C’è un insospettabile locale al piano terra, in una stradina di periferia, che racchiude pezzi di storia della città. Per scorgerli, basta aprire la porta e osservare con attenzione. A guardar bene, tra attrezzi agricoli di varie fogge, ecco spuntare dei visi femminili. Pur essendo colmi di rughe, hanno uno sguardo vivace e un’aria decisamente familiare.
Sono le “vecchierelle” – r vecchiarèdde, per dirla in vernacolo – tra le più note maschere tipiche del carnevale coratino. È qui che “riposano” per tutto l’anno, fino a quando – a ridosso delle sfilate – si “rifanno il trucco” e si preparano a tornare tra la gente.
A raccontare chi sono le vecchierelle, quando e come sono state concepite, è Cosimo Zitoli, componente della famiglia che circa 80 anni fa ha creato questa maschera e l’ha portata avanti sino ai giorni nostri.
«La vecchierella è stata inventata da mio nonno, Felice Zitoli, nel dopoguerra, intorno al 1945-1947» racconta Cosimo mentre indica una delle maschere realizzate proprio in quegli anni. «All’epoca lui allietava pareti e amici girando di casa in casa. Poi, quando è nato il carnevale, ha iniziato a sfilare e da quel momento la vecchierella non è mai mancata, diventando anche maschera tipica».
La maschera raffigura una donna anziana che porta sulle spalle un uomo. Come scrive la Pro loco, “racchiude in sé il contrasto tra gioventù e vecchiaia e vita e morte: una persona mascherata da fantoccio è sulle spalle della “vecchiarèdde” e rappresenta la sovrapposizione tra Carnevale e Quaresima, ma anche la saggezza degli anziani che continuano a sostenere i più giovani”.
«Rappresenta l’anziano che conduce il giovane verso il futuro, la vecchia generazione che porta sulle spalle la nuova, perché l’esperienza aiuta i più giovani» spiega Cosimo. Quando gli chiediamo come sia assemblato il costume, data la sua particolare conformazione, lui taglia corto: «il segreto resta segreto».
In ottant’anni, la vecchierella si è comunque evoluta. «Mentre le maschere sono rimaste sempre quelle originali – continua Cosimo – la struttura nel tempo è stata alleggerita. Prima era fatta di paglia e ferro ed era pesantissima. Negli anni sono poi stati utilizzati materiali più leggeri, anche se il peso resta comunque non indifferente».
Le vecchierelle sono sempre state viste in abbinamento con i panzoni, altra celebre maschera tipica del carnevale coratino. Questi ultimi, però, non hanno sfilato lo scorso anno e non lo faranno neppure quest’anno, sperando che riescano a farlo nel 2025.
In effetti, ogni anno diventa sempre più complicato sfilare, ma la voglia di mantenere la tradizione è più forte. «Le vecchierelle sono 6 e con il passare del tempo diventa difficile trovare persone in grado di sfilare. Ma, appunto, è una maschera di famiglia: mio nonno la passò ai figli Vito e Pinuccio; poi Vito, mio padre, l’ha passata a me e io la passerò a qualcun altro della famiglia, magari a mio nipote Luigi, quando anche io sarò stanco».
vogliamo anche i panzoni…
il titolo è azzeccato….proprio l’Italia è una nazione appoggiata a tutto tondo sulle spalle degli anziani- gjacchè i giovani, non per colpa loro,non trovano spazio nella vita sociale e quindi assistiamo sempre più al mantenimento di una generazione da parte dei predecessori….altro che la politica che non si rende del tutto conto(?) della povertà sociale ed economica del paese- ormai
troppo giusto, conosco schiere di giovani in pieno vigore delle forze che se non fosse per i genitori o addirittura i nonni in casa starebbero a fare la file dietro la caritas … chi pagherebbe altrimenti le rate dell’ultimo cellulare?