Letto di ospedale
I luoghi della degenza in una foto di repertorio
Il caso

In Puglia una legge sull’eutanasia. Il pensiero di alcuni coratini impegnati

Giuseppe Di Bisceglie
Giuseppe Di Bisceglie
Un argomento che divide l'opinione pubblica. Il commento di laici e religiosi
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È senza dubbio uno dei temi più controversi dell’agenda politica nazionale, rimpallato nelle varie legislature, dai vari governi. Un tema in cui per molti è stato più semplice decidere di non decidere anziché assumersi la responsabilità di una scelta così forte e divisiva. Parliamo della legge sul fine vita, sul diritto delle persone ad essere accompagnati alla morte dolce, indolore.

Se da un lato il Parlamento non ha ancora legiferato su tale materia, dall’altro è dalla Puglia che parte l’impulso a prendere una decisione che garantisca il diritto ad una morte priva di dolore. Nei giorni scorsi la commissione regionale sanità ha approvato a maggioranza la proposta di legge, primo firmatario il consigliere regionale Fabiano Amati, sull’eutanasia. L’eventuale ok in sede di consiglio renderebbe la Puglia la prima regione a dotarsi di tale strumento. Il testo prevede che le strutture sanitarie pubbliche della Regione, accertato lo stato terminale o cronico di un paziente in condizione clinica compatibile con il diritto al rifiuto del mantenimento artificiale in vita, assicurino l’assistenza per terminare l’esistenza in maniera serena. Resta garantito il diritto all’obiezione di coscienza.

L’approvazione del testo, che si sarebbe dovuta discutere martedì scorso, è slittata a settembre. Il provvedimento, seppur passato soltanto in commissione, ha però lasciato il suo strascico e aperto un interessante dibattito.

I Vescovi pugliesi: ««Non sia un ripiego a inadempienza cure»

La conferenza dei vescovi pugliesi in una immagine di repertorio
La conferenza dei vescovi pugliesi in una immagine di repertorio

«Fermo restando che il malato, in qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato, registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del
dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano ancora questa diffusione. Esortiamo, quindi, ad una prudenziale valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano».

Così la conferenza episcopale della Puglia è intervenuta sulla proposta di legge sul fine vita. L’approvazione non è avvenuta all’unanimità: hanno votato contro FdI e due consiglieri regionali del Pd, mentre il M5S si è astenuto. La proposta di legge, che porta la firma di Fabiano Amati (Pd), prevede l’assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali.

«Siamo ben consapevoli – proseguono i vescovi pugliesi – della sensibilità e della delicatezza del tema che è di
drammatica attualità e, poiché riguarda la sacralità della vita, necessita di un percorso accurato da parte del legislatore, in un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni».

«Ogni cittadino – concludono – ha, al di sopra dei diversi `ius´ che gli si garantiscono, quello che si può riassumere nello `ius vitae´, ovvero la tutela da ogni attentato contro di essa e la garanzia che la comunità se ne prenda cura, non ricorrendo a formule parziali quando non vi riesca. Riteniamo che ogni tentativo di giungere al fine suddetto, senza aver posto in atto le opportune garanzie di assistenza e ausilio, non è confacente con il rispetto della persona».

Don Antonio Maldera: «Tutelare la vita e la dignità dell'ammalato»

don Antonio Maldera
don Antonio Maldera

In sintonia con il pensiero dei vescovi pugliesi è il pensiero di don Antonio Maldera, coordinatore del clero cittadino. Da noi interpellato, il sacerdote coratino ha ribadito la necessità di tutelare la vita sempre e comunque nel rispetto della dignità dell’ammalato.

«Ritengo che la comunità debba fare di tutto per difendere e custodire la sacralità della vita umana e la dignità di ogni persona. Finché è possibile curare e salvare le vite umane bisogna farlo; non si può pensare di non curare e di mettere fine alla sofferenza di una persona sopprimendola» riflette il sacerdote coratino. «Occorre perseguire l’obiettivo di offrire alla persona che soffre ogni tipo di assistenza, da quella medica a quella psicologica, così da accompagnarla al termine naturale dell’esistenza»

Attilio Di Girolamo, medico progressista: «È un primo passo verso il diritto e la tutela del paziente terminale

Attilio Di Girolamo
Attilio Di Girolamo

Attilio Di Girolamo è medico ma è anche segretario della sezione locale del Partito Democratico, lo stesso partito di Fabiano Amati, primo firmatario della legge.

«Come medico innanzitutto e come segretario PD non posso che apprezzare un’iniziativa del genere, che rende la Puglia la prima regione ad occuparsi con una certa chiarezza del tema» esordisce il dottor Di Girolamo.

«Non possiamo dimenticarci che la vita nel suo complesso va tutelata e che la sua fine rappresenta un “punto di passaggio ” che va salvaguardato con estrema delicatezza, nel rispetto della dignità dell’essere umano» aggiunge.

