Politica

Referendum, «scarsa informazione in città»

La Redazione
«Rarissimi gli incontri di approfondimento sulle tematiche in questione, le iniziative di volantinaggio informativo ed altre manifestazioni pubbliche a sostegno», dice Vito De Leo
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«Nonostante gli sforzi del Comitato cittadino costituitosi in vista del referendum del 12 e 13 giugno prossimi, volti ad informare la cittadinanza sui quesiti referendari riguardanti la tutela dell’acqua come bene pubblico; il rifiuto del nucleare come fonte energetica e l’abolizione del legittimo impedimento per realizzare l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge; poco è stato fatto da parte delle istituzioni, dei partiti e delle associazioni locali per illustrare le modalità di votazione e, soprattutto, per stimolare i cittadini a partecipare in massa alla consultazione referendaria per raggiungere il quorum necessario per la validità della stessa.

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Rarissimi gli incontri di approfondimento sulle tematiche in questione, le iniziative di volantinaggio informativo ed altre manifestazioni pubbliche a sostegno.

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La volontà del Comitato, nonostante la sua dichiarata apertura alla più ampia partecipazione possibile, superando le barriere delle appartenenze politiche per difendere valori universali, legati alla sopravvivenza stessa dell’umanità, nelle quali tutte le persone libere e responsabili dovrebbero rivedersi, non ha trovato da parte dell’Amministrazione comunale, dei consiglieri comunali e delle segreterie dei partiti di tutti gli schieramenti una forma di comunicazione istituzionale della Città di Corato in ordine ai quesiti referendari.

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Se una pagina pubblicata dai partiti Io Sud, UDC, SEL, PD, Democrazia Cristiana, Italia dei Valori e PSI su “il Notiziario” del 3 giugno e l’articolo pubblicato a cura del consigliere comunale Francesco Mazzilli il giorno 7 sul sito web del PD possono essere considerati sufficienti lo sapremo dopo la consultazione.

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Non abbiamo la pretesa di convincere i nostri rappresentanti a sostenere le ragioni del “SI’”, ma almeno di contribuire a spiegare ai cittadini l’importanza di andare a votare. “SI” o “NO”, se non si raggiungerà il quorum, gli italiani avranno speso inutilmente i 300 milioni di euro serviti per celebrare i referendum senza aver fatto neanche conoscere la loro volontà. Insomma, se non si raggiunge il quorum dei 25 milioni di votanti ai Referendum chi ci perderà saranno i cittadini.

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Si tratta di un voto che può porre alcuni limiti a un modello di sviluppo insostenibile, che ignora i costi ambientali, sociali e i beni comuni, e a un potere politico che calpesta giustizia e democrazia.

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Un successo dei SI al Referendum costringerebbe la politica – sia del Governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini.

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L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune leggi introdotte dal governo. Oggi è possibile un impegno comune di cittadini, movimenti, reti, associazioni, sindacati per arrivare ad una larghissima partecipazione al voto del 12 – 13 giugno, che porti a raggiungere il quorum e al successo del SI.

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Noi del Centro Studi Politici “A. Moro” siamo impegnati per questo obiettivo: mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata».

venerdì 10 Giugno 2011

(modifica il 27 Luglio 2022, 3:52)

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