Savio Fusaro in piazza durante l’esperimento sociale “Abbracci gratis”
Benda e naso rosso

Abbracci “gratis” in piazza. Savio Fusaro: «Porto la clownterapia tra la gente»

Giuseppe Cantatore
Giuseppe Cantatore
Non è una trovata pubblicitaria o una performance da pubblicare sui social, ma qualcosa di molto più profondo, legato a doppio filo con l'amore per il prossimo e con il progetto "L'albero del sorriso", tramite il quale i volontari donano del tempo a chi si trova in ospedali, rsa, hospice e comunità
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Due braccia spalancate e un cartello, poggiato ai piedi di un ragazzo bendato, con la frase: «Se ti senti solo, abbracciami». L’invito – improvviso e spiazzante – è comparso una domenica mattina in piazza della Repubblica, a Trani. Non una trovata pubblicitaria o una performance da pubblicare sui social. Neppure una goliardata “per vedere l’effetto che fa”. Ma qualcosa di molto più profondo legato a doppio filo con l’amore per il prossimo.

Dietro quella benda, pronto a ricevere e a dispensare abbracci a chi ne avesse bisogno, c’era il coratino Savio Fusaro, uno dei tanti volontari de “L’albero della vita“, associazione tranese impegnata da tempo in progetti per aiutare chi soffre o è in difficoltà.

«Si tratta di un “esperimento sociale”» racconta Savio. «L’abbiamo realizzato poco prima di Natale e per me è stata la prima volta. Ho preparato il cartellone, ho indossato cappello e naso rosso, ho messo la benda, ho aperto le braccia e ho aspettato. All’inizio sentivo solo tante voci. Poi, all’improvviso, ecco gli abbracci: prima una bambina, poi una signora, quindi un vecchietto. “Ma sì, facciamo questo abbraccio” mi ha detto qualcuno. È stato molto emozionante: sentivo prima il profumo della persona che si avvicinava, poi il suo calore. Qualcuno si è fermato in un abbraccio lungo anche cinque minuti… e posso garantire che è un tempo davvero lunghissimo! Alcuni mi sussurravano all’orecchio: “non mi sento solo, ma in questo momento voglio abbracciarti“, oppure “ho bisogno di un abbraccio perché nella mia vita sta accadendo che…” con tanto di lacrime da parte di entrambi. Tant’è che alla fine, dopo circa un’ora e mezza, la mia benda era umida. Tutto ciò che pensavo avrei fatto al momento di ogni abbraccio poi non l’ho fatto, perché si tratta di gesto intimo e spiazzante che genera reazioni non prevedibili».

Proprio la benda è uno dei “segreti” per la buona riuscita dell’esperimento. «È un accessorio fondamentale perché fa cadere le barriere» spiega il volontario. «Io non vedo la persona che si avvicina la quale, a sua volta, non si sente osservata. Non ci sono giudizi o pregiudizi. La timidezza e la vergogna vengono smontate».

Quello degli “abbracci gratis” è solo uno dei tanti progetti realizzati dall’associazione l’Albero della vita, primo tra tutti quello sulla clownterapia denominato “L’albero del sorriso“. Ogni settimana i volontari donano del tempo agli ospiti che si trovano in strutture per anziani, comunità di ogni tipo, reparti ospedalieri, hospice e case famiglia.

«Si tratta di puro e semplice volontariato fatto non nei ritagli di tempo, ma voluto e programmato» prosegue Savio Fusaro. «Ogni nostra “uscita” dura almeno due ore e ogni settimana ne facciamo tre o quattro. Abbiamo a che fare con bambini, anziani, persone intubate e malati terminali. Sono situazioni che ti mettono al tappeto. Cerchiamo di farli sorridere, nei casi più gravi anche solo di far muovere gli occhi o le labbra. Con chi può interagire di più facciamo palloncini, disegni, progetti e balli, questi ultimi soprattutto nelle residenze per anziani. Ma sono tutte attività volte all’unico scopo di dare loro un piccolo sollievo. Nel caso dei più piccoli, cerchiamo di alleviare anche la fatica della famiglia che soffre con loro».

L’approccio è fondamentale. «Io e gli altri volontari siamo debitamente formati su quanto andiamo a fare – continua – ma poi ci vuole anche molta improvvisazione per capire come è meglio comportarsi a seconda del caso che ci troviamo davanti. Ci presentiamo super colorati con camici, cappelli, nasi rossi e ogni tipo di protezione necessaria per evitare rischi ai pazienti. Per questo, ad esempio, non possiamo rimboccare loro le coperte o porgere bicchieri d’acqua».

