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Dalla deriva alla speranza, Asmae Dachan racconta la Siria. Le foto

La Redazione*
Dalla deriva alla speranza
La giornalista ieri ha vissuto un'intera mattinata di assemblea d'istituto al liceo classico "Oriani"
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È tornata a Corato Asmae Dachan. Dopo la presentazione del suo volume "Tu, Siria" – organizzata da Angela Pisicchio con il Presidio del libro nel settembre 2014, ecco foto e video – la giornalista ieri ha vissuto un’intera mattinata di assemblea d’istituto al liceo classico “Oriani”. «Abbiamo voluto provare a capire “perché” oggi accade tutto questo» spiegano gli studenti radunati nel salone della parrocchia di San Gerardo.

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«Asmae è riuscita a raggiungere i nostri cuori» commenta emozionata la dirigente Adduci. «Noi non dobbiamo dimenticare, dobbiamo avere consapevolezza di questa brutale realtà che ci circonda».

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«Grazie ragazzi – esordisce Asmae Dachan – perché avete deciso di riflettere su quella Siria che ormai non sembra fare più notizia, ormai anche la guerra è diventata una normalità».

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La guerra in Siria. Dopo la seconda guerra mondiale, la Siria è stata colonizzata dai francesi. Il 17 aprile del ‘46 dichiara la sua indipendenza. La situazione politica è instabile, mentre quella militare è molto resistente tanto da essere la più forte del mondo.

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Alla fine degli anni ’70 un gruppo di militari con un colpo di Stato prende il potere; il capo dei militari è Hafiz Al-Assad. È il clan degli Assad che governa autoritariamente in Siria da quasi sessant’anni ed è dello stesso partito di cui faceva parte Saddam Hussein in Iraq.

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Nell’82 i siriani della città di Hama tentano una ribellione prima culturale, poi armata contro questa oppressione; l’esercito siriano decide di attaccare la sua stessa città. Il governo siriano smentiva tutto, ma grazie ad associazioni, tra cui L’Amnesty International, e a molti giovani, sono state individuate le zone comuni in cui erano seppelliti tutti i corpi.

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Nel 2000 Hafiz-Al Assad muore e gli succede suo figlio Bashar Al Assad attraverso elezioni apparentemente valide. Nel 2010 la situazione cambia perché inizia una stagione di protesta, delle primavere arabe: dei bambini scrivono sul muro uno slogan “il popolo vuole la caduta del regime” e vengono torturati.

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Il 15 marzo 2011 inizia la rivolta del popolo siriano contro il regime di Bashar Al assad. I giovani rivoltosi mostrano una bandiera diversa da quella originale per testimoniare la loro opposizione; il regime inizia a bombardare le città in rivolta. Intanto dalla Turchia e dall’Iraq arrivano molti mercenari che si coalizzano e nel 2014 si presentano come Isis. Le città siriane tutt’oggi sono bombardate dall’Isis e dal governo siriano.

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Essere donna e giornalista. Asmae Dachan può spiegare «il significato delle parole “libertà” e “dignità” per il popolo siriano in guerra». «Essere liberi – dice – è un desiderio innato nell’essere umano. La dignità invece non è sempre rispettata, a volte è calpestata. I siriani sentivano e sentono fortemente il bisogno di Karama».

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Negli sguardi di migliaia di bambini che vorrebbero una «vita tranquilla in cui poter giocare, divertirsi e crescere» il senso più autentico di quel desiderio di libertà.

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*con la collaborazione di Paola Bovino

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sabato 21 Gennaio 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 17:32)

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salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

Parlare della Siria, ma questo discorso va bene per qualunque altro Stato le assomigli, non è così semplice come sembra: ci sono popoli diversissimi tra loro, e non a tutti è possibile attribuire lo stesso sistema politico, appiccicandolo come fosse un francobollo. Noi, che abbiamo un buon 50% di sangue arabo nelle vene, ci compenetriamo nelle vicissitudini dei più sfortunati dimenticando che, se non ci trovassimo in Europa, saremmo sicuramente nelle loro condizioni, dato il nostro spirito che mal sopporta ogni condizionamento legato al rispetto delle regole classiche. La Siria, dal 1517 al 1918, è stata una provincia ottomana. Dopo la seconda guerra mondiale, ottenuta l’indipendenza, ha subito 13 colpi di Stato finché, nel 1971, non è andato al potere Assad, con un plebiscito popolare. Però bisogna solo viverci in un Paese, per comprendere i pro e i contro del suo sistema politico.

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

In aggiunta al commento precedente, volevo collegarmi al discorso di insediamento di Trump (tante promesse e pesanti offese nei riguardi delle Amministrazioni precedenti, il cui ultimo rappresentante, Obama, ascoltava esterrefatto, senza applaudire), infarcito di nazionalismo: tutto il contrario del nostro atteggiamento di completa irriverenza per l’italianità, e il nostro patologico interesse per prodotti o vicende di altre genti, ne è la prova. Il motivo è che l’italiano non è un popolo, ma un insieme eterogeneo di molti di essi, dove non ne esiste uno dominante che riesca ad amalgamarli tra loro (come è avvenuto negli USA con gli anglosassoni). Ma, riferendomi all’articolo precedente, mi ha colpito la frase “migliaia di bambini”: sono parole che suonano assai strane alle orecchie di qualunque padre responsabile e consapevole di ciò che ha fatto.