Raffaele, le macchinine e la sua vita per i bambini: «Ho fatto giocare intere generazioni»
Quando Raffaele parla delle sue macchinine gli brillano gli occhi e la mente, un po’ arrugginita dal tempo che passa, lo riporta indietro negli anni più belli, quando con un cerchio iniziò a far giocare i bambini. Un gioco semplice che, quasi per caso, sarebbe diventato la sua ragione di vita.
Raffaele D’Introno, oggi, ha 92 anni. Ne aveva 17 quando iniziò la sua attività di intrattenimento per bambini. Giochi semplici ai quali si accompagnava sempre la grande emozione di vedere i piccolini divertirsi, sorridere, vedere i loro genitori gioire con loro per un semplice giro sulle macchinine, quelle macchinine che in breve tempo sarebbero diventate la ragione di vita di Raffaele, una passione lunga quasi 80 anni.
Con le macchinine di Raffaele hanno giocato intere generazioni: maschietti, femminucce che a loro volta, crescendo, sono diventati genitori di bambini che hanno continuato a giocare con Raffaele. Lui da 75 anni è lì, su Corso Mazzini, che gioisce nel vedere i bambini divertirsi. «Non so quanto mi resta da vivere, ma finché sarò in vita io saranno in vita le macchinine» ha detto Raffaele, intervistato da Franco Tempesta.
Raffaele parla con orgoglio di quella passione, di quell’amore che ha per i bambini: «È come se fossero tutti figli miei» dice, spostando i suoi ricordi nel tempo. «I bambini vengono e giocano con i loro genitori, è bello vederli correre, superarsi, giocare. Il gioco serve per il cervello» ripete quasi fosse un mantra.
Ancora oggi non c’è giorno in cui Raffaele, accompagnato dai suoi familiari, non raggiunga le sue amate macchine. «C’è ancora tanto da fare» confida. Nella sua mente ancora tanti progetti per far divertire i bambini, quelle dolci anime alle quali ha dedicato tutta la vita.
«Sei un po’ il nonno di Corato» gli suggerisce Franco Tempesta nel corso della sua intervista. Una definizione quanto mai appropriata, che Raffaele quasi inconsciamente onora quando, nel salutare la città di Corato, indirizza il suo pensiero innanzitutto ai bambini e al loro sorriso che ha illuminato la sua lunga vita.
Grazie a questo grande uomo che ha tanto a cuore i bambini, ma grazie anche all’eccellente giornalista Franco Tempesta, nonchè al sempre attento e fluido redattore Giuseppe Di Bisceglie che hanno riportato nel mio cuore il ricordo di un instancabile nonno, mio padre, e di un furfantello , mio figlio, che ogni sera mano nella mano si recavano alle macchinine per fare parecchi giri, perchè il nipotino prima ancora che finisse un giro chiedeva un altro, e tornavano a casa sorridenti e felici.
Anni 80: ricordo quando ci sgridava perché andavamo in due sulla macchinina con un solo gettone.
Chi mi conosce bene sa quanto ami guidare.
L’amore per le automobili è iniziata da quando mio padre (il Fabbro) che lei sicuramente conoscerà bene, mi portava ogni domenica a fare tanti giri sulle sue “macchinine”.
Grazie, sig. Raffaele …un saluto di cuore.
Che dire,non c’è un bambino coratino del passato o di oggi che non abbia mai fatto un giro sulle macchine, ricordo di un’infanzia spensierata e con meno problematiche di oggi.
Forse destinato a concludersi nel momento in cui il sig. Raffaele getterà la spugna 😔.
Raffaele era una persona molto conosciuta in paese sia per le giostrine….che per un periodo fuori fatte sgomberare dalla postazione storica ed era un volto famigliare ricordo che entrava nelle nostre case per rilevare la lettura dei contatori ENEL.contatori a disco meccanico.che la maggior parte erano situato dentro l’abitazione.
Quanti km macinati su quelle macchinine da piccolo…….
le macchinine …per me che non ero di corato furono scoperte da mio figlio! e da allora, porca miseria, non vi era modo di oltrepassare via Bucci che già cominciava la spasmodica attesa del giro sulle macchinine. insomma quei soldini e quei giri non finivano mai salvo urla di disperazione quando lo si staccava-esatto- staccava a forza per andarcene. Poi come tutti i bambini scovò il trucco vincente che era SUA NONNA(povera anima di DIO) e che lo accontentava in toto. Mi ero liberato? macchè poi al rientro era doveroso rifondere alla NONNA almeno i soldini e SCUSARMI per l’affanno che Le procurava quel masnadiero con i calzoncini corti…e meno male che è cresciuto……
Ricordo di un’infanzia spensierata, fatta di cose semplici. Grazie del servizio,ha rispolverato in me il ricordo. Il chiedere a mio padre fare il giro sulle macchinine e farsi avere la moneta, ricordo 200 lire momenti che non tornano più. Ciao papà, ciao infanzia, grazie Raffaele.