Da Lo Stradone

C’era una volta il world wide web. Ecco come Corato scoprì internet

Francesco De Marinis
Francesco De Marinis
Aldo Capozza nel suo studio negli anni novanta
Viaggio agli albori di internet in compagnia di Aldo Capozza, quando navigare era complicato e per accedere alla rete bisognava andare in un… “caffè”
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Riproponiamo su CoratoLive.it gli articoli “senza tempo” pubblicati nei mesi scorsi su Lo Stradone. Un modo per avvicinare i lettori del web agli approfondimenti svolti sul cartaceo. Oggi raccontiamo come i coratini scoprirono internet e lo facciamo attraverso le parole di Aldo Capozza, che del world wide web ne fu pioniere. Per abbonarsi a Lo Stradone è possibile mandare una email all’indirizzo info@lostradone.it oppure chiamare il numero 080.8983954.

Nonostante internet sia relativamente giovane, la rapidità con la quale si è trasformato può tranquillamente portarci a considerare vere e proprie ere, come quelle geologiche. Oggi viviamo quella degli smartphone sempre connessi, dell’internet of things, del trasferimento di una mole infinita di dati. Ieri guardavamo sorgere all’orizzonte i social network, gli e-commerce, i servizi bancari on-line. L’altro ieri – vent’anni fa – ci affannavamo dietro i modem 56k, con il suo classico ronzio elettronico che fa ancora venire la pelle d’oca a qualche nostalgico. Infine c’è la preistoria, che pochi di noi hanno vissuto perché, all’epoca, internet era un argomento reale ma quasi distopico, quasi venisse fuori da un romanzo di Philip K. Dick.

Aldo Capozza c’era. «Sono sempre stato affascinato dalla tecnologia. Nel 1989 comprai il mio primo cellulare, il 125° acquistato in Puglia. Costava un sacco di soldi e pesava 3 chili». Nella metà degli anni ’80 la Telecom, che a quei tempi si chiamava ancora Sip, lanciò il Videotel, una sorta di browser ante litteram con una schermata che ricordava il Televideo. Permetteva di accedere ad alcuni servizi attraverso un piccolo terminale a noleggio che bisognava attaccare alla linea telefonica. Qualcuno ricorderà, ad esempio, i messaggi che la Gialappa’s leggeva durante Mai Dire Tv. Ecco, quello era il Videotel.

«Nel 1991 creai su Videotel una banca data protesti per constatare la posizione del pagatore. Fino a quel momento il servizio era erogato da tre grandi società. Ecco, la mia è stata la prima piccola impresa, direi “umana”, ad occuparsene. Ricordo che acquistammo un pc 486 con un hard disk di 6 gigabyte. Oggi basterebbe una piccola chiavetta per contenerli, all’epoca servì una torre gigantesca composta da 4 dischi che pagammo 80 milioni».

Mentre il Videotel usciva rapidamente di scena, nel 1994 nacquero i numeri telefonici a pagamento che scatenarono la corsa all’oro dei call center. Gli “199” erano perlopiù orientati sulle linee erotiche ma ospitavano anche servizi, come la banca dati protesti di Aldo Capozza, sviluppata in collaborazione con la Rizzoli e che costava 1.400 lire al minuto. «È lì che sentii parlare di Internet – ricorda Aldo – negli studi della Rizzoli. Tra le persone che frequentavano la sede c’era anche Marchino Sacchi, uno dei padri di internet in Italia».

E venne il world wide web. Lo creò nel 1991 Tim Berners-Lee nel Cern di Ginevra, definendo il protocollo Http. Trent’anni precisi che sembrano millenni. In Italia si sviluppò un po’ più tardi. «Per collegarsi – ricorda Aldo – bisognava fare una telefonata interurbana verso il Cnr di Torino, l’unico che ti permetteva di accedere a Internet. Si pagava un abbonamento. All’epoca i contenuti erano davvero pochi». Nel frattempo Aldo, trasferitosi a Milano per lavoro, torna a Corato. È il 1997 e internet continuava a vivere nell’anonimato, soprattutto in un piccolo centro del sud Italia come il nostro.

«Stavano nascendo i provider, ovvero delle infrastrutture tecnologiche che facevano da ponte per il web. Tu chiamavi il numero telefonico del provider con il modem e, pagando un abbonamento, potevi usufruire della rete. Io stipulai un contratto di concessione con la Energy e gestivo il distretto telefonico di Corato, Ruvo e Terlizzi. In questo modo chi utilizzava i miei servizi non pagava l’interurbana». Iniziarono a spuntare i primi siti internet, molti dei quali creati proprio da Aldo che affiancava l’attività di provider a quella di sviluppatore. «Tra i primi domini che registrai c’era quello di Granoro e quello del Comune di Corato. In quegli anni quasi nessuno investiva su internet».

