Lo ha stabilito la giunta comunale

Piazza Ospedale intitolata a don Luca Masciavè, il sacerdote al servizio dei bisognosi

Giuseppe Cantatore
Giuseppe Cantatore
Don Luca Masciavè
Don Luca Masciavè
La figura dell'indimenticato don Luca - mancato il 10 agosto 2012 ad 86 anni - è legata al centro diurno per anziani da lui voluto ed è stata interamente dedicata al servizio della povera gente e dei bisognosi. In tanti lo ricordano come un sacerdote buono, umile e generoso verso i poveri
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Il suo ricordo resta vivo nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo nei lunghi anni in cui ha prestato il suo servizio pastorale alla città. Ma presto, a rendere ancora più salda la sua memoria, ci sarà anche una piazza.

Piazza Ospedale – ubicata proprio di fronte alla casa protetta “Dono di Speranza”, nata grazie alla sua opera – verrà infatti intitolata all’indimenticato don Luca Masciavè.

Lo ha stabilito la giunta comunale in risposta un’istanza presentata nel luglio 2021 a Palazzo di città dal rettore della Chiesa Cappuccini, dal presidente dell’istituto Regina Elena, dal presidente della cooperativa “Dono di Speranza” e dal presidente del centro aperto Diamoci una Mano, in nome e per conto dei soci operatori e soci volontari dell’Opera Don Luca Masciavé.

«Mons. Don Luca Masciavé – si legge nella delibera di giunta – è stato un esempio per la comunità di Corato, sia umano che religioso», anche in virtù «della completa dedizione della propria vita al servizio delle fragilità delle persona, contro ogni forma di emarginazione sociale». Il provvedimento è stato trasmesso alla Prefettura di Bari e alla Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari per gli adempimenti di loro competenza, mentre il dirigente del settore Affari Generali del Comune si occuperà di tutti gli atti connessi e consequenziali all’esecuzione della deliberazione.

La figura di don Luca, mancato il 10 agosto 2012 a 86 anni, è legata al centro diurno per anziani da lui voluto che oggi opera nell’assistenza agli anziani, ai disabili e nell’accoglienza dei poveri e dei bambini. In tanti, infatti, lo ricordano come un sacerdote buono, umile e generoso verso i poveri.

Nato a Corato il 21 marzo 1926 e ordinato sacerdote il 24 maggio 1953, fino al 1954 fu viceparroco nella chiesa Incoronata di Corato; poi, dal 1954 al 1957, svolse lo stesso incarico nella chiesa Sacra Famiglia prima di diventarne parroco.

Risale al 1973 la creazione del “Comitato pro non autosufficienti”, un gruppo di giovani desiderosi di andare alla ricerca delle emergenze sociali presenti sul territorio coratino. In pochissimi anni dal comitato si passò alla “Associazione di volontariato Centro Aperto Diamoci una Mano per una società più fraterna costruita sulla corresponsabilità”.

Lo snodo fondamentale della vita di don Luca e delle sue opere risale però al 1978, anno in cui le suore di Madre Teresa di Calcutta, venute in missione a Corato, lasciarono all’Associazione quattro anziane donne non più in grado di badare a loro stesse. Da quel genere di emergenza nacque l’esigenza di una cooperativa che potesse essere una risposta concreta al problema. Pian piano, grazie ai contributi generosi della cittadinanza, si risistemarono i locali del vecchio ospedale, proprio nei pressi della Chiesa dei Cappuccini, rendendoli il più possibile accoglienti e familiari per questo scopo.

Il ricordo

Piazza Ospedale diventerà presto “Piazza don Luca Masciavè”
Piazza Ospedale diventerà presto “Piazza don Luca Masciavè”

«Come non mai, il nome ha segnato il destino – scrive il prof. Riccardo Mazzilli, componente del cda dell’istituto Regina Elena – Don Luca affabile e mite, pronto al dialogo, coinvolgente, come l’Evangelista Luca, “lo scriba della misericordia, della mansuetudine, dell’amore di Cristo”, autore del Vangelo dove prevale l’immagine della povertà e della mitezza.

