Da Lo Stradone

Le chiavi di Pietro: il ritratto dello storico collaboratore della chiesa Matrice

Francesca Maria Testini
Pietro
Pietro è il “collaboratore storico” della chiesa Matrice che la apre alle 7.30 ogni mattina e da quarant’anni accoglie i fedeli con il sorriso
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Riproponiamo su CoratoLive.it gli articoli “senza tempo” pubblicati nei mesi scorsi su Lo Stradone. Un modo per avvicinare i lettori del web agli approfondimenti svolti sul cartaceo. Oggi raccontiamo la storia di Pietro, il “collaboratore storico” della chiesa Matrice che apre alle 7.30 ogni mattina e da quarant’anni accoglie i fedeli con il sorriso. Per abbonarsi a Lo Stradone è possibile mandare una email all’indirizzo info@lostradone.it oppure chiamare il numero 080.8983954.

Entrando in chiesa Matrice la prima persona che si incontra è Pietro, un 64enne che da circa quarant’anni apre e chiude la chiesa, prepara l’altare e accoglie con semplicità e un sorriso chi varca la soglia della rettoria più importante della città di Corato. Non è il sagrestano – che da definizione è un laico stipendiato che con un regolare contratto ha il compito di tenere in ordine la sagrestia e gli arredi sacri, di pulire, di sorvegliare e custodire la chiesa – ma un collaboratore che da volontario coadiuva il rettore in alcuni compiti pratici come, appunto, l’accoglienza dei fedeli. Alle 7:30 di solito apre la chiesa e prepara l’altare, l’ambone e i foglietti, se in quella giornata ci saranno celebrazioni eucaristiche particolari. Pietro è un volto familiare per molti coratini che nell’arco della loro vita hanno frequentato, per un motivo o per un altro, la chiesa Matrice.  A tutti, o quasi, sarà capitato di scambiare due chiacchiere con lui: dal commento del tempo meteorologico a qualche notizia sulla vita cittadina o della chiesa locale o sul Papa e sugli ultimi fatti di attualità e cronaca con Pietro si fatica a stare in silenzio. Sono in tanti ad avere un ricordo di lui e di suo fratello Michele che fino all’anno scorso, quando è deceduto, lo ha aiutato in questo servizio volontario alla chiesa. Pietro è un confidente per alcuni, è un amico per chi vive la solitudine e in lui trova chi può fargli compagnia e ascoltarlo, è un punto di riferimento per il rettore e non solo, è la prima persona che un turista incontra quando visita la chiesa. A lui tocca anche suonare le campane, ma non è un campanaro perché ormai è tutto automatico.

Il suo servizio ebbe inizio quando il “sagrestano” della parrocchia San Giuseppe (Vincenzo) gli propose di fare il “custode” della chiesa Matrice dove il “sagrestano” Tiuccio era morto. A quei tempi ogni chiesa aveva il suo collaboratore storico: «Michele nella chiesa Santa Maria Greca, Ciccillo nella chiesa Madonna del Carmine e Pasquale nella chiesa Incoronata», ricorda Pietro. In quegli anni la chiesa Matrice era ancora parrocchia e il suo parroco era don Giuseppe Falco (1980 – 1987). A insegnargli come sistemare l’altare prima di ogni celebrazione eucaristica e la terminologia liturgica, che oggi Pietro sfoggia orgoglioso di conoscere, fu però un altro sacerdote, ovvero don Michele Marcone che abitava di fronte la chiesa.  Di lì a poco la chiesa Matrice divenne rettoria, era l’anno 1987, e accolse come primo rettore Padre Emilio D’Angelo. Missionario del S. Cuore, giunto a Corato nell’ottobre 1978 e fondatore dello storico mensile Lo Stradone nel 1979. Padre D’Angelo occupa un posto importante nei ricordi di Pietro: «Mi piaceva molto Padre D’Angelo, piccolino come me, era un bravo rettore anche se trascorreva molte ore in redazione», mi racconta Pietro in una lunga chiacchierata.