Anche perché, in casa, in pochi potevano permettersi di navigare. Costi eccessivi ed estrema lentezza della rete spesso annullavano la meraviglia del mondo al di là di quel lungo filo di rame. Per connettersi bisognava andare in un internet cafè, o molto più spartanamente in una stanza con tre-quattro computer come quella messa a disposizione da Aldo in via Parini per 5.000 lire all’ora che talvolta non faceva pagare. «La gente veniva nel mio ufficio spinta la curiosità. Volevano capire che cosa fosse questo famoso internet di cui sempre più spesso si parlava e ne rimanevano meravigliati. Con una mail mandavi un messaggio in tempo reale, quando una lettera arrivava a destinazione in 2-3 giorni. Una svolta epocale».

Fabio Ferrante, editore di questo giornale, ne è stato assiduo cliente. «Il mezzo era così potente che sembrava tutto meraviglioso. Siti elementari e bruttini apparivano ai miei occhi bellissimi. Ricordo l’emozione nel poter vedere, per la prima volta, il viso di Henry Miller, uno dei miei scrittori preferiti». «Iniziai a tenere dei corsi – continua Aldo Capozza –  per far conoscere internet alle persone che venivano da me. Poi è arrivato Tiscali che ha cominciato ad offrire la connessione gratuitamente cancellando i piccoli provider come me dal mercato. Iniziai a stancarmi di quel lavoro, non mi piaceva più perché ogni giorno dovevi imparare una cosa nuova, l’evoluzione correva troppo veloce».

Eppure Aldo ha continuato ad anticipare i tempi. «Nel 2005 iniziai a vendere on line. Amazon in Italia non esisteva ma c’era Ebay. Mi prendevano tutti per pazzo, eppure sono riuscito a vendere più di 200.000 articoli di tutti i tipi, dai giocattoli alle piscine. Oggi vendere online per i comuni mortali è complicatissimo, soprattutto sui grandi marketplace. Bisogna avere strategia e dedicarsi a mercati di nicchia». Intanto la rete continua a correre, offrendo continuamente nuove opportunità di business per chi è capace di coglierle, magari in anticipo. Oggi 4 miliardi e mezzo di persone sono connesse a Internet, il 60% della popolazione globale. Una nuova evangelizzazione durata appena trent’anni, da quando mister Berners-Lee mise in rete il primo sito internet con il suo NeXT Cube. It’s evolution, baby!

domenica 5 Marzo 2023

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Sofia
Sofia
1 anno fa

Grande Aldo! Quante ne potrebbe raccontare…

Michele Strippoli
Michele Strippoli
1 anno fa

Era il periodo in cui era facile fare le truffe …

Cisco
Cisco
1 anno fa

la storia dell’internet a Corato e in Italia

Carluccio
Carluccio
1 anno fa

Bravo Scamorza, mi ricordo quando facevi il dj all’acquario… bei tempi, bella musica, bella gente, quanti ricordi ..

Antonio Caputo
Antonio Caputo
1 anno fa
Rispondi a  Carluccio

Sarebbe bello e divertente se tu ci publicassi il tuo di soprannome. Non oso immaginare quale ti hanno attribuito ma….con un po di fantasia , giudicando i tuoi scritti, e il tuo nick………….un paio di idee ce le avrei.

carluccio
carluccio
1 anno fa
Rispondi a  Antonio Caputo

e credo proprio te ce ne vorrà molta di fantasia, caro antonio! se mi sono permesso, sono certo che potevo farlo, potendo contare su un’amicizia antica e indefessa con l’interessato.
a proposito di soprannomi, il tuo cognome è in realtà un soprannome, deriva da latino caput, testa, e usato nel tardo volgare con il significato di persona con la testa grossa.
tutto dire.
a bientot.

Vincenzo Quinto
Vincenzo Quinto
1 anno fa

Mitico Aldo Capozza!!!

Antonio M.
Antonio M.
1 anno fa

Mitico Aldo!

Antonio
Antonio
1 anno fa

bene Aldo, ne ha fatto di progressi da quando eravamo nella stessa classe di scuola media,era il 1972 e la classe era la 1 C della Scuola Media Santarella.