Quei misteriosi fiori obliati nell’affresco in Chiesa Matrice
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Quei misteriosi fiori obliati nell’affresco in Chiesa Matrice

Giuseppe Magnini, cultore di storia locale e socio Archeoclub Corato “Padre E. D’Angelo”, ha voluto approfondire la ricerca sui fiori dell’affresco e realizzare un lavoro di ricostruzione digitale, pubblicato sul sito academia.edu
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L’affresco attribuito al maestro ZT del XVI secolo presente in chiesa Matrice è stato oggetto di molte attenzioni e ricerche sia dal punto di vista ricostruttivo che iconografico. Tutti gli eventi ad esso dedicati, sia prima ed anche dopo la pandemia, avevano un unico obiettivo e cioè quello di valorizzare un’opera tra le più belle ed antiche presenti a Corato.

La sua scoperta risale al 1957 grazie ad un evento fortuito in cui venne alla luce dopo che fu murato per diversi secoli. Poiché molte parti dell’opera risultavano perse o distrutte, furono realizzati ad opera di esperti interventi di restauro e consolidamento, tra cui gli ultimi risalgono al 2004.

La maggior parte degli studi sull’affresco si sono sempre concentrati nella parte superiore, cioè quella in cui vi erano i 4 scomparti del polittico con le figure sacre. Infatti nel primo scomparto superiore vi è una raffigurazione della Trinità con angeli laterali (che ricordano alcune opere del Vivarini) e due riquadri uno a sinistra e l’altro a destra dove all’interno sono raffigurati rispettivamente, San Pietro e di San Paolo.

Negli scomparti laterali sinistro e destro vi sono due santi recentemente identificati in Sant’Agostino e San Lorenzo, inoltre nello scomparto centrale è raffigurata la Madonna di Costantinopoli col bambino Gesù, con alle spalle, un drappo e lateralmente si vede un paesaggio che potrebbe rappresentare, in modo stilizzato, la città di Corato com’era tra il XVI ed il XVII secolo dove si intravedono una chiesa col campanile, delle mura con delle merlature, delle torri, delle case con tetti spioventi, comignoli e  finestre.

In questi anni un solo particolare è stato tralasciato, cioè la parte inferiore dell’affresco. Infatti non è mai stato preso in considerazione, probabilmente a causa dell’alto grado di erosione da parte dell’umidità di risalita che ha portato alla distruzione di alcune figure dipinte, rendendolo quindi incompleto e mancante di molte parti.

Il dott. Giuseppe Magnini, cultore di storia locale e socio Archeoclub Corato “Padre E. D’Angelo”, ha voluto approfondire la ricerca sui fiori dell’affresco e realizzare un lavoro di ricostruzione digitale, pubblicato sul sito academia.edu.

«Per quanto mi riguarda ha suscitato in me sempre una certa curiosità e volevo capire che cosa fosse realmente rappresentato. Con le prime ricerche ho notato che la letteratura, a riguardo, descriveva la parte inferiore come un tappeto di fiori, senza mai scende nei particolari e cioè che tipi di fiori, che colore e che forma e dimensione avessero», riferisce Magnini.

Attraverso delle foto ravvicinate ad alta risoluzione e con una buona illuminazione si è osservato che nella parte inferiore dell’affresco ci sono moltissimi fiori (più di 70 ma in origine dovevano essere il triplo) con 4, 5, 6 e 7 petali colorati (bianchi, gialli, azzurri e rossi) di varie dimensioni, delle piccole roselline, dei fiori conici ma anche delle piante verdi con foglie strette e lunghe oppure arrotondate.

Un altro elemento interessante della decorazione floreale riguarda anche la tipologia dei fiori e delle piante realizzate dall’autore, che a prima vista potrebbe sembrare puramente decorativa, ma nell’insieme dell’opera ha un grande significato simbolico. Infatti in alcune rappresentazioni artistiche, i fiori raffigurano la rinascita del ciclo stagionale e nella simbologia cristiana rappresentano l’amore terreno e celeste, la Passione e la Resurrezione di Cristo dalla morte avvenuta proprio in primavera. Difatti probabilmente nell’affresco il maestro sembra aver voluto congiungere la rappresentazione della morte di Cristo in croce nella parte superiore con la rinascita attraverso un prato di fiori nella parte inferiore.

Anche i colori utilizzati non sono casuali. Infatti quelli predominanti sono: il bianco, il giallo, l’ocra, l’azzurro ed il rosso, che nell’ambito cristiano hanno una forte valenza simbolica. Questi tipi di fiori non sono presenti solo in quest’opera, ma l’autore li ha rappresentati anche nel quadro della Madonna di Costantinopoli presente nella Cattedrale a Ruvo di Puglia, infatti hanno la stessa forma e modalità rappresentativa di quelli presenti nel tappeto di fiori dell’affresco di Corato, un particolare importante che a causa delle loro piccole dimensioni non erano mai stato oggetto di un approfondito confronto.

Quindi l’autore, nel dipingere le due opere, realizzò la decorazione floreale a Corato nella parte inferiore per completare l’affresco, mentre per la Madonna di Costantinopoli del quadro di Ruvo, la decorazione floreale fu inserita come riempitivo laterale, a differenza di quello di Corato, dove alle spalle della Madonna invece vi è rappresentato un paesaggio.

Grazie a questa ricerca Magnini ha anche avanzato l’ipotesi sulla presunta datazione dell’affresco che potrebbe essere precedente al quadro presente a Ruvo di Puglia. Queste ulteriori osservazioni e ricostruzioni di questi piccoli particolari dell’affresco del maestro ZT in chiesa Matrice non fanno altro che andare a valorizzare e a caratterizzare la bellezza di un’opera molto importante per il suo valore storico artistico. «E chissà quant’altro ancora ci potrà rivelare tale opera in futuro» conclude Magnini.

lunedì 2 Ottobre 2023

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Vincenzo Quinto
Vincenzo Quinto
7 mesi fa

Ennesimo eccellente lavoro del Mitico Prof Magnini. Complimenti