Attualità

Una settimana dopo il disastro. L’umanità dei pugliesi ha vinto su tutto, anche sui giornalisti

Fabio Ferrante
Fabio Ferrante
Marea umana in strada. Le immagini della fiaccolata in memoria delle vittime
Martedì scorso volevamo raccontare la verità sgomitando con i "grandi" perché quella che stava emergendo non era la verità, era cronaca. Era, banalmente, solo la grande notizia del giorno
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È sempre stato così e sempre sarà così. Perché la luce sia splendente, ci deve essere l'oscurità. E se oggi, ad una settimana di distanza dalla tragedia del binario unico, l’oscurità non si è ancora diradata è già possibile vedere il bagliore di quella luce accecante, calda che illumina il nostro territorio e la nostra città.

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Abbiamo vissuto la tragedia dal punto di vista di una piccola redazione di città. Da undici anni raccontiamo quello che succede a Corato, lo abbiamo fatto sempre con passione, con partecipazione, rallegrandoci e indignandoci per le piccole conquiste e per gli inevitabili errori. Abbiamo conquistato la nostra credibilità consumando le scarpe, ascoltando la gente e capendo che ogni notizia, anche la più piccola, anche la più insignificante, ha bisogno di cura, di verifiche, perché non esiste “fatto” che non coinvolga la sensibilità di altre persone e che il nostro mestiere, quello di giornalisti e ancor di più quello di giornalisti di una testata locale, ha bisogno di un grande senso di responsabilità e tanta preparazione, la stessa responsabilità e preparazione richieste ad un chirurgo che impugna un bisturi.

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La mattina del 12 luglio è iniziata come iniziano tante mattinate di luglio, con la luce, il sole, il caldo. In redazione fin dalle prime ore abbiamo avuto la presunzione di decidere di cosa si doveva parlare in città. L’attenzione era tutta rivolta a piazza Di Vagno. Negli scavi erano stati ritrovati dei resti umani e l’archeologa che si occupa del cantiere ci aveva parlato di scoperte inedite. Eravamo intenti ad ottenere le autorizzazioni per accedere al cantiere. E poi c’era l’annosa questione della spazzatura. I commercianti delle strade attigue a piazza Di Vagno ci avevano contattato per segnalare disservizi. Qualcuno di noi doveva intervistarli. La mattinata si sbriciolava nella classica routine organizzativa.

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Poi la telefonata: «pare che due treni della Ferrotramviaria si siano scontrati ad Andria».
nL’Ansa non ne parlava ancora. Sarà una cosa da niente, pensiamo. Un piccolo disservizio per il trasporto pubblico. Ma noi siamo CoratoLive e anche un piccolo disservizio rientra nei nostri doveri di informazione. La nostra giornalista Marianna Lotito lascia suo malgrado le attività che aveva intrapreso e si reca sul posto. Doveva solo fare una fotografia.

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Poi l’oscurità. La luce del sole di luglio d’un tratto non era più abbagliante ma cupa e tetra. Il canto delle cicale diventa un urlo straziante di dolore. La realtà appare per quella che è: tragica. Dolorosamente tragica.

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Sul posto iniziano ad arrivare giornalisti e testate da tutta Italia, Sky, Mediaset, Rai. Noi manteniamo i contatti con la voce strozzata dai singhiozzi della nostra Marianna. La Puglia, Corato, Andria diventano improvvisamente luoghi dimenticati da Dio, arretrati, sottosviluppati con gente costretta a muoversi su carri da bestiame e treni fatiscenti. Sembra che il resto d’Italia avvertisse l’urgenza di sentirsi al sicuro: «da noi non può succedere, noi siamo civilizzati. Questa è roba da gente rozza, da miseri primitivi» sembravano urlare i titoli dei giornali.

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Altrettanto improvvisamente noi siamo “solo” CoratoLive, una piccola testata cittadina. Vorremmo urlare che non è così, vorremmo che prima ancora di trovare capri espiatori si avesse rispetto per il dramma che stava colpendo i nostri concittadini. Volevamo raccontare la verità sgomitando con i “grandi” perché quella che stava emergendo non era la verità, era cronaca. Era, banalmente, solo la grande notizia del giorno. Ma in realtà stavamo precipitando anche noi nell'oscurità.

