Il provvedimento

Il bilancio comunale punta su opere pubbliche e cultura, via libera dell’assise. Opposizioni votano “No”

Giuseppe Di Bisceglie
Giuseppe Di Bisceglie
Sala consiliare
Passa a maggioranza il documento che segna la via dell'amministrazione comunale
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Quella dello scorso 5 marzo è stata una seduta molto complessa del consiglio comunale, chiamato ad approvare il documento più importante della gestione amministrativa della città: il bilancio di previsione. Il bilancio, approvato dall’assemblea a maggioranza (15 voti favorevoli e 7 contrari), segna la strada che l’amministrazione comunale ha voluto intraprendere nella gestione cittadina, liberando risorse economiche per lo svolgimento delle attività cittadine e la gestione della macchina amministrativa.

Un bilancio approvato con 10 giorni d’anticipo rispetto alla scadenza prevista per legge, circostanza che ha permesso alla maggioranza tutta, sindaco e assessore al bilancio in primis, di esultare: «Si tratta di un risultato importante che dà un respiro più lungo e più forte all’attività amministrativa. È un bilancio che sul versante della tassazione va incontro alle classi sociali economicamente più fragili, esentando dall’addizionale Irpef i redditi fino a 12 mila euro. Le principali risorse vengono investite nella risistemazione e riqualificazione degli spazi pubblici, incluse la manutenzione di strade e marciapiedi e si investe anche in progettazione. Si mettono risorse sulla sicurezza di edifici scolastici e delle relative palestre. Si rafforza la spesa sociale puntando su integrazione, servizi alla persona e lotta al disagio. Si impiegano risorse significative nelle attività culturali e nel settore delle attività produttive. Si confermano e rafforzano i servizi di gestione e manutenzione della città, come igiene urbana e cura del verde pubblico» ha scritto il sindaco appena pochi minuti dopo l’approvazione del documento.

Al risultato si è arrivati non senza un acceso e complesso dibattito che in molte circostanze è stato di natura tecnica ma che non ha riservato scontri dialettici importanti.

Il bilancio in estrema sintesi

Un bilancio da oltre 55 milioni, con entrate correnti di natura tributaria per 26 milioni di euro, entrate extra tributarie per oltre 3 milioni di euro, ed entrate in conto capitale, ossia per trasferimenti che arrivano da altri enti per finanziare opere pubbliche, per poco meno di 12 milioni di euro. Un ammontare di 13 milioni

Di queste entrate, 43 milioni serviranno a finanziare le spese correnti (di cui 29 milioni per servizi).

La gran parte delle entrate legate ai tributi deriva dall’Imu (oltre 8 milioni di euro) e dalla Tari; le entrate da Irpef, invece, ammontano a poco più di 3 milioni e mezzo di euro.

Altre entrate arrivano dalla lotta all’evasione fiscale (700mila euro), dalle sanzioni per infrazioni al codice della strada (365mila euro) e dai permessi di costruire (750mila euro). Quest’ultima voce servirà a finanziare interventi di manutenzione stradale.

Si rileva anche la presenza di un fondo crediti di dubbia esigibilità per due milioni e mezzo di euro.

La discussione

Un bilancio comunale che tiene in grande considerazione le politiche culturali e la realizzazione di opere pubbliche cui viene destinata una fetta importante delle risorse disponibili.

Era inevitabile che la complessità dell’argomento e la funzione politica dello stesso generasse un dibattito molto articolato e coinvolgesse tutti i gruppi politici presenti in assemblea. Molto lungo e complesso l’intervento del consigliere Michele Lotito (Nuova Umanità) che, molto analiticamente, ha scandagliato le voci del documento. Più politico il passaggio di Ignazio Salerno (Direzione Corato) che ha contestato l’impossibilità delle commissioni di poter avere un ruolo proattivo nella stesura del documento. «I 97 milioni vincolati a opere pubbliche a quali fondi di finanziamento fanno riferimento?» ha chiesto il consigliere di Direzione Corato che ha rilevato la netta differenza di risorse impegnate tra cultura (2 milioni per il trienno 2024 – 2026) e soli 40mila euro nel 2024 per il commercio.

«Non c’è un piano strategico per la cultura. Qual è l’obiettivo e cosa lega le manifestazioni che vengono fatte nel corso dell’anno? Con una spesa di oltre 630mila euro anno bisogna avere un piano strategico che porti a capitalizzare queste spese che invece rimangono improduttive e finalizzate alla realizzazione di singoli eventi magari gestiti da associazioni chiuse da alcuni anni e che hanno sede in un locale chiuso e messe in vendita». E ha concluso: «È un bilancio poco chiaro. Votiamo no».

Una posizione non gradita né dal sindaco De Benedittis né dall’assessore Marcone.

Il primo ha rivendicato la chiarezza del documento e il fatto che c’è una «visione e pianificazione che si definisce nel solco delle linee di mandato». «Quei numeri traducono in fatti una visione di città e un processo di pianificazione su tutti i versanti, dalle opere pubbliche, all’urbanistica, alla cultura. Si è fatto un vero e proprio lavoro di riequilibrio. Si sta facendo un grande lavoro sul piano della cultura. Corato è diventato un riferimento a livello regionale» ha poi aggiunto.

E, nel rispondere all’appunto di aver lasciato completamente privo di risorse il capitolo destinato alle politiche giovanili ha chiarito: «abbiamo messo risorse mai messe in passato. Le risorse messe sulle politiche culturali riguardano anche le politiche giovanili in quanto i lavori vanno di pari passo».

