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Endometriosi: come viene trattata?

La Redazione
Endometriosi: come viene trattata?
L’endometriosi è una delle patologie ginecologiche benigne più diffuse tra le donne in età fertile. Consiste nella presenza di porzioni di endometrio in zone del corpo diverse dalla cavità uterina
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L’endometriosi è una delle patologie ginecologiche benigne più diffuse tra le donne in età fertile. Consiste nella presenza di porzioni di endometrio in zone del corpo diverse dalla cavità uterina. Causa di infertilità femminile e di dolori spesso difficili da sopportare durante i giorni del ciclo mestruale, è nota per il fatto di essere una delle patologie con maggior ritardo diagnostico.

In media, dopo l’inizio dei sintomi possono volerci anche 7 anni prima di arrivare alla diagnosi.

Come si cura

Per l’endometriosi non esiste una cura definitiva. Nei casi in cui la malattia sia di livello particolarmente grave e la paziente non abbia il desiderio di riprodursi, si può procedere con l’intervento di isterectomia (andando qui troverai un approfondimento di Vediamocichiara sull’asportazione dell’utero, utile per documentarti in merito alle altre indicazioni per l’operazione).

In altri frangenti, esistono diverse strade che, sulla base della situazione clinica specifica della paziente, è possibile prendere in considerazione. Tra queste spiccano, per esempio, l’approccio farmacologico.

Alla paziente vengono prescritti farmaci ad azione ormonale, il cui scopo è quello di far raggiungere all’organismo della donna una situazione di amenorrea. Nell’elenco dei farmaci che possono essere inclusi in un piano terapeutico contro l’endometriosi è possibile citare, giusto per fare uno dei tanti esempi possibili, il danazolo, androgeno sintetico che inibisce i processi ovulatori.

Dopo la terapia con questo medicinale, in alcuni casi si procede con la prescrizione di contraccettivi orali combinati. Questi ultimi possono essere assunti sia continuativamente, sia con uno schema ciclico.

Lo schema terapeutico appena descritto è particolarmente indicato nei frangenti in cui la donna con endometriosi intende preservare la propria fertilità.

Se l’endometriosi è a uno stadio minimo o lieve, il trattamento farmacologico non compromette la fertilità femminile.

L’approccio chirurgico

Come accennato nelle righe precedenti parlando dell’isterectomia, contro l’endometriosi è possibile intervenire pure chiamando in causa un approccio chirurgico.

Nei casi in cui si opta per le tecniche conservative, il principale punto di riferimento è la chirurgia laparoscopica. Quando è indicata? Ecco i casi possibili:

  • Quadro di dolore pelvico che, nonostante le terapie farmacologiche, non cambia;
  • presenza di endometriomi (cisti caratterizzate dalla presenza di sangue vecchio che ha origine dall’endometrio);
  • aderenze pelviche importanti.

Indicata anche nelle situazioni in cui si ha intenzione di preservare la fertilità o in quadri clinici caratterizzati da un’ostruzione delle tube di Falloppio, senza dimenticare le situazioni in cui si prova dolore durante i rapporti.

Come avviene l’intervento? Operazione chirurgica caratterizzata da un approccio mini invasivo, prevede l’esecuzione, da parte del chirurgo, di incisioni che vanno dai 5 ai 10 mm.

Attraverso queste ultime, viene inserita una telecamera di dimensioni estremamente ridotte, a sua volta collegata a un monitor. Sempre attraverso le incisioni, si procede all’inserimento degli strumenti necessari alle asportazioni.

Intervento che permette di rimuovere cisti endometriosiche, quando presenti, focolai di endometriosi superficiale, ma anche di procedere, nei casi in cui le indicazioni lo richiedono, all’escissione dei noduli causati dall’endometriosi profonda, la laparoscopia deve essere eseguita da un chirurgo altamente esperto nella tecnica.

Per amor di precisione, è il caso di citare pure l’endometriosi intestinale. In questo frangente, si può procedere in diversi modi a seconda del livello di intensità della patologia.

Nei casi in cui non è profonda, si opta per il cosiddetto shaving, ossia l’asportazione superficiale dell’aderenza. Non è necessario ricorrere a incisioni della parete intestinale.

Da citare sono anche i frangenti in cui è indicata la cosiddetta resezione discoide. In questa situazione, la parete intestinale viene incisa, si asporta unicamente la porzione di intestino dove è presente il nodulo causato dall’endometriosi profonda e si sutura tutto.

In situazioni in cui la gravità è di livello importante, viene asportata una porzione di intestino e si procede successivamente a ricongiungerla con l’estremità più vicina.

Si decide quale tecnica adottare anche sulla base di risultati come l’ecografia e, in alcuni casi rari, la risonanza magnetica.

 

lunedì 4 Dicembre 2023

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