La riflessione

Gabriel, la notizia della tragedia corre sui social. Una docente: «Indignata per come è stata diffusa»

Gabriel Aurelian Petrescu
Gabriel Petrescu
«Una studentessa scopre casualmente sui social della morte di suo fratello. Informa sua sorella, la quale ignora la notizia e, sconvolta, chiama la madre che ignorava tutto. Esplode la tragedia!» lamenta una docente del liceo artistico frequentato dalle sorelle di Gabriel
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La morte di Gabriel, il 22enne che martedì scorso ha perso la vita sul lavoro mentre segnalava la presenza di un piccolo cantiere di manutenzione sulla provinciale 231, all’altezza di Terlizzi, ha scosso la comunità cittadina a più livelli. Grande lo sgomento per una tragedia di tale portata e innumerevoli le testimonianze, giunte nelle ore successive all’incidente, che hanno sottolineato con dolore e rabbia il “cuore d’oro” non solo del ragazzo, ma di tutta la sua famiglia.

Tra le tante voci che si sono levate c’è anche quella di Mariella Capobianco, docente del liceo artistico. La riflessione della professoressa si pone in maniera fortemente critica rispetto alle modalità di diffusione sui social della notizia dell’incidente. Secondo quanto evidenziato dalla docente, infatti, una delle due sorelle di Gabriel – che frequenta proprio l’istituto di via Teano – ha scoperto «casualmente sui social della morte di suo fratello».

«Sono docente da quasi 40 anni e vorrei esprimere come educatrice e come cittadina la mia indignazione per la modalità con cui è stata diffusa la notizia della morte di Gabriel Petrescu attraverso i social, alla ricerca probabilmente della visibilità, dello scoop, evidenziando insensibilità» scrive la docente.

«Era una giornata come altre, la solita routine scolastica, ma dimentica che, dove ci sono le persone, occorre sempre fare i conti con l’imprevedibilità e la complessità della vita. I ragazzi e non solo loro sono sempre sui social ma sempre meno nelle relazioni personali. Una studentessa scopre casualmente sui social della morte di suo fratello. Informa sua sorella, la quale ignora la notizia e, sconvolta, chiama la madre che ignorava tutto. Esplode la tragedia! Una reazione emotiva ingestibile e un dolore indicibile.

E qui nascono alcune domande: perché dare una informazione senza accertarsi prima che la notizia sia stata comunicata a tutti i familiari? C’è ancora un codice etico in questo? A cosa pensiamo di educare i giovani: all’essere o all’apparire? Penso che la morte di Gabriel debba interrogarci sulle condizioni e la sicurezza sul lavoro di tante persone, sulla condizione di tanti giovani a cui non è data la possibilità di percorsi di studi ma solo lavorativi, la condizione di tante famiglie costrette a lasciare i loro Paesi di origine per trovare un lavoro per un minimo di sopravvivenza. La morte e la vita – conclude – non sono mai eventi privati ma collettivi e comunitari: non nella visibilità ma nel dolore».

La circostanza di cui narra la professoressa merita attenzione e chiarezza. Non suoni come una excusatio non petita, ma – per interrogarci su fatti delicati come questi – ci siamo messi noi per primi sotto la lente d’ingrandimento di queste riflessioni. I giornali, per definizione, danno notizie. Nel darle, hanno il dovere di rispettare le regole deontologiche della professione giornalistica che mirano sempre, come prima cosa, alla tutela e al rispetto della persona. Nella piena osservanza di queste norme, teniamo a dire che questo giornale ha diffuso le generalità di Gabriel solo dopo oltre quattro ore dal tragico incidente, proprio per consentire a chi di dovere di informare la famiglia. Quando, tra le altre cose, il nome del ragazzo era già ampiamente comparso su numerose testate e agenzie anche di respiro regionale e nazionale.

Non sappiamo se, nella giungla dell’informazione – e, ancora di più, in una eco mediatica vasta come quella scaturita dalla gravità della notizia in questione – qualcuno possa non aver operato in maniera del tutto aderente alla deontologia. Qualora fosse accaduto, sarebbe una cosa dolorosa per tutti, in primis per le persone direttamente coinvolte nella vicenda ma anche, di riflesso, per gli altri operatori della comunicazione.

Giornali a parte, poi ci sono i social, dove le regole di fatto non esistono. Dove il controllo è lasciato alla sensibilità – merce rara – e alla maturità di chi scrive. E, qui, francamente, c’è poco da dire. Sono piattaforme che hanno un senso se usate con capacità di discernimento e che sono invece devastanti se prese per un luogo in cui postare – senza filtro e senza pensare alle conseguenze – qualunque genere di contenuto: come le foto di chi ha avuto la sfortuna di risultare positivo al Covid, come chi si è reso protagonista di un atto deplorevole ma che non per questo merita la gogna pubblica oppure come il nome di un ragazzo che ha perso la vita mentre lavorava.

giovedì 8 Giugno 2023

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Gigi Gusto
Gigi Gusto
11 mesi fa

Ha ragione la professoressa Capobianco. In merito alla considerazione finale fatta dalla redazione, che condivido, purtroppo deontologia e ancora di più sensibilità sono merce rara. Senza arrivare ai social, basta scorrere i commenti pubblicati sotto gli articoli di questa testata per ritrovare, da parte dei lettori, la spasmodica e bavosa ricerca del pettegolezzo e della gogna. E alcuni pseudo-giornalisti sgomitano per saziare questa voglia malata.
Nel caso specifico, è evidente che ci sia stato un grave scivolone da parte di qualcuno. Spero solo che questo qualcuno si faccia un esame di coscienza.

Viviana
Viviana
11 mesi fa

Ormai si vive con la speranza di poter spettegolare sul dolore altrui. Ed è davvero ignobile. Ma anche questo sono i social. Tutto veloce e subito…per poi passare poco dopo a sparlare di altro e altri.

M.G
M.G
11 mesi fa

Anche io sono d’accordo con la professoressa……il tam tam sui social è semplicemente disgustoso….immagino il dolore e lo strazio nel cuore delle sorelle e della mamma..!

franco
franco
11 mesi fa

non dobbiamo meravigliarci più di tali modi di diramare notizie e varie.- chiunque ormai si sente autorizzato a farne proprietà assoluta e infischiarsene abbondantemente dell’etica( ma no! esiste ancora questo pregiudizio? ebbene esatto esiste ancora ed esisterà sempre) siamo continuamente sottoposti a notizie e simili da qualunque parte del mondo e i media non si dissociano loro per primi dal procedere in questi termini anzi vi è la corsa ad iniziare per primi contro la concorrenza.- siamo infiniti puntini sugli schermi che si inseguono all’impazzata.- RIP GABRIEL

Ss ss
Ss ss
11 mesi fa

Allora si vieti l’uso del telefonino nelle scuole!Cara professoressa che stimo tanto .

antonio musci
Antonio51
10 mesi fa

Ricordate quando una radio dava notizia di un incidente mortale? Il tutto terminava con la frase “i parenti delle vittime, sono stati informati”