I primi 30 secondi sono i più difficili. «Ci avviciniamo cercando sguardo degli ospiti senza mai chiedere “come stai?“. Cerchiamo di creare empatia, che è la chiave di tutto: basta un gesto o una musica per stabilire un legame. Nel dubbio, facciamo silenzio e ascoltiamo. Al termine della nostra visita facciamo un briefing di pochi minuti per capire com’è andata, dove abbiamo fatto bene e dove abbiamo sbagliato, per cercare di non ripetere eventuali errori. Il momento più bello è quello in cui, con gli occhi lucidi, ci chiedono quando torneremo di nuovo. Capita anche che i pazienti non abbiano voglia di stare con noi: in quel caso rispettiamo il loro bisogno e passiamo oltre. Io faccio parte dell’associazione da ottobre e ricordo bene la mia prima uscita in un hospice. C’era una donna ricoverata per un grave esaurimento che piangeva e non ci voleva. Poi, da una parola detta quasi per caso, è scattata la molla».

Cosa fa scattare la molla per avvicinarsi alla clownterapia? «L’aiuto per il prossimo, avere tutto nella vita e pensare che con poco si possono aiutare anche gli altri» risponde Savio senza alcuna esitazione. «Tutti i clown hanno dietro una sofferenza, ma sanno che il loro è un piccolo problema rispetto ad altri e quindi si sentono dei giganti. La prima terapia e il primo risultato sono per noi stessi».

Il progetto

Clownterapia nel reparto pediatrico di un ospedale
Clownterapia nel reparto pediatrico di un ospedale

«L’Albero del sorriso – spiega la presidente dell’associazione, Dina Schiavulli – è un gruppo di clown di corsìa nato nel maggio 2014 grazie ad un gruppo di formatori esperti che operano nello stesso campo da più di 13 anni, sostenuto grazie alla voglia dei volontari di donare sorrisi ai malati, nel pieno spirito e seguendo il codice etico dei clown terapisti. Nelle nostre attività di volontariato non c’è nessun tipo di lucro e di conseguenza non raccogliamo denaro per strada né in alcuna altra sede. Il volontariato è un bene per la comunità: più bene si dona agli altri, meglio si sta. Ed è lo scopo che noi, come altre associazioni di volontariato, perseguiamo. Come associazione siamo sempre disponibili a collaborare con chiunque persegua la nostra stessa mission».

«Da tanti anni in molte scuole medie e superiori della province BAT e Bari – continua la presidente – realizziamo progetti rivolti ai ragazzi con dei temi ben precisi come l’empatia, giudizio e pregiudizio, la fiducia. Il riscontro positivo di questi progetti ha fatto allargare a macchia d’olio le richieste da parte di altre scuole. Periodicamente organizziamo esperimenti sociali come “Eye contact” (contatto visivo), “Abbracci gratis“, “Testa e Piedi” che vengono realizzati in alcune piazze importanti come piazza Cattedrale a Trani, piazza del Ferrarese a Bari e tante altre. Inoltre i nostri volontari attraverso delle raccolte alimentari, di materiale scolastico o di indumenti, danno sostegno a molte famiglie che stanno attraversando momenti di difficoltà.

Tante le donazioni fatte dall’associazione. «Testi per bambini presso reparti pediatrici o sul tema universo e salute, ma anche aste porta flebo al reparto di pediatria all’ospedale Dimiccoli di Barletta. Numerose anche le iniziative sociali che i nostri volontari realizzano con amore, dedizione e positività, facendo sentire meno sole persone che attraversano momenti difficili. Un paio di volte all’anno – conclude Dina Schiavulli – organizziamo anche corsi per formare e creare nuovi volontari di clown care terapy». L’associazione L’Albero della vita ha sede a Trani in via Stendardi, 41.

mercoledì 24 Gennaio 2024

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Francesca
Francesca
3 mesi fa

Semplicemente meravigliosi!!!
Grazie Dina per aver dato inizio a questa stupenda avventura ❤️❤️❤️, grazie Savio per le belle parole spese e grazie a tutti coloro che fanno parte di questa grande famiglia “l’albero del sorriso” e a chi vorrà farne parte!
Ma soprattutto grazie a tutti coloro che ci accolgono nelle loro strutture!!!

Anonimo
Anonimo
3 mesi fa

Vieni a Corato!.Ci sono tanti genitori che lottano soli contro la merda della droga.Che strappa loro i figli,li trascina in un tunnel senza via di uscita.Li obbliga a diventare complici dei loro figli,li mette sul lastrico dal punto di vista economico.Mamme sole abbandonate dallo Stato ,dai Sindaci che pensano solo a farsi selfie.Queste mamme , avrebbero bisogno di quell’abbraccio!

Nica Testino
Nica Testino
3 mesi fa

Chiara Amirante e i volontari dell’associazione Nuovi Orizzonti, sono decenni che propongono questa meravigliosa esperienza degli “abbracci gratis”. Sono felice che anche altre associazioni e altre personene abbiano fatto propria questa meravigliosa esperienza.