Spettacolo

Festival pianistico, suggestioni romantiche e preziosità barocche con “Un duo… di solisti”

Giuseppe Gallo
Festival pianistico
Come in un concerto privato, la prossimità fisica tra l'uditorio e i musicisti ha fatto sì che le loro doti venissero apprezzate ancor di più. La scelta del repertorio ha fatto il resto
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Anche il nero luccicante del piano e quello più sobrio delle camicie degli artisti sono impalliditi ieri sera dinanzi alla varietà cromatica delle musiche eseguite dai fiorentini Luca Provenzani (violoncello) e Sergio De Simone (pianoforte).

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Il quarto incontro del sesto Festival pianistico Città di Corato, intriso di colori e suggestioni romantiche, ha chiamato a raccolta un discreto pubblico che ha affollato la sala verde del Palazzo di città.

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Come in un concerto privato, la prossimità fisica tra l’uditorio e i musicisti ha fatto sì che le loro doti venissero apprezzate ancor di più. La scelta del repertorio ha fatto il resto, a partire dall’impressionismo di Gabriel Fauré e dalle sue composizioni tanto raffinate quanto equilibrate, come la Elegie op. 22 in do minore per violoncello e pianoforte, pervasa da toni cupi, drammatici e abbondantemente malinconici.

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Largo poi al barocco di Bach, con la sua Suite n.1 in Sol Maggiore 1007 per violoncello solo, opera rivoluzionaria in un’epoca in cui il violoncello era usato solo come strumento per sostenere l’armonia e non agiva mai da solista. L’ideale per mettere in risalto la tecnica sublime di Provenzani.

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L’intermezzo ha visto la poetessa Benedetta Caterina declamare i suoi scritti ricolmi di immensa sensibilità umana.

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Al ritorno in sala sono stati i virtuosismi di De Simone a riscuotere gli applausi, dopo la sua parentesi schumanniana con l’Arabesque op. 18 per pianoforte solo e l’Allegro in Si minore op. 8 per pianoforte solo. Due composizioni romantiche per eccellenza, dalla forma libera e sottomessa all’ispirazione del musicista. La prima, in particolare, è un manifesto della poetica dell’autore tedesco, e si conclude con un’atmosfera celestiale. La seconda, invece, è un insieme di frammenti, dallo stile apparentemente libero e improvvisato.

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Gran finale con la Sonata n.2 op. 99 di Brahms, che l’autore di Amburgo scrisse sulle incantate rive del lago di Thun. Brahms incarna una sensibilità romantica molto più intima del titanismo wagneriano, e in questa sonata recupera delle forme classiche in grado di regalare un vivido intreccio ai due strumenti, che instaurano un fitto dialogo reciproco basato sul ruolo paritario di entrambi.

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Il prossimo appuntamento del festival pianistico è fissato per domenica 30 ottobre, sempre in sala verde ma alle 19 con “La strada coppia” composta da Javad e Adel Javadzade, musicisti azeri che si sono già distinti al concorso Euterpe e delizieranno il pubblico con composizioni di Brahms, Glière e Bottesini.

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giovedì 27 Ottobre 2016

(modifica il 23 Luglio 2022, 22:43)

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