L'esperienza

Corsi flessibili, strutture sportive e niente classi pollaio: la scuola dei sogni è in Finlandia

Vincenzo Avveniente
Vincenzo Avveniente
A sinistra, il docente tranese Francesco Pacini
La testimonianza del docente Pacini che racconta il suo Erasmus in Finlandia: "Come si fa a creare amore per la cultura in luoghi che vivono degrado da anni e tagli da decenni? Il nostro è un problema con una radice sociale, c’è bisogno di un rinnovamento con prospettiva da qui a vent’anni"
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Il docente Pacini impegnato in una lezione di storia durante l'esperienza in Finlandia
Il docente Pacini impegnato in una lezione di storia durante l'esperienza in Finlandia

Il racconto dell’esperienza di Francesco Pacini, docente tranese di storia e italiano all’Itet Tannoia di Corato, sembra frutto della sua invenzione o del desiderio che qualunque insegnante auspicherebbe per il proprio ambiente di lavoro. All’ascolto, la sua pare la risposta alla domanda “Qual è la scuola che vorresti”. Eppure, si tratta semplicemente del modello d’istruzione superiore finlandese, quello che ha avuto modo di conoscere e approfondire nell’ambito dell’esperienza Erasmus+ vissuta con un collega e otto alunni la settimana scorsa.

Sono bastati sei giorni per lasciare gli studenti “increduli, entusiasti, due di loro mi hanno detto: certo che così ti viene voglia di andare a scuola! – racconta Francesco – sono tornati a casa consapevoli che la realtà qui è limitante e vorrebbero tornare lì”.

A Joensuu, città finlandese di 73mila abitanti al confine con la Russia, il mondo sembra viaggiare ad un’altra velocità. Non solo per quanto riguarda la scuola, ma considerando le stesse attività del territorio come coinvolte nel processo formativo dei ragazzi. È “sinergia” la parola chiave che raccoglie la ricchezza di questa realtà: “la scuola è aperta al pubblico, tramite le attività di formazione dei ragazzi, seguiti da professionisti, si crea economia e tutto il guadagno viene reinvestito nell’istruzione stessa. La scuola è autosufficiente: i cittadini possono scegliere di farsi riparare l’auto all’istituto meccanico se non hanno fretta che il lavoro venga svolto nell’immediato, risparmiando, o comprare arredi realizzati nei laboratori di falegnameria, ad esempio”. Il bilancio è costantemente in utile, con cifre da capogiro. 

L’innovazione parte senza dubbio dall’infrastruttura. “Ho trovato banchi fonoassorbenti che riducono il rumore delle aule – aggiunge Francesco – spazi isolati per lo studio personale, scrivanie ad altezza regolabile, aule di musica con strumenti infiniti. Per le lezioni di storia gli insegnanti hanno a disposizione materiali praticamente autentici che possiamo definire degli oggetti di scena con cui animare, ma anche far rendere conto gli studenti di quelle che erano tante particolarità dei periodi storici: ho indossato un’armatura con il peso reale di quelle romane, con scudo ed elmo. Geografia? Con i visori c’è la possibilità di catapultarsi in qualsiasi luogo del mondo, visitare il Louvre o addentrarsi nelle piramidi egizie. La didattica è interattiva ed esperienziale“. 

Una precisazione è utile per contestualizzare una netta differenza tra il modello italiano e quello finlandese: quella che in Italia è la scuola media, in Finlandia ha durata di 9 anni, con una specializzazione di scuola superiore di successivi 3 anni (16-19 anni d’età). “Una caratteristica fondamentale è la flessibilità dei corsi: ad uno studente viene concessa la possibilità di frequentare anche corsi che sono fuori dal proprio percorso di studi, oltre che di scegliere i corsi specifici del proprio. Nessuno ha fretta, viene permesso di concludere gli studi anche in più tempo qualora ce ne fosse bisogno, lasciando agli studenti la possibilità di sostenere gli esami finali quando lo ritengono opportuno, anche in quattro anni. 

