Spettacolo

“Lampedusa”, in scena il dramma della migrazione e il bagliore della speranza

Francesca Elicio
Fabio Troiano
Stefano e Denise sono i protagonisti dei due monologhi dello spettacolo "Lampedusa", in scena lunedì sera al teatro comunale, interpretati da Fabio Troiano e Donatella Finocchiaro per la regia di Gianpiero Borgia
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Una mare buio e scuro; un ammasso di corpi che fungono da coperta a questo mare ostile e la vita di un pescatore siciliano, Stefano, che ormai con i morti e il loro recupero dal mare ci convive da anni.

Ci convive così tanto che è riuscito persino a capire i diversi effetti dell’acqua gelida sui corpi, neanche fosse un medico legale. E che scommette anche sull’etnìa dei migranti: senegalesi, nigeriani, siriani; ormai basta un celere sguardo per capire chi sono e da dove provengono. “Basta guardare il telegiornale e vedere dove c’è crisi: proprio come il terremoto, sai che prima o poi l’onda sismica colpirà anche te”.

Dall’altro lato c’è Denise, di origine musulmana, che riscuote i crediti per una società che effettua prestiti. Una vita passata nel farsi odiare: odiare per quel mestiere, odiare per quel colore di pelle e per la sua etnia. Ormai non fa più differenza. Un linguaggio forte, colorito e indisponente il suo, che nasconde una sensibilità incredibile e che non tarda ad arrivare.

Sono loro i protagonisti dei due monologhi dello spettacolo “Lampedusa”, in scena lunedì sera al teatro comunale, interpretati da Fabio Troiano e Donatella Finocchiaro per la regìa di Gianpiero Borgia.

Lo spettacolo si basa sul testo di Andres Lustgarten
Un tema caldo quello delle migrazioni, che ripropone la tragedia alla quale siamo sottoposti ogni giorno da un sacco di anni. A riproporre quel dramma una scenografia scarna e ridotta all’essenziale, abiti di scena simbolici e luci soffuse ma attente a rappresentare le diverse situazioni narrate. Scene di vita quotidiana, racconti di momenti particolari della vita di Stefano e Denise. Due storie diverse, distinte, ma intrecciate da un legame sottile: la migrazione vista dagli occhi di chi la guarda da esterno e da chi la vive in prima persona. E alla fine, entrambi i personaggi riescono a trovare quel briciolo di umanità e speranza, tema portante dello spettacolo, che basta per condurre una vita da persone e non da spettatori passivi.

Un modo diverso di raccontare la migrazione, con due storie che, sebbene ambientate nella drammaticità, conoscono un piccolo lieto fine. E una difficoltà quella degli attori Troiano e Finocchiaro di immedesimarsi quanto più nei personaggi alquanto complessi e contraddittori; una mutazione la loro che rappresenta la il cambiamento di centinaia di italiani costretti a vivere il dramma dei migranti “in una di quelle spiagge, come ha definito Fabio Troiano stesso, tra le più belle al mondo e che io stesso ho visto: la spiaggia dei conigli”.

mercoledì 13 Dicembre 2017

(modifica il 22 Luglio 2022, 22:58)

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 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

…centinaia di italiani “costretti” a vivere il dramma dei migranti..: nessuno “costringe” qualcuno a fare un qualcosa, a meno che in quel qualcuno, non esistano già i tragici e fatali presupposti per i quali si lasci docilmente e facilmente costringere.