Per nulla sorpreso dall’osservazione è apparso il vice sindaco Marcone: «Sapevo che la questione dei “soldi che si spendono alla cultura” sarebbe stata sollevata. A proposito di strategie, che sono state evidenziate nel programma elettorale: il prodotto culturale non nasce per essere venduto» ha detto, citando il piano strategico regionale per la cultura, finalizzato a sviluppare l’intelligenza collettiva e individuale e a considerare gli importi impegnati per la cultura un modo per ottenere una crescita sociale, una maggiore sensibilità artistica e a raccogliere benefici non materiali.

«Quando decidiamo di investire sulla festa del Santo Patrono attuiamo una strategia culturale» ha affermato. E ancora, in risposta alla provocazione sugli importi destinati alle associazioni culturali: «Non abbiamo scheletri nell’armadio e se ne avessimo avete gli strumenti necessari per farli venire fuori. Agiamo secondo norma e regolamenti. Se ritenete che vengano fatte cose non inclini alle norme si vada nelle sedi opportune. Il sospetto non fa bene né a chi fa simili affermazioni né a chi le riceve».

Di tutt’altro tenore le attestazioni dei consiglieri di maggioranza, prima fra tutti la consigliera De Benedittis che cita Pavese e afferma: «Questo bilancio va nella direzione di costruire un paese in cui valga la pena voler tornare. Questo bilancio guarda ad una dimensione culturale importante». Pragmatismo e progettualità le parole chiave usate da Di Bartolomeo (Rimettiamo in moto la città) che ha esaltato la scelta di destinare fondi alla manutenzione stradale urbane e rurali, ai lavori per lo stadio (1 milione e mezzo) e al trasferimento in cloud dei materiali digitali. Addario (Pd), dal canto suo, usa più volte l’aggettivo “eccellente” per definire il bilancio e le azioni poste in essere dall’amministrazione comunale.

Lo scontro Fuzio - De Benedittis

Durante la discussione del punto si è registrato una acceso confronto, poi diventato scontro, tra il consigliere Fuzio (Udc) e il primo cittadino. Il capogruppo dell’Unione di Centro ha stigmatizzato una non sufficiente attenzione al mondo dell’impresa. Troppo pochi i fondi destinati allo sviluppo economico, nulla che possa in qualche modo migliorare l’area industriale, il tessuto imprenditoriale. Dall’esame del documento si è passati presto ad uno scontro che ha assunto il carattere della ideologia.

«Ci sono persone che vogliono rientrare a casa con qualche soldino in più. C’è gente che cerca lavoro. Questo bilancio è totalmente sbilanciato: quali sono gli interventi che voi fate per le attività produttive e per le aziende? Qual è la strategia che state percorrendo per questi settori che forse possono dare lavoro in più? Il sindaco ci dice di non parlare solo di questioni materiali, ma i capannoni danno lavoro a tanta gente e molte aziende hanno preferito trasferirsi proprio perché ci sono più servizi altrove» ha affermato Fuzio. E ha poi incalzato: «Cosa avete fatto per la zona industriale? Dove sono i risultati? Qualcuno va a vedere ogni tanto? O ci si ferma solo al corso?».

Immediata la risposta del sindaco prettamente imperniata sulla illustrazione degli strumenti urbanistici adottati e da adottarsi anche a favore dello sviluppo industriale ed imprenditoriale. «Per le attività produttive nella scorsa annualità abbiamo stanziato circa 160mila euro mentre nello storico su quel capitolo si mettevano circa 3mila euro.  La strada da fare è lunga però è avviata. Per la zona industriale non ce ne si può uscire con le risorse interne. Stiamo lavorando a reperire finanziamenti» ha ribattuto, concludendo: «Per il mondo produttivo non siamo assolutamente fermi anzi è forte la sensibilità rispetto alle esigenze che dal mondo dell’impresa arriva. Da parte nostra c’è spirito di collaborazione nel segno della fiducia verso il mondo imprenditoriale».

Non è bastato. Fuzio ha tenacemente rivendicato l’importanza dell’impresa e il ruolo fondamentale che essa ricopre nel creare posti di lavoro e quindi economia. Ed è qui che i toni si sono accesi. Per il primo cittadino “l’impresa non fa beneficenza” e “Fuzio è fermo ai tempi di Adam Smith”. Concetti poi meglio esplicitati nel sottolineare la reciprocità di interessi che intercorre tra datore di lavoro e lavoratore, entrambi coinvolti nel processo produttivo e pertanto entrambi generatori di economia.

Una divagazione che non è piaciuta al consigliere comunale: «Lei solo pensa che abbia sensibilità su questi argomenti? Come si permette?» volendo sgombrare il campo dall’idea che vi sia uno scontro di classe all’interno del mondo produttivo.

Un passaggio che ha evidenziato una sostanziale differenza di vedute tra chi siede sui banchi a sinistra dell’aula consiliare e chi siede alla destra.

sabato 9 Marzo 2024

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S s
S s
1 mese fa

Opere pubbliche e cultura: a destra ne sono allergici.

dina di
dina di
1 mese fa

Più che la cultura l’amministrazione De Benedittis foraggia le associazioni legate o prone all’ amministrazione stessa, come del resto è nello stile della sinistra

Gigi Rossi
Gigi Rossi
1 mese fa

Questa è la politica che Corato aspettava da tempo! Allinearsi alle città più intraprendenti. Grazie e continuate così

Luigi PATRUNO
Luigi PATRUNO
1 mese fa

Speriamo che dopo oltre 10 anni si possa vedere rifatta la segnaletica orizzontale in tutta la città.

franco
franco
1 mese fa

mi permetto .dopo ritardo, di voler invitare destra e sinistra (così non si offendono) al risultato ormai agonizzante del commercio cittadino.- Città del tutto decadente a vista sia di giorno che di sera….e mi meraviglia che si sia dato sfogo alle c.d. aziende storiche che per ora RESISTONO, ANCHE SE FINO A QUANDO?