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Poi, di nuovo, un bagliore di luce. La Puglia si mobilita e mostra il suo cuore pulsante nei soccorsi immediati che hanno salvato tante altre vite, nella corsa alle donazioni di sangue, nella sua capacità unica di non puntare il dito su nessuno e di non creare mostri che ci sciacquino la coscienza. È la gente, la nostra gente, che ha assolto i compiti che noi giornalisti non siamo riusciti ad adempiere. Questa è la nostra terra, queste sono le nostre città, questi siamo noi. Ciascuno figlio, genitore, fratello e amico di ognuna delle vittime e di ognuno dei feriti.   

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Questo 12 luglio resterà per sempre una pagina buia della nostra storia. Ma la luce splendente che ne è emersa resterà un grande insegnamento e un grande sollievo per tutti noi, un fuoco che riscalda solo quelle civiltà che hanno saputo evolversi realmente, malgrado un maledetto binario unico. Ma soprattutto è stato un grande insegnamento per noi, umili, sciocchi e insignificanti giornalisti».

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martedì 19 Luglio 2016

(modifica il 24 Luglio 2022, 4:26)

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mara maggiulli
mara maggiulli
7 anni fa

Ragazzi, avete svolto un ruolo importante, invece! Quanta gente in loco e fuori sede avete aggiornato! Senza retorica o gusto dell’orrido. Con profonda solidarieta’ e sincero dolore.
Le grandi TV a volte hanno pubblicato errori madornali, illazioni, discredito. La vostra umiltà virendera’ sempre più capaci e professionali !! Grazie!

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

Bravi, come sempre, i “ragazzi” di Coratolive. Gli stereòtipi, positivi o negativi, sulle varie società che compongono un Paese, non sono sempre frutto di prevenzioni o di luoghi comuni. All’indiscusso “grande cuore” del meridione si accompagna un certo suo “ritardo” nel volere stare al passo, nel voler desiderare d’essere protagonista del Paese e non solamente passivo destinatario delle decisioni che vengono prese da Firenze in su. Avevo 17 anni quando ritornò in funzione la Ferrotranviaria, ed in tutto questo tempo non è mai successo nulla di grave. Ma non è successo nemmeno nulla, e questo è un probabile segno di stasi nel crogiolarsi sugli allori, per prevenire o scongiurare l’errore umano, sempre in agguato.

Vito Gallotta
Vito Gallotta
7 anni fa

Ottimo conto, caro Fabio.

Rossella Gramatica.
Rossella Gramatica.
7 anni fa

Avete fatto un lavoro d’eccellenza, nell’ambito di una comunità fortemente segnata dalla tragedia ferroviaria.Un paese in lutto che aveva un’impellente necessità di essere informato,non ulteriormente sconvolto da reportage giornalistici dai contenuti scioccanti .Indi,mi compimento con voi per il garbo e la professionalità che hanno contraddistinto il vostro alacre e meritorio giornalismo in un momento tanto drammatico,quanto delicato e doloroso.Lungi dal reputarvi sciocchi ed insignificanti ma umili e grandi reporter.Avete rispettato la dignità di tutti.Ben fatto ,ragazzi!Chapeau!Una buona penna non basta…chi scrive deve sapere, quando essere incisivo e quando essere lieve,quasi carezzevole,nell’uso delle parole.

Rosa Campanelli
Rosa Campanelli
7 anni fa

Che dire di più. ..avete fotografato la STORIA con rigore ed integrità, evidenziando con delicatezza le luci e le ombre.

Angela  Mazzilli  Ventura
Angela Mazzilli Ventura
7 anni fa

Un giornalista NON sbaglia MAI se racconta la verità (che bella…..la verità) . Continuate a raccontarci la verità , anche a rischio d’essere in “pericolo” e impopolari . GRAZIE , Angela Mazzilli , Corato .