Il processo

Morte Paola Clemente, Procura impugna la sentenza di assoluzione del datore di lavoro

La bracciante Paola Clemente, morta nel 2015 mentre lavorava nei campi
Per l'accusa l'imprenditore Luigi Terrone ha delle responsabilità sulla morte della bracciante
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Per la Procura di Trani la sentenza di assoluzione dell’imprenditore Luigi Terrone nel procedimento sulla morte della bracciante Paola Clemente è da rivedere. I Pm, infatti, hanno presentato appello rispetto a quanto sentenziato lo scorso 15 aprile dalla giudice Sara Pedone, sostenendo che la morte della 49enne, avvenuta ad Andria il 13 luglio del 2015, fu ««la conseguenza di una cascata di eventi, l’ultimo dei quali consistito nella mancanza di una idonea “catena della sopravvivenza”».

Non convince l’accusa quanto affermato in sentenza dalla giudice Pedone, secondo la quale non era provato il nesso di causalità tra le omissioni del datore di lavoro e la morte della bracciante tarantina. La pm Moramarco, tuttavia, sostiene che «l’omessa predisposizione di procedure di primo soccorso che consentissero l’attivazione precoce e tempestiva dei primi due anelli della catena dell’emergenza che, in attesa dell’arrivo del soccorso avanzato, rappresentano un momento chiave per permettere la sopravvivenza dell’infortunato».

Insomma, se da un lato la giudice Pedone, pur evidenziando la mancata osservanza degli obblighi verso i lavoratori da parte del datore di lavoro, non ha ritenuto che vi fossero prove del fatto che l’adempimento agli obblighi avrebbero salvato la vita della bracciante, dall’altro l’accusa rileva che le perizie abbiano riscontrato « importanti fattori di rischio specifico per cui il suo avvio al mondo agricolo doveva essere, almeno in fase pre-assuntiva, meglio stratificato». Insomma, una visita medica preventiva, avrebbe fatto emergere i rischi che la donna avrebbe corso qualora impegnata nei lavori agricoli.

Inoltre i pm hanno rilevato l’assenza di addetti al primo soccorso in un luogo così isolato, quali sono le campagne in cui Paola Clemente stava lavorando: una circostanza che non ha contribuito a fornire i tempestivi soccorsi alla lavoratrice.

La CGIL: «Paola è morta di sfruttamento»

Gigia Bucci, segretaria generale CGIL Puglia
Gigia Bucci, segretaria generale CGIL Puglia

La Segretaria Generale della Cgil Puglia Gigia Bucci è soddisfatta della presentazione dell’appello contro la sentenza di assoluzione in primo grado. «Non entro nel merito del lavoro della magistratura, ma aspetto fiduciosa l’esito del procedimento. Il nostro dovere –  ribadisce Bucci – è tenere accesi i riflettori su una vicenda drammatica ed allo stesso tempo emblematica perché, al di là degli esiti dell’inchiesta giudiziaria, il tema del caporalato e del lavoro nero resta uno dei capisaldi della lotta sindacale. Il sacrificio di Paola ha già prodotto la legge 199, “legge contro il caporalato”, grazie proprio all’impegno di Cgil e Flai».

«Oggi esistono regole e pene certe contro lo sfruttamento dei lavoratori soprattutto nei campi. Ma servono ancora maggiori controlli ed una azione preventiva seria ed efficace affinché non ci sia mai più un’altra Paola Clemente. È una battaglia non solo della magistratura, è una battaglia di civiltà che la Cgil continuerà a combattere finché non sarà fatta piena giustizia» continua la Segretaria Generale Cgil Puglia.

«La decisone del pm di Trani di impugnare la sentenza di assoluzione per il datore di lavoro di Paola Clemente è un segnale di grande valore per tutto il mondo del lavoro ed in particolare per il settore agricolo, in quanto mette al centro la responsabilità che ogni datore di lavoro ha nei confronti dei suoi dipendenti di adottare misure certe e concrete, non solo per prevenire, ma soprattutto per intervenire in maniera rapida ed efficace in caso di incidenti» conclude la dirigente sindacale.

«Le visite mediche preventive che accertino l’idoneità a svolgere una particolare mansione lavorativa, così come la possibilità di intervenire immediatamente in caso di necessità – ribadisce Antonio Gagliardi, Segretario Generale Flai Cgil Puglia – sono elementi essenziali per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori, ed in particolar modo di quelli impegnati in agricoltura, che svolgono la loro attività molto spesso in condizioni ambientali nelle quali è particolarmente difficile l’intervento tempestivo dei sanitari. Pertanto diventa fondamentale non solo l’accertamento preventivo delle condizioni di salute dei lavoratori, ma anche la disponibilità immediata di strumenti di soccorso».

«Siamo fiduciosi – concludono Bucci e Gagliardi – che questo nuovo capitolo nella tristissima vicenda che riguarda Paola Clemente, la sua famiglia, ma anche tutte e tutti noi, faccia segnare un ulteriore passo avanti nei provvedimenti legislativi a tutela della salute e sicurezza nei posti di lavoro, che vada ad aggiungersi a quel primo fondamentale tassello costituto dalla legge 199 del 2016, la legge contro il caporalato».

martedì 10 Ottobre 2023

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