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L'incontro con l'autore

Massimo Caponnetto racconta suo padre Nino, il giudice che guidò il pool antimafia

Ci sono figure che hanno segnato indelebilmente la storia dell’Italia, attraverso la loro lotta al crimine, pagando in alcuni casi con la vita il loro essere fedeli all’ideale di giustizia e di legalità. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono, indubbiamente, le figure più emblematiche della lotta alla mafia, colpiti dallo stesso destino a distanza di poche settimane l’uno dall’altro.

A guidare la loro azione, per un lungo periodo, fu il giudice Antonino Caponnetto, capo del pool antimafia dal 1983 al 1990, che raccolse il testimone di Rocco Chinnici, assassinato dalla mafia.

Una figura, quella di Antonino Caponnetto, la cui vita personale e familiare è stata scandita da una costante e pervicace lotta alla criminalità organizzata.

Caponnetto, però, fu anche marito e padre amorevole. Un lato umano svelato da suo figlio, Massimo, autore del libro  “C’è stato forse un tempo” nel quale si racconta l’incontro e l’amore che hanno legato Antonino Caponnetto e Bettina Baldi e le vicende che, a partire dagli anni ’80, impegnarono professionalmente il magistrato a Palermo.

Massimo Caponnetto è stato ospite a Corato, per presentare il suo libro e per parlare ai tanti ragazzi degli istituti scolastici superiori di Corato, il significato di una vita interamente votata alla lotta al crimine.

Non a caso l’incontro si è tenuto all’indomani dell’anniversario della strage di Capaci, costata la vita al giudice Falcone, a sua moglie e agli agenti della sua scorta.

Giuseppe Di Bisceglie

giovedì 25 Maggio 2023