L'elogio funebre

Filippo Cifarelli, a 43 anni dalla sua morte il ricordo del prof. Scaringella

Comune di Corato
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Ricorre oggi il 43° anniversario della morte del dott. Filippo Cifarelli, già vice segretario generale del Comune di Corato. Di seguito il ricordo del prof. Peppino Scaringella, all'epoca consigliere comunale

Ricorre oggi il 43° anniversario della morte del dott. Filippo Cifarelli, già vice segretario generale del Comune di Corato. Di seguito il ricordo del prof. Peppino Scaringella, all’epoca consigliere comunale.

«Oggi ricorre il 43° anniversario della morte del Dott. Filippo Cifarelli,  che incontrai e conobbi all’indomani della mia elezione a Consigliere comunale, il 13 Giugno 1967. Mi ero recato   nella sede comunale , ubicata in un immobile dell’opera “Madonna delle Grazie” di Via S. Sonnino ( traversa di Via Andria) per acquisire i risultati elettorali definitivi.

Nel corridoio del 1° piano incrociai il Dott. Cifarelli e Gino Vilella che uscivano dall’ufficio elettorale. Mi vennero incontro e, dandomi una stretta di mano, si presentarono  rispettivamente nel ruolo di Vice Segretario Generale e di Dirigente dell’Ufficio Tributi, invitandomi  a seguirli nella stanza del Dott. Cifarelli, dove prendemmo posto su alcune poltrone disposte intorno a un divano.

Toccò al Vice Segretario Generale fare gli onori di casa e, pertanto, assolte le formalità di rito, esordì dicendomi: “A lei, come ai pochissimi giovani Consiglieri neoeletti, auguro di saper difendere la stabilità amministrativa. Questa Città ha bisogno di Amministratori  culturalmente ,socialmente e politicamente preparati ; di Amministratori che partecipino alla vita della Comunità. Ha bisogno di menti ed energie giovani e fresche e non di Commissari prefettizi, come accade da più anni. Le comunità locali devono poter considerare gli Amministratori guide sicure e affidabili per lo sviluppo socio-economico. Le auguro, dunque, di esercitare il suo mandato con assiduità, impegno e responsabilità e con passione civile e politica”. Accomiatandomi da Loro  e  rivisitando i contenuti  del  breve colloquio,  pensai  di aver incontrato e conosciuto  persone autentiche, responsabili e  preziose risorse umane.

Nel prosieguo della mia lunga attività amministrativa ebbi modo di frequentare  quasi quotidianamente Pippo (diminutivo per parenti e amici) per 13 anni circa  e di confermare le impressioni provate nel primo incontro. Egli, infatti, era un contenitore ricco ed arricchente di normative e tecniche giuridico-amministrative, che spaziavano dall’area della legge comunale del 1934  a quella delle norme finanziarie e tributarie e  a quella delle relazioni sindacali e dei processi contrattuali  di lavoro.

Dotato di alta sensibilità umana e sociale, di solida preparazione culturale  e di ottime abilità e competenze professionali, gestiva il suo ruolo e le sue funzioni, di cui all’art.97 del D.Leg,vo n.267/2000, con sicura capacità di organizzazione delle risorse umane e strumentali del Comune, di coordinamento  funzionale dei Dirigenti e cura generosa dei rapporti interagenti con Amministratori e Consiglieri comunali, a prescindere dall’appartenenza politica.

Questa sua cultura gestionale  lo costituiva  punto di riferimento imprescindibile e autorevole  per lo svolgimento  della gran mole di attività  amministrative di ogni giorno e gli consentiva di poter contare sulla collaborazione continua, generosa e disinteressata  della compagine comunale nella variegata produzione di atti e progetti deliberati dal Consiglio Comunale e dalla Giunta.

L’assiduità nel servizio, reso costantemente con diligenza, responsabilità e dedizione,  assicurata sempre  come contributo al “FARE COMUNITA’”,rendeva  Pippo degno di rispetto, ammirazione e stima. Per tutte queste considerazioni la Giunta comunale, presieduta dal Sindaco MODESTI, mi affidò la composizione e lettura dell’allegato».

Elogio funebre

“Dott. Cifarelli, Dottore, Vice Segretario”: per circa quattro lustri Amministratori,  Consiglieri Comunali,  Dirigenti,  Dipendenti Comunali, Fornitori di servizi vari, Utenti e  cittadini tutti così erano soliti rivolgersi a te negli uffici e nei corridoi di questo Comune.