«Nella mia esperienza personale – continua – talvolta è accaduto di trovarmi disarmato di fronte a richieste di famiglie disperate, che mi hanno domandato se i loro parenti stessero soffrendo e in che misura. Ridare dignità a un individuo nei suoi momenti più critici e cercare di attenuare lo strazio del dolore significa ridare dignità, non solo a lui, ma all’intera società».

E conclude: «L’approvazione di questo testo dunque rappresenta il primo passo verso il diritto e la tutela del paziente terminale, ma anche di tutti noi».

Il parere dell'avvocato Patruno: «Proposta di legge è incostituzionale»

Il parere legale
Il parere legale

Il parere dell’avvocato Francesco Patruno, dottore di ricerca in diritto canonico ed ecclesiastico ed esperto in materia di bioetica, è utile per comprendere il profilo di costituzionalità della legge proposta da Amati. È infatti oggetto di discussione se sia di competenza della Regione o dello Stato legiferare su tale materia.

In un lungo e dettagliato documento, che si può leggere in maniera integrale cliccando QUI, Patruno esamina in maniera tecnica e puntuale gli aspetti della legge definendola «incostituzionale».

«L’art. 117, comma 2, lett. m, Cost., prevede che competano allo Stato, in via esclusiva, la disciplina sulla «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». E non pare dubbio che qui si verta su un tema della determinazione di una prestazione da parte della struttura sanitaria pubblica pugliese riguardo ad un assunto diritto civile, che debba essere garantito su tutto il territorio nazionale» esamina Patruno.

Secondo il giurista coratino, una legge sulla “morte serena” si inserirebbe nel più ampio solco del diritto del cittadino alla tutela della salute, di competenza della legislazione nazionale e non regionale.

«Questa legge – commenta l’avvocato Patruno – appare più che altro una normativa-bandiera, quasi una corsa alla conquista della Luna, a voler piantare per primi la propria bandierina sul satellite dei “diritti civili”. Appunto, per ragioni squisitamente politiche, ma poco attente poi agli aspetti tecnici e di compatibilità con il nostro sistema costituzionale».

«Mi sia permessa una chiosa – se vogliamo etico-giuridica – finale. La Corte costituzionale con la recente sentenza n. 50/2022 con cui ha bocciato il quesito referendario sull’abrogazione dell’art. 579 c.p. (omicidio del consenziente), ha precisato che va garantita la tutela minima al diritto alla vita. Insomma, un conto è escludere la punibilità di chi, con le modalità previste dagli artt. 1 e 2 della legge 219/2017 agevoli l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, come stabilito con la sentenza n. 242/2019; altro è invece ammettere l’esistenza di un diritto all’omicidio per ragioni pietose o sedicenti tali di un soggetto richiedente, poiché un siffatto diritto nel nostro ordinamento non esiste. Infatti, esiste il diritto alla vita, ma non un diritto all’omicidio assistito del consenziente, andandosi, insomma, ben al di là dei casi nei quali la fine della vita sarebbe voluta dal consenziente prigioniero del suo corpo a causa di malattia irreversibile, di dolori e di condizioni psicofisiche non più tollerabili» riflette Patruno.

Il parere della politica. Cinone (Azione): «C'è necessità di una legge definita»

La segretaria regionale di Azione Titti Cinone
La segretaria regionale di Azione Titti Cinone

La proposta di legge passata in commissione sanità a maggioranza ha fatto rilevare una certa distanza di vedute non soltanto tra le varie forze politiche ma anche all’interno dei medesimi gruppi, a riprova della difficoltà del legislatore, a qualsiasi livello, a prendere una posizione decisa e netta su una tematica divisiva e, forse, anche impopolare.

La politica tuttavia non può più temporeggiare rispetto ad una questione che richiede una legislazione definita. Di questo è convinta anche Titti Cinone, segretaria regionale del partito di Azione, partito di ispirazione social liberale e con lo sguardo proiettato all’Europa, all’avanguardia rispetto all’Italia in tale materia.

«Non ho dubbi nel ritenere che una legge sul “fine vita” abbia necessità di essere definita: la posizione del partito Azione è ben chiara a livello nazionale» riferisce Cinone.

E riflette: «La proposta di legge presentata a livello regionale sottende probabilmente la volontà di sensibilizzare il parlamento a legiferare sul merito. Occorre però precisare che potrebbe essere eccepita una pregiudiziale di costituzionalità in merito alla competenza delle regioni sul tema».

giovedì 28 Luglio 2022

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pasquale
pasquale
1 anno fa

sono d’accordo con il commento dell’avv.PATRUNO,poi chissà perchè tutto,questo in campagna elettorale,il PD ha bisogno di voti,poveri cristi…..

Ares
Ares
1 anno fa

Molto spesso l’eutanasia è praticata dappertutto per evitare inaudite sofferenze . È il Parlamento della Nazione che deve legiferare non le regioni . La laicità dev’essere rispettata . Basta il Clero deve mettersi da parte perché da troppo tempo rovina la vita degli italiani