Niente classi “pollaio”, massimo 24 studenti, lezioni da 45 minuti con 15 di pausa da trascorrere come si preferisce, persino riposando in spazi confortevoli. Le strutture sportive sono aperte anche fuori dagli orari scolastici, ad esempio la palestra attrezzata è accessibile fino alle nove di sera: “il dirigente mi ha raccontato che ci andava alle 6:30 del mattino prima dell’inizio delle lezioni” svela Francesco. Confronto, dialogo, ma soprattutto massima responsabilità per un bene comune

È questa la differenza più grande, quella culturale. “Penso alla teoria delle finestre rotte: essa ha stabilito che segni di deterioramento in un’automobile abbandonata per strada, a prescindere dal luogo in cui si trova, generano azioni di distruzione e criminalità. Mutuando questo concetto in ambiti diversi, anni di incuria hanno generato luoghi che cadono letteralmente a pezzi e che incentivano un processo di degrado che non riguarda solo le strutture, ma anche la qualità dell’insegnamento e l’idea stessa di utilità che la trasmissione dei saperi può comportare nella vita di un adolescente. Come si fa a creare amore per la cultura in luoghi che vivono degrado da anni e tagli da decenni? Il nostro è un problema con una radice sociale, c’è bisogno di un rinnovamento non indifferente con prospettiva da qui a vent’anni probabilmente”.

E poi ancora, in Finlandia, sostegno agli studenti, ma anche a docenti: è possibile consultare counselor, psicologi o infermieri, che fanno parte dello staff della scuola. “Non ci sono collaboratori scolastici, i computer non sono sotto chiave con il timore che possano essere distrutti o rubati, perchè è ben chiaro che concorrere al bene collettivo è più importante del bisogno del singolo. Mi ha stupito anche il rapporto del dirigente con alunni e docenti, un esempio: per la scelta delle nuove sedie ha chiesto consiglio direttamente ai ragazzi aggiungendo “sono loro che ci si devono sedere”, il confronto è continuo e mira sempre ad implementare il benessere di tutti” racconta Francesco. 

Qual è, dunque, il bilancio di un confronto fra i due sistemi? “Il sistema finlandese è migliore perchè risponde ad una società che cambia. Un altro esempio è nelle scuole medie, dove c’è l’insegnamento dell’economia domestica: senza distinzione fra maschi e femmine, superando l’annoso problema per cui i primi devono lavorare e le donne badano alla casa, abbattendo le barriere di genere. Ho visto integrazione tra etnie, rispetto dei ruoli senza maleducazione o prevaricazione. Il tutto gratis, in una scuola pubblica, perché qui nessuno si immagina di non pagare le tasse e questo si traduce in servizi all’avanguardia che hanno una ricaduta positiva sulla collettività. Noi italiani siamo invece impantanati nell’idea che fregare il prossimo sia più fruttuoso di concorrere al bene comune. E questa idea non verrà mai debellata finché le scuole saranno luoghi della distruzione e non della costruzione” evidenzia Francesco.

E in Italia? “Posso fare l’esempio del mio istituto: la Dirigente si è attivata per investimenti mirati all’acquisto di droni, alle strumentazioni per la mappatura del territorio e alle serre di ultima generazione acquistate dalla scuola. Cosa salvo del nostro sistema? La passione dei docenti, che a volte ci rimettono anche di tasca propria. Sono loro che tengono in piedi la scuola italiana”. Con speranza, ma soprattutto programmazione, sognare un cambiamento anche qui non è impossibile. “Serve un impegno politico serio, pensare di qui a vent’anni e destinare soldi, risorse, oltre che tanta cultura. In Finlandia non è possibile accorgersi se un edificio è di ultima generazione o se è di cent’anni fa, la ristrutturazione è completa, sempre moderna. L’unico dettaglio che svela se un edificio è vecchio sono le scale, lasciate intatte per via degli avvallamenti sulla pietra che raccontano i passi degli studenti saliti da lì” conclude. Un passaggio di testimone tra presente e futuro, come quello che servirebbe anche tra Italia e Finlandia nel mondo della scuola.

domenica 8 Ottobre 2023

(modifica il 12 Ottobre 2023, 12:57)

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carluccio
carluccio
7 mesi fa

probabilmente i finnici avranno dei governi stabili e rigorosi che permettono progetti e visioni di lungo termine. in italia, tranne che con berlusconi, un governo non è mai durato nemmeno un quinquennio, con record negativi della durata addirittura di pochi giorni. e questo sin da quando esiste la repubblica … di cosa stiamo a parlare? se poi, come dimostrato ultimamente, a questo si aggiunge una insana conflittualità tra organismi dello stato, è come se le ruote della nostra auto fossero in contrasto con il motore e il cambio in querelle con il carburatore e la marmitta in dissidio con i fanali anteriori … ma dove andremmo? da nessuna parte …