La storia

«Quel viaggio a Lourdes che mi ha cambiato la vita»

Cristian Zaza
Cristian Zaza da piccolo
Cristian Zaza è un giovane coratino di quasi quarant'anni che porta con sé una storia densa di significato e fede. A 6 anni viene colpito dalla malattia di Perthes. Dopo un viaggio a Lourdes, tra l'incredulità dei medici, una radiografia attestò che in lui non c’era più traccia della patologia
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Cristian Zaza da piccolo
Cristian Zaza da piccolo

La malattia che lo colpisce sin da piccolino, poi un incontro che gli cambia la vita. Quindi il viaggio a Lourdes e la guarigione.

Cristian Zaza è un giovane coratino di quasi quarant’anni che porta con sé una storia densa di significato e fede. Quando aveva solo 6 anni viene colpito dalla malattia di Perthes, nota anche come “Legg-Calvé-Perthes”, dal nome dei tre medici che per primi l’hanno descritta. Si tratta di una rara condizione infantile che colpisce l’anca e si verifica quando l’apporto di sangue alla testa del femore è temporaneamente interrotto e le cellule ossee vanno incontro a una progressiva necrosi.

«A quell’età ero già costretto a portare un tutore ed ero stato sottoposto a ben 12 interventi chirurgici all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari» racconta Cristian al sito UnitiNelDono.it.

Nel 1992 sua madre incontra don Gino De Palma, sacerdote coratino dalla grande devozione mariana e con uno strettissimo legame con Lourdes (al punto da essere nominato tra i cappellani d’onore del santuario) e con l’Unitalsi (l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali della cui sezione coratina è assistente ancora oggi).

«Nel 1993 – prosegue Cristian – mia madre, crocerossina, pensò di chiedere a don Gino (all’epoca parroco della Sacra Famiglia) di portarmi a Lourdes con il treno bianco. Fu proprio don Gino a immergermi nella piscina dei bambini ammalati». Al rientro da Lourdes, tra l’incredulità dei medici, una radiografia attestò che in Cristian non c’era più traccia della malattia. E lui, dopo anni trascorsi sempre in ospedale o a casa allettato, riuscì anche a giocare nuovamente a calcio.

«Spero di poter tornare a Lourdes prima possibile» sottolinea Cristian che oggi cammina senza necessità di ausili, lavora in un pastificio, è sposato da dieci anni e ha due figli. «Ho perso mia madre a soli 61 anni e non potrò mai esprimerle abbastanza la mia gratitudine per quel viaggio miracoloso. Anche il mio legame affettivo con don Gino continua: frequento la sua parrocchia e lui mi ha restituito anche la fede, oltre a una vita normale. Molti dei miei amici non sono credenti e io sento di avere il dovere di diffondere la mia testimonianza. Lo faccio, certamente, a cominciare dalla mia famiglia, con i miei figli e mia moglie».

Negli anni don Gino ha sempre continuato a portare i giovani dinanzi alla grotta di Lourdes. «Ancora oggi il mio legame con Maria e la mia devozione a Bernadette sono rimaste fortissime» dice il sacerdote, attualmente rettore della Chiesa Matrice, sempre al sito UnitiNelDono.it. «Se ci sono giovani che non possono pagarsi il viaggio a Lourdes cerco di aiutarli, anche perché capisco che oggi è sempre più difficile avvicinare i più giovani alla devozione mariana, presi come sono da tante altre distrazioni».

sabato 1 Aprile 2023

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Al Pensa
1 anno fa

Tutto è possible alla Madonna ed all’Onnipotente, quando vogliono sono molto presenti,
Auguri.

Sgaa
Sgaa
1 anno fa

Che brividi di emozioni …

Credente
Credente
1 anno fa

Caro Cristian,io credo nella tua testimonianza..Penso anche che i miracoli possono avvenire senza recarsi in questi posti densi di Fede.La Madonna può’esaudire ovunque.Pregsre e non stancarsi di chiedere.Mia mamma si e’recata a
Lourdes tempo fa’,immergendosi come hai fatto tu.Poi si è ammalata di tumore che le ha tolto la vita.Sicuramente il miracolo che ha ricevuto E’il Paradiso.Comunque sono felice
Per te e per tutti coloro che hanno ricevuto una seconda possibilità.La vita è preziosa.