Viaggio nell’Eremo di Cottanello dedicato al nostro Santo Patrono
L’Eremo di Cottanello
La scoperta

“Qui riposava il capo San Cataldo”

Marina Labartino
Nell’Eremo di Cottanello dedicato al nostro Santo Patrono, anche un quadro con le immagini della statua lignea e del busto d’argento custodite nella Chiesa Matrice di Corato
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Gita fuori porta alla scoperta di un Eremo che porta il nome del nostro Santo Patrono Cataldo, Vescovo di Rochau, vissuto nel VII secolo d.c. (610-685). È situato a pochi passi da Cottanello, piccolo borgo arroccato su di un verdeggiante colle della provincia di Rieti, nei pressi della villae rusticae di Aurelia Cotta, matrona romana nota per essere stata la madre di Caio Giulio Cesare.

Preziosa e forse unica testimonianza del culto in Sabina, l’Eremo, incastonato nella roccia calcarea, protegge, da oltre un millennio, la comunità di Cottanello. La struttura risulta “aggrappata” alla roccia con il basamento di tre archi incassati nel monte. La facciata è ornata con un piccolo campanile a vela che ospita una campana settecentesca in bronzo. L’entrata presenta un architrave in pietra locale.

Le origini del luogo sacro, presumibilmente risalenti al VII secolo, sono dovute alla presenza dei frati benedettini residenti nell’abbazia di Farfa -fondata tra il 560 e 570 d.C. da San Lorenzo Siro- i quali, predicando nella zona, lo usavano come rifugio o luogo di eremitaggio.

L’affresco bizantino che riproduce le sembianze di San Cataldo su di una parete del vano più interno della cappella, non ci consente di azzardare date certe, poiché tale arte si sviluppò in un arco di tempo piuttosto ampio, tra il V e il XV secolo d. C. Tuttavia è probabile che San Cataldo abbia fatto sosta nell’Eremo tra il 679 e il 680, durante il viaggio intrapreso dall’Irlanda per raggiungere la Terra Santa, percorrendo quella ora nota come via Francigena, all’epoca uno stretto cammino (oggi ancora visibile al di sopra dell’eremo) aspro e irto di pericoli che si inerpicava tra rocce e vegetazione selvatica, ma nessun riscontro storico ha mai avvalorato tale ipotesi.

Forse furono proprio i Benedettini a dedicargli l’Eremo, entusiasmati dalla notizia del clamoroso rinvenimento del suo corpo avvenuto nel 1094, durante la ricostruzione della cattedrale tarantina distrutta nel 927 dai Saraceni. Oppure la venerazione potrebbe essere giunta a Cottanello grazie a qualche abitante del luogo, assoldato nel 1503 dalle truppe spagnole nell’ambito della Guerra d’Italia del 1499-1504, tra Luigi XII di Francia e Ferdinando II di Aragona. Conflitto combattuto anche in Puglia, durante il quale re Ferdinando fu sconfitto a Ruvo di Puglia e a Cerignola, nel cui contesto avvenne la famosa Disfida di Barletta del 1503.

Si può pure presumere che il culto sia stato portato a Cottanello dai monaci francescani Zoccolanti, il cui ordine ebbe un ruolo molto attivo a Corato per diversi secoli, dal 1300 al 1800, come guida spirituale e sociale. È possibile pure che il culto di San Cataldo sia stato diffuso dai frati francescani nello stesso periodo in cui alcuni membri dell’ordine edificarono il convento coratino a lui dedicato nel 1506, attualmente sede del Municipio. Ricordiamo che l’apparizione di San Cataldo al contadino coratino Quirico Trambotto è datata 1483, sebbene l’episodio leggendario sia stato raccontato per la prima volta dal frate francescano vescovo Francesco Gonzaga nel volume “De origine Seraphicae Religionis Franciscanae eiusque progressibus” del 1587.

Le ipotesi sono dunque tante, ma nessuna certezza su come e quando si sia sviluppato il culto a Cottanello. Sebbene il patrono di Cottanello sia stato da sempre S. Andrea, gli abitanti, da secoli, hanno avuto una particolare predilezione per S. Cataldo, tanto che anche la chiesa all’inizio del paese, oggi dedicata a San Luigi, un tempo era a lui intitolata.

