Un pizzico di storia e una famosa poesia in dialetto. Il poeta vernacolare Mimmo Mazzilli omaggia così il carnevale coratino. Partendo dalla storia delle tre maschere tipiche (di vecchierelle e sceriffi abbiamo raccontato in questi giorni, mentre i panzoni anche quest’anno, purtroppo, non sfileranno) Mazzilli ripropone i versi de U Carnevale quaratine.
Sono tre le tre maschere tipiche di Corato: Le Panzune, re Vecchiaredde e le Sceriffe. U Panzaune è la prima maschera tipica coratina in ordine di tempo, nata verso la fine dell’ottocento. Simboleggia i nuovi proprietari terrieri arroganti e prepotenti, la nuova borghesia, una specie di pezziendue arrecchesciute. Sono vestiti infatti in maniera poco elegante, ma indossano il gilè sgargiante ed il cappello a falda, ostentano la loro ricchezza, manifestano la loro posizione nella scala sociale. Sono una caricatura alla nuova classe sociale che si andava affermando in quegli anni.
L’altra maschera tipica in ordine di tempo sono le Vecchiaredde, rappresentata a Corato dopo la seconda guerra mondiale alla fine degli anni quaranta. Raffigura una vecchietta che porta sulle spalle una giovane figura che indossa un camice bianco, un pappafico che le copre il volto e un cappello da fata dal quale scendono variopinte stelle filanti. A mio avviso è una maschera attualissima, sembra quasi ideata ai nostri giorni. Potrebbe infatti benissimo voler rappresentare gli anziani che portano sulle loro spalle il peso dei giovani. Si pensi a quante famiglie oggi vivono grazie alla pensione del nonno o della nonna, visto che i giovani non sempre trovano un lavoro che li renda indipendenti o come ha detto qualcuno di recente trovano comodo a fare i bamboccioni, ma penso che questi ultimi sono la minoranza.
La terza maschera tipica coratina è u sceriffe. Questa maschera nasce negli anni cinquanta. La potremmo definire un cow boy latino che ricorda un po’ Zorro e un po’ i toreri con lustrini colorati sul gilé. Una maschera credo di invenzione tutta coratina, influenzata sia dai primi film western che dagli emigranti in America Latina e che risente dei primi segni del benessere che iniziava proprio in quegli anni. Le predette maschere le ripropongo nei versi che seguono dedicati al nostro Carnevale.
U Carnevale Quaratine
U Carnevale quaratine
è na cause fineè na bella tradizione
partecipàisce totte la populazionere criature pe la trombette
le granne pu frisc-chèttesflilene re màsc-chere o stradone
è na bella rappresentazionena morre de crestiane
ci cande, ci sone, ci abatte re maneu Carnevale quaratine
è na cause fine.Sonde assè re masc-carate
e sonde totte aggarbatetrè la fascene da patrune
sceriff, vècchjarèdde e panzunele sceriff sonde stravagande
percè sonde tutte elegandevanne abballenne re vecchjarèdde
zombene accamme re baggianèddetutte in file vanne le panzune
trè quindale l’unecusse è un Carnevale quaratine
e na causa fine.
Il Carnevale Coratino
Il Carnevale Coratino
è una cosa sopraffinaè una bella tradizione
partecipa tutta la popolazionei bambini con le trombette
i grandi con i fischiettisfilano le maschere intorno allo Stradone
è una bella rappresentazioneun gran numero di persone
chi canta chi suona chi batte le maniil carnevale coratino
è una cosa sopraffinaSono tante le maschere
e sono tutte garbatetre però la fanno da padrone
gli sceriffi, le vecchiarelle ed i panzoniGli sceriffi sono stravaganti
perché sono tutti elegantivanno ballando le vecchiarelle
sembrano come delle signorinelletutti in fila vanno i panzoni
ognuno pesa almeno tre quintaliQuesto è il carnevale coratino
che è una cosa sopraffina.
complimenti a tutte le persone che negli anni in passato e fin’ora hanno contribuito con sacrifici e dedizione alla riuscita e ala continuità della festa del Carnevale Coratino.
continuo a non capire perchè i PANZONI non corrono nel corteo…comunque ammazza che versi…
azz …
robba che i poeti vernacolari italiani tutti mi spicciano casa … …