Chi ha conosciuto e ha collaborato con don Luca ha sempre apprezzato di Lui la forte personalità, l’apertura mentale e l’amicalità. Convinto che la creatura umana, in quanto di natura spirituale, si realizza nelle relazioni interpersonali, rese i luoghi da Lui attraversati scuola di comunione; la Sua fu pastorale di relazioni; Egli fu un prete dalle virtù relazionali. L’humus della Sua empatia era la coscienziosità, l’amicabilità, l’affettività. Affabile, poco impulsivo, sensibile, modesto, era alieno dalla auto-referenzialità e dal narcisismo, convinto che non tutto poteva iniziare e finire con Lui. E ciò, perché si era formato alla “scuola” di due presbiteri da Lui ritenuti ” figure sollecite e ferme, esemplari ed umane, vigili e scrupolose, umili e capaci di conquistare i giovani”: don Cataldo Tota e don Ciccio Tattoli.

Perciò, don Luca, guardando oltre se stesso, assunse sempre il ruolo di padre autentico, fecondando figli spirituali con la Sua paternità connotata dalla carica affettiva e casta. Del profilo di Cristo don Luca emulò quello della povertà e della preghiera, perciò, prendendosi cura delle ferite dei poveri, chissà quante volte, nelle svolte decisive della Sua vita, si poté ritirare in preghiera per dialogare col Padre. E le Sue preghiere furono sempre ascoltate. Incontrò nel Suo cammino sempre gente che vedeva in lui l’autorevolezza, non l’autorità. E la sua autorevolezza riveniva dalla capacità di capire gli altri, di non esprimere mai giudizi definitivi, di rispettare il punto di vista altrui, di valorizzare l’autonomia dell’altro, di riconoscere nell’altro capacità».

sabato 1 Ottobre 2022

(modifica il 11 Ottobre 2022, 12:19)

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Luigi Di Gennaro
Luigi Di Gennaro
1 anno fa

E’stato il mio riferimento spirituale sin dalla mia adolescenza. Uomo e sacerdote dalle incredibili virtù morali, e’ l’esempio vivente della carità, generosità e amore verso il prossimo. Mi sembra ieri, quella radiosa domenica di giugno della mia prima Comunione, mentre lui celebrava ed io cantavo:” tu sole vivo per me sei Signore….” Tanti i ricordi di lui negli anni, legati a me e alla mia famiglia, li porterò nel mio cuore come la tenacia e il coraggio con cui affrontava le sue innumerevoli sofferenze fisiche. Merita molto più che l’intitolazione di una piazza, ma è giusto che in quest’epoca di grande superficialità dai valori così effimeri lo si faccia, per ricordare chi ha dato tutta la sua vita per gli umili e i sofferenti

franco
franco
1 anno fa

intitolare una piazza credo non basti se non dopo aver del tutto informati i più giovani della città. informazioni sempre ed in ogni modo perchè la figura e l’opera messa in atti del DON LUCA sia presente a CORATO e per CORATO TUTTA.-

Roberto Colonna
Roberto Colonna
1 anno fa

Ottimo! Credo mi abbia insegnato a servire messa. Se è successo è avvenuto negli anni Cinquanta. Frequentavo l’asilo dei Cappuccini e poi le elementari delle monache e quei corridoi, quelle stanze dietro l’altare per me non hanno avuto segreti. Salivo anche tranquillamente al primo piano, dove erano le stanze da letto delle suore, il laboratorio di suor Giovanna, suonavo le campane con suor Francesca. Tranquilli, sereni, miti i rapporti con don Luca. Mi riproponevo di fargli visita spesso quando mi sono trasferito nella casa che si affaccia sul suo cortile. Non è andata così. Forse è stato meglio. Non ho mediatori tra i miei ricordi, le emozioni che ne derivano e la figura di don Luca.

Paolo
Paolo
1 anno fa

Tutto a PAGAMENTO, dal ricovero anziani ai bambini dell’asilo