Una caldaia che perde acqua; pavimenti allagati con terapisti e dirigenti costretti a imbracciare rastrelli, ad armarsi di secchi e pezze e a provare a rendere vivibile quel luogo in cui quotidianamente dovrebbero essere somministrate cure e terapie.
Accade nel centro di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza di viale Cadorna, nei cui ambienti si svolgono anche le attività di riabilitazione. Un luogo di cura, in cui lavorano 26 figure professionali e in cui quotidianamente si recano circa 70 utenti per ricevere il servizio della Asl.
Da tempo è stato accertato che quei locali non sono idonei per le attività che lì si svolgono. Ma nulla ancora si muove, nonostante le vibranti proteste dei genitori dei bambini che fanno ricorso al servizio.
«Per ottenere il servizio occorre attendere tempi lunghissimi. A questo si aggiunge il fatto che gli ambienti non sono affatto confortevoli, al limite della vivibilità e con criticità sotto gli occhi di tutti. Non è possibile continuare a pensare che i nostri figli possano effettuare le loro terapie in questi ambienti» lamenta un genitore, interpretando un disagio diffuso.
Eppure la stessa Asl, a seguito di una ispezione effettuata nel dicembre del 2019, aveva riscontrato la non idoneità dei locali di viale Cadorna ad ospitare il Npia e il centro di riabilitazione. I sindacati avevano evidenziato a loro volta la necessità di un trasferimento della struttura, poiché «non conformi alla normativa vigente» e minacciato esposti e denunce all’autorità giudiziaria. Diverse le missive inviate al direttore generale della Asl, al direttore sanitario ed anche al sindaco di Corato per chiedere una immediata risoluzione del problema. Nulla però è cambiato, anzi, la situazione sembra essere peggiorata.
«Abbiamo indicato alcuni spazi più idonei ad ospitare il centro di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza e il centro di riabilitazione ma al momento non abbiamo ancora ricevuto risposte» ha riferito il presidente della commissione consiliare sanità Salvatore Mascoli, da noi interpellato.
«Insisteremo affinché la situazione si sblocchi nel più breve tempo possibile: gli utenti hanno diritto a ricevere i servizi in ambienti idonei e protetti e gli operatori devono essere messi nelle condizioni di lavorare nel migliore dei modi possibili» conclude Mascoli.
chiamate i ragazzi della cap 70033