari della scultura (realizzata in pasta cementizia) distinguibile in due parti. La prima è la fonte in cui è presente una figura animalesca dalle sembianze canine con al di sopra, a rilievo, una decorazione che potrebbe essere paragonata ad un rametto di acacia;  nella parte superiore è poggiata un’anfora con un manico ad anello, invece nella parte posteriore è incisa la data 1925 e lo stemma di Corato. Inoltre, da vecchie foto, si può notare che sulla superficie destra della fonte vi era rappresentato il fascio littorio, poi rimosso con la caduta del fascismo (25 luglio 1943).

La seconda parte riguarda la figura della donzella. Il nome Montagnola è probabilmente attribuibile al suo abbigliamento (la Pacchiana), tipico delle zone montuose del centro-sud Italia. Il suo significato simbolico è individuato proprio in quel fascio di grano tenuto in mano e poggiato sulla spalla, che potrebbe essere ricondotto ad un particolare evento storico-politico che caratterizzò tutta l’Italia tra il 1924 ed il 1925 e che prese il nome della “battaglia del grano”. Si tratta di una campagna incentrata sull’aumento della produzione del grano che interessò anche Corato (infatti nuove quote furono concesse ai coltivatori effettivi dei campi).

Forse fu questo evento a stimolare la fantasia del maestro Musto nella realizzazione della Montagnola, una statua con le sembianze di una donna lavoratrice e con un mannello di grano in mano. Proprio questo attributo rimanda molto alle immagini iconografiche della dea Demetra, secondo la religione greca, oppure di Cerere (da cui deriva il nome cereale), secondo la religione romana, ovvero la dea dell’agricoltura, divinità materna della terra e della fertilità del suolo che proteggeva i campi e le messi, artefice del ciclo delle stagioni (mito del ratto di Persefone), ma anche dea della nascita. Per questo veniva solitamente rappresentata come una matrona, severa e maestosa, ma allo stesso tempo bella e affabile, con in mano i prodotti della terra, tra cui anche il mannello di spighe.

Inoltre la spiga di grano simboleggia il ciclo della rinascita, è l’emblema della primavera della natura che si risveglia, vince il buio e l’immobilità dell’inverno. Mentre nel cristianesimo il grano è simbolo di abbondanza e dell’operosità dell’uomo, ma soprattutto un dono di Dio.

La fontana della Montagnola, nella sua semplicità, era ed è ancora l’unica statua laica femminile presente in città, una delle opere simbolo di Corato e, per questa peculiarità, andrebbe maggiormente valorizzata, sia per la sua storia (come nel bellissimo video realizzato dalla compagnia il Teatro delle Molliche per la giornata dell’8 marzo), sia per quella del suo creatore, il maestro Cataldo Musto (magari dedicandogli una via) che ha voluto eternare nella Montagnola l’immagine della sua donna, moglie e madre lavoratrice, a dimostrazione di come è solo l’amore l’unica forza capace di valicare i confini del tempo, arrivando immutato sino ai nostri giorni.

Le fioriere scomparse

Molti cittadini, intanto, si chiedono che fine abbiano fatto le due fioriere, realizzate sempre da Cataldo Musto, che un tempo erano in piazza Vittorio Emanuele II e che dopo il rifacimento della zona, sono scomparse.

domenica 24 Marzo 2024

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