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Cosimo Zitoli racconta la storia delle vecchierelle
Viaggio tra le maschere del carnevale coratino

«Ottant’anni con i giovani sulle spalle». Ma le “vecchierelle” guardano sempre al futuro

Giuseppe Cantatore. Riprese e montaggio Francesco De Marinis
Il racconto di Cosimo Zitoli, componente della famiglia che circa 80 anni fa ha creato "r vecchiarèdde", tra le più note maschere tipiche del carnevale coratino. Quando gli chiediamo come sia assemblato il costume, data la sua particolare conformazione, taglia corto: «il segreto resta segreto»
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C’è un insospettabile locale al piano terra, in una stradina di periferia, che racchiude pezzi di storia della città. Per scorgerli, basta aprire la porta e osservare con attenzione. A guardar bene, tra attrezzi agricoli di varie fogge, ecco spuntare dei visi femminili. Pur essendo colmi di rughe, hanno uno sguardo vivace e un’aria decisamente familiare.

Sono le “vecchierelle” – r vecchiarèdde, per dirla in vernacolo – tra le più note maschere tipiche del carnevale coratino. È qui che “riposano” per tutto l’anno, fino a quando – a ridosso delle sfilate – si “rifanno il trucco” e si preparano a tornare tra la gente.

A raccontare chi sono le vecchierelle, quando e come sono state concepite, è Cosimo Zitoli, componente della famiglia che circa 80 anni fa ha creato questa maschera e l’ha portata avanti sino ai giorni nostri.

«La vecchierella è stata inventata da mio nonno, Felice Zitoli, nel dopoguerra, intorno al 1945-1947» racconta Cosimo mentre indica una delle maschere realizzate proprio in quegli anni. «All’epoca lui allietava pareti e amici girando di casa in casa. Poi, quando è nato il carnevale, ha iniziato a sfilare e da quel momento la vecchierella non è mai mancata, diventando anche maschera tipica».

Una vecchierella
Una vecchierella

La maschera raffigura una donna anziana che porta sulle spalle un uomo.  Come scrive la Pro loco, “racchiude in sé il contrasto tra gioventù e vecchiaia e vita e morte: una persona mascherata da fantoccio è sulle spalle della “vecchiarèdde” e rappresenta la sovrapposizione tra Carnevale e Quaresima, ma anche la saggezza degli anziani che continuano a sostenere i più giovani”.

«Rappresenta l’anziano che conduce il giovane verso il futuro, la vecchia generazione che porta sulle spalle la nuova, perché l’esperienza aiuta i più giovani» spiega Cosimo. Quando gli chiediamo come sia assemblato il costume, data la sua particolare conformazione, lui taglia corto: «il segreto resta segreto».

In ottant’anni, la vecchierella si è comunque evoluta. «Mentre le maschere sono rimaste sempre quelle originali – continua Cosimo – la struttura nel tempo è stata alleggerita. Prima era fatta di paglia e ferro ed era pesantissima. Negli anni sono poi stati utilizzati materiali più leggeri, anche se il peso resta comunque non indifferente».

Le vecchierelle sono sempre state viste in abbinamento con i panzoni, altra celebre maschera tipica del carnevale coratino. Questi ultimi, però, non hanno sfilato lo scorso anno e non lo faranno neppure quest’anno, sperando che riescano a farlo nel 2025.

In effetti, ogni anno diventa sempre più complicato sfilare, ma la voglia di mantenere la tradizione è più forte. «Le vecchierelle sono 6 e con il passare del tempo diventa difficile trovare persone in grado di sfilare. Ma, appunto, è una maschera di famiglia: mio nonno la passò ai figli Vito e Pinuccio; poi Vito, mio padre, l’ha passata a me e io la passerò a qualcun altro della famiglia, magari a mio nipote Luigi, quando anche io sarò stanco».

venerdì 9 Febbraio 2024

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antonio musci
Antonio51
2 mesi fa

vogliamo anche i panzoni…

franco
franco
2 mesi fa

il titolo è azzeccato….proprio l’Italia è una nazione appoggiata a tutto tondo sulle spalle degli anziani- gjacchè i giovani, non per colpa loro,non trovano spazio nella vita sociale e quindi assistiamo sempre più al mantenimento di una generazione da parte dei predecessori….altro che la politica che non si rende del tutto conto(?) della povertà sociale ed economica del paese- ormai

carluccio
carluccio
2 mesi fa
Rispondi a  franco

troppo giusto, conosco schiere di giovani in pieno vigore delle forze che se non fosse per i genitori o addirittura i nonni in casa starebbero a fare la file dietro la caritas … chi pagherebbe altrimenti le rate dell’ultimo cellulare?