A Padre D’Angelo susseguì nel 1997 don Vitantonio Patruno del quale Pietro ricorda il vocione che tuonava all’interno della chiesa quando lo chiamava o durante le omelie, e al quale si deve la pitturazione dell’intera chiesa.  Nel 2002 fu la volta di don Gino Tarantini che si prese cura non solo della comunità dei fedeli ma anche della chiesa come struttura, preoccupandosi anche della sua importanza storica e artistica: «A lui piace molto l’arte», commenta Pietro. Sotto il suo rettorato, infatti, fu eseguito il restauro dell’affresco dello ZT, la pulizia del portale principale, si tennero alcune edizioni della mostra dedicata al titolo dell’Assunta e della mostra “Olivo non solo Palme ma… storia, leggenda e arte”. Anche don Cataldo Bevilacqua, che divenne rettore nel 2007 e recentemente è tornato alla Casa del Padre, è ricordato da Pietro per il suo vocione: «Sembrava burbero ma era bravo. Sono stati otto anni tranquilli», afferma convinto Pietro.  Nel 2015 una ventata di allegria arrivò in chiesa con il giovane don Peppino Lobascio che nei sette anni di rettorato, nei ricordi di Pietro, si è preoccupato molto della pulizia della chiesa e ha organizzato i pranzi comunitari in collaborazione con la Caritas: «I banchi venivano messi da un lato e i tavoli con tanto cibo posizionati al centro della chiesa! Si rendevano felici tante persone!», riferisce piacevolmente. Da settembre 2022 è rettore don Gino De Palma con il quale oggi Pietro si interfaccia tra le celebrazioni, i Vespri del Giovedì e i fedeli che da sempre sono vicini a don Gino. Durante questi quarant’anni tante le feste di San Cataldo vissute da Pietro e quattro gli arcivescovi conosciuti: Mons. Giuseppe Carata (30 settembre 1986 – 15 dicembre 1990 ritirato), Mons. Carmelo Cassati (15 dicembre 1990 – 13 novembre 1999 ritirato), Mons. Giovan Battista Pichierri (13 novembre 1999 – 26 luglio 2017 deceduto) e Mons. Leonardo D’Ascenzo (in carica dal 4 novembre 2017).  «Monsignor Cassati era buono, mi voleva bene”, mi confida Pietro rassicurandomi anche sulla bontà dell’attuale arcivescovo, monsignor Leonardo D’Ascenzo, quasi suo coetaneo.

Ma Pietro in questo arco temporale non ha visto solo avvicendarsi sacerdoti e vescovi, ma anche tanti fedeli, ha conosciuto tante persone e un po’ le loro storie; ha vissuto la gioia di numerosi matrimoni e la sofferenza di parecchi funerali che sono stati celebrati. «Sono cambiate le cose – mi dice dispiaciuto – Prima partecipavano più giovani alla vita della chiesa, ora ne vedo sempre meno venire qui. Sono diminuiti, in generale, i fedeli che frequentano ma soprattutto i giovani». Mentre sembra aumentato il numero di turisti: «Ho conosciuto tanti turisti tedeschi e francesi che nonostante non capissi la loro lingua ho sempre accolto. Molti si fermano davanti al dipinto dello ZT, altri dinanzi alla fonte battesimale dove fu battezzata Luisa Piccarreta detta La Santa». Non c’è da annoiarsi, anche se da quando suo fratello è deceduto non è lo stesso. Condivideva con lui questa esperienza sin dagli inizi quando a collaborare c’era anche la loro amata madre, oggi novantenne e in buona salute e da sempre felice del volontariato svolto dai figli. Da piccolini, infatti, i due fratelli non erano assidui frequentatori della chiesa. Dopo la prima comunione nella parrocchia Sacra Famiglia con don Ciccio Tattoli Pietro e Michele non andavano sempre in chiesa.

Oggi invece Pietro non passa un giorno senza sedersi in fondo alla chiesa o vicino alla sagrestia e accogliere chi entra per una preghiera o per una richiesta al rettore o una visita. Durante il lockdown, infatti, non è stato facile per Pietro: «Quando la chiesa era chiusa io ho sofferto molto a casa. Mi piace venire qui. Verrò finché la salute me lo permetterà», mi assicura Pietro con quella sua disarmante parlantina.

domenica 23 Aprile 2023

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Anna Cerbone
Anna Cerbone
1 anno fa

Pietro una meravigliosa persona sempre solare e positiva a darti una buona parola

franco
franco
1 anno fa

benedetto vuoi essere anima semlplice

carluccio
carluccio
1 anno fa

l’ottimo pierino, sempre presente, sempre discreto e gran compagnone all’occorrenza … mi ricordo vagamente una sua filastrocca : a cì vèn a stù cumbend, cì fatik e cì acchiamend … vèn zìzì da rèt-rèt e l’accummenz a disc u’cret …

MIMMO SCAVO
MIMMO SCAVO
1 anno fa

GRANDE PERSONA UMANA SEMPRE CON UNA PAROLA DI CONFORTO ,PERO’ NON DIMENTICHIAMO ANCHE SUO FRATELLO MICHELE SEMPRE IN CHIESA ORA PASSATO A MIGLIOR VITA.