«Eravamo convintissime che oggi sarebbe cominciata finalmente la discussione della Procura e, invece, nulla di fatto». A parlare è Daniela Castellano, figlia di Enrico, una delle vittime dello scontro tra i treni sulla tratta tra Andria e Corato, avvenuto il 12 luglio 2016. Con la mamma, Antonia Tabarro, Daniela si è costituita parte civile nel processo che vede coinvolti 17 imputati, tra cui la società Ferrotramviaria.
Ieri mattina, entrambe (insieme ad altri parenti dei 23 morti) hanno partecipato all’udienza che si è celebrata in un’aula piena, quella bunker del carcere di Trani. All’ordine del giorno, oltre alla produzione documentale, era previsto anche l’inizio delle discussioni finali da parte dei pm. Invece, proprio dopo la presentazione di una consistente produzione documentale della Pubblica accusa e anche delle altre parti, sia gli stessi pm che le difese degli imputati hanno chiesto tempo per poter valutare il contenuto del materiale, riservandosi, eventualmente di controdedurre.
Per questo motivo, il presidente del collegio, la dottoressa Carmen Anna Lidia Corvino, ha concesso il rinvio a mercoledì prossimo, intanto dell’interlocuzione sui documenti e, quindi, dell’inizio della discussione finale dei pm che dovrebbe procedere per tre udienze.
«Finalmente oggi si sarebbe data la parola alla Pubblica accusa, finalmente si sarebbe avvicinata la data della fine del processo – sostiene Castellano, che appare stanca e arrabbiata -. Dopo sei anni e mezzo voglio arrivare a giudizio. Spesso ci si dimentica che stiamo discutendo di 23 morti. Dovremmo ricordarcelo tutti». «Mi sento parte attiva del processo e voglio vedere soddisfatto il mio desiderio di una giustizia vera, lineare e veloce – conclude -. Spero che si arrivi presto a sentenza, vorrei essere ancora viva».
il mio abbraccio a coloro che attendono giustizia, che attendono il compiersi e lo svolgersi di riti complessi, laboriosi, capziosi, bizantini.
e nel frattempo le memorie sbiadiscono, lo sdegno si stempera, la rabbia sopisce.
chi porta nel cuore le ferite di quei giorni, chi ancora piange per quelle vite vede la meta allontanarsi, certo, niente potrà riparare quel dolore, nessuna sentenza, nessuna condanna, nessuna assoluzione.
e quando sentenze arriveranno, se ce ne saranno, su una società ormai dimentica di quei fatti e quei giorni, avranno fallito la loro funzione educativa, l’exemplum,