Nel suono di questi appellativi vibrava lo stato d’animo dei tuoi interlocutori, fatto quasi sempre di grande rispetto per la tua persona, di fiducia nei tuoi consigli e suggerimenti, di stima della tua preparazione professionale , di attenzione per le tue opinioni e per le tue competenze, di sincera ammirazione per la tua generosa dedizione agli adempimenti dei tuoi uffici e di sicurezza nel tuo quotidiano operato, al quale attendevi con profonda conoscenza dottrinale, ma soprattutto con il tuo acuto senso pratico della vita.

Questa sera, “della fatal quïete imago “, io ti chiamerò con il nome che per te dolce suonava, nel tuo “reo tempo”, sulle labbra dell’indimenticabile tuo padre Francesco,SINDACO  di questo Comune dal 1953 al 1959, che ti comunicò elevato il senso dei doveri civici, dell’adorata tua madre, Teresa Balducci, e degli amati tuoi germani: ti Chiamerò, dunque, Pippo, anzi, caro Pippo.

Si, caro, per dirti, nel significato più pieno di questa parola, che ti sei meritato per i tuoi sacrifici e per le tue preziose collaborazioni nella organizzazione e nello svolgimento della pur tanto movimentata vita comunale, le cure amorevoli e gratificanti di noi tutti, in ogni stagione della tua vita, che oggi, a 47 anni, ti viene mutata.

Si, caro Pippo, per esprimerti l’intensità della nostra sofferenza per la tua prematura dipartita. Soffriamo come può soffrirsi per la perdita di un fratello, insieme ai tuoi germani di sangue. Soffriamo perché  vieni fatalmente portato via da questa tua e  nostra famiglia,da questa tua e nostra casa in cui sei vissuto per venti anni.

Per questi motivi, caro Pippo, consenti che questa sera, qui, nel chiostro di casa tua, continui a suonare sulle mie labbra il tuo nome e per le mie labbra su quelle di quanti con inatteso dolore si sono stretti intorno alla tua bara, in segno di fraterna solidarietà alla tua giovane vita recisa.

Abbiamo ardentemente desiderato farti sostare qui, prima che si compia il doloroso  trasporto delle tue spoglie mortali ai “Cimiteri antichi” per “affogare in sangue e cenere; farti sostare in questo meraviglioso chiostro di casa tua e nostra, per tributarti il nostro fraterno e mai adeguato omaggio e per rendere, turbati, commossi e riverenti il nostro estremo saluto alle tue spoglie mortali.

Abbiamo voluto erigere in questo chiostro l’altare per la tua bara, perché tra le sue maestose mura, tu, per il nostro tramite, potessi dire a Dio onnipotente e misericordioso, al termine della tua giornata terrena :“ Ho fatto tutto il mio dovere, per te, o Signore”.

Abbiamo voluto accoglierti qui, caro Pippo, esanime, per compensare illusoriamente le frustrazioni subite per il mancato ritorno di te vivo e vittorioso sul tuo antico e inesorabile malessere fra di noi.

Andasti in congedo per malattia, dopo aver resistito per lungo tempo allo steso congedo. I processi di avanzata precarietà della tua salute, però, ti costrinsero ad assentarti temporaneamente dal tuo posto di lavoro, occupato costantemente e assiduamente con tempra volitiva, con spirito di abnegazione e servizio, con carattere forte, energico e deciso.

I primi decorsi del tuo male ci avevano aperto il cuore alla speranza di poterti riavere presto tra noi, ristabilito e in perfetta forma;  avevamo fatto sussultare i nostri cuori di gioia. L’imponderabile, però, successivamente e gradualmente ha avuto il sopravvento su di te, sulle attese dei tuoi famigliari e di noi tutti. Non ti abbiamo, dunque, più riavuto vivo com’era nei nostri desiderata ed auspici.

Abbiamo infine voluto accoglierti qui, nelle tue immobili spoglie, per ricevere in consegna il tuo senso del dovere che ti ha costituito  burocrate autorevole, lodevole e ammirabile  in questo Comune.

Caro Pippo, il mio dire si isterilisce sotto la pressione del pianto che soffoco nel suo dirompere in gola. Tra poco ci lascerai, ci lasceremo per sempre, perché “ Vuolsi cosi colà dove tutto puotesi”.

Noi rispettosi della suprema Volontà sotto il cui dominio tu sei già, ti assicuriamo  che giammai verrà meno in noi la tua memoria, nella consapevolezza che “ a egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti, o Pippo, e bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta”.

Và, Pippo; prosegui il tuo viaggio verso i Campi Elisi, dove in un ‘atmosfera di luce e bellezza troverai Francesco e Teresa , che ti diedero i natali; scenda il nostro pugno di terra benedetta su di te e presenta all’Altissimo le nostre benedizioni per te, pregandolo per noi superstiti. Pippo, arrivederci a Dio.

giovedì 23 Marzo 2023

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