Nominato compatrono, San Cataldo è festeggiato con grande fervore dai Cottanellesi il 10 Maggio di ogni anno, non solo perché in tale data ricorre il ritrovamento della tomba con i suoi resti mortali a Taranto, ma soprattutto perché, proprio in quella data, nel 1944, gli abitanti di Cottanello furono salvati dall’offensiva delle truppe tedesche affidandosi a San Cataldo e, in tale circostanza, espressero il voto di non mangiare carne alle vigilie della festa del Santo. Una tradizione che permane tuttora.

A San Cataldo sono stati dedicati molti “ex-voto”, alcuni ancora visibili all’interno dell’Eremo, compresa una pala d’altare raffigurante il Santo ed un’iscrizione scolpita in cima alla piccola apertura quadrangolare sita sul lato destro della cappella che riporta le testuali parole: “Qui riposava il capo di San Cataldo”. Tra i miracoli attribuiti a tale luogo anche quello di guarire dalle cefalee di chi, con fede, poggia il capo nella citata cavità situata tra l’affresco di San Cataldo e quello di San Nicola.  Dall’Irlanda alla Terra Santa, dal Lazio alla Puglia, San Cataldo continua la sua opera di evangelizzazione attraverso il ricordo dei suoi prodigi miracolosi ed è mèta di escursioni tra fede ed arte.

L’interno dell’Eremo è infatti decorato con diversi e preziosi affreschi. Il più importante, per dimensione, è in stile bizantino risalente al XII secolo. Raffigura il Cristo Benedicente su un trono gemmato, affiancato sui due lati dai dodici apostoli, sei dei quali riconoscibili grazie a elementi che li caratterizzano. Interessante è il simbolo visibile sulla gamba destra del Cristo, un TAU forse apposto da San Francesco, quando tra il 1217 e il 1223 sostò a Cottanello. L’affresco del Cristo venne alla luce solo nel 1944 durante la suddetta incursione dei soldati tedeschi in ritirata che fecero saltare il ponticello sottostante la Chiesa. L’eremo rimase miracolosamente integro, ma la deflagrazione delle bombe screpolò l’affresco raffigurante una veduta di Cottanello nel XVII secolo, sovrapposto a quello più antico del Cristo.

Nella cappella vi sono anche altre raffigurazioni realizzate tra il XV e il XVII secolo. Oltre ai menzionati San Cataldo e San Nicola, spiccano due Madonne Odegitria, di cui una sostiene un Bambino il cui volto ricorda moltissimo i lineamenti di San Francesco, mentre la volta a crociera è dipinta con scene tratte dalla Genesi raffiguranti il peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre.

Per secoli il santuario venne gestito dalla compagnia di S.S. Andrea e Cataldo che, grazie a cospicue rendite, ha assicurato la manutenzione e le regolari celebrazioni eucaristiche. Nel tempo le attività sono cessate quasi del tutto e il deterioramento e il degrado divennero quanto mai evidenti all’inizio dell’Ottocento, per aggravarsi ulteriormente nei decenni successivi. Oggi l’intero Eremo è stato recuperato, è visitabile e le opere sono state restaurate nel 2003.

Qualche anno fa si è arricchito di un quadro donato da Cataldo Labartino, cittadino romano di origini coratine, nel quale campeggiano le immagini della statua lignea e del sontuoso busto d’argento custoditi nella nostra Chiesa Matrice. In tale occasione ha consegnato pure una brochure riportante la storia del culto coratino dedicato a San Cataldo, compresa quella dell’apparizione a Quirico Trambotto, il miracolo della liberazione dal flagello della peste e altre notizie sul nostro Santo Patrono.

Chissà che qualche turista passante per Cottanello non si incuriosisca al punto tale da fare una capatina anche a Corato, magari durante i giorni in cui si tengono i solenni festeggiamenti agostani, e si lasci conquistare da quanto di meglio la nostra città può offrire.

mercoledì 10 Maggio 2023

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Mariella
Mariella
11 mesi fa

Bellissima ricerca e articolo ben scritto e dettagliato.
Brava Marina

carluccio
carluccio
11 mesi fa

complimenti, finalmente qualche notizia approfondita e interessante sul nostro santo patrono, di cui quasi nessuno sa nulla, a parte il fatto dei buoi …