Il convegno

Corato può fare sistema attorno all’oleoturismo

Stefania Leo
L'oleoturismo, la nuova stagione dell'olio. Un momento del convegno
Tante opportunità da cogliere e criticità da superare sono state messe in luce nel convegno tenutosi presso la cooperativa Terra Maiorum di Corato
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Fare sistema per dare valore alla cultivar Coratina e al paesaggio olivicolo, superando i campanilismi e mettendo in sinergia tutti gli attori della filiera. Sono queste le conclusioni, ricche di sbocchi operativi, raccolte al termine del convegno L’Oleoturismo. La nuova stagione dell’olio. L’incontro, svolto presso la cooperativa Terra Maiorum in collaborazione con Edagricole e Tecniche Nuove, fortemente voluto e incoraggiato dall’amministrazione comunale, ha coinvolto il Senatore Dario Stefàno, promotore della legge sull’oleoturismo, il sindaco Corrado De Benedittis, il presidente Unapol Tommaso Loiodice, il presidente dell’Associazione delle Città dell’Olio Michele Sonnessa, il ricercato del Cnr Pierfederico La Notte, Paolo Leoci dell’Accademia dei Tipici, l’Assessore alle attività produttive del Comune di Corato Avv. Concetta Bucci, e il presidente Terra Maiorum Giuseppe Caldara. Ha moderato l’incontro il giornalista Lorenzo Tosi.

Cos’è l’oleoturismo. Il 15 febbraio 2022 è la data in cui l’oleoturismo ha ricevuto le “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività oleoturistica”. In questo giorno è entrato in vigore il Decreto Ministeriale 36174/2022. Il cammino è iniziato nel 2020, grazie all’impegno del Senatore Dario Stèfano, da sempre in prima linea per mettere in sinergia produzioni agroalimentari con i flussi turistici in tutte le regioni italiane.

Oggi con l’espressione oleoturismo vengono identificate «tutte le attività formative e informative rivolte alle produzioni olivicole del territorio e alla conoscenza dell’olio, con particolare riguardo alle indicazioni geografiche (Dop, Igp) nel cui areale si svolge l’attività, quali, a titolo esemplificativo, le visite guidate negli oliveti di pertinenza dell’azienda, ai frantoi, le visite nei luoghi di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’olivo, della storia e della pratica olivicola e della conoscenza e cultura dell’olio in genere; le iniziative di carattere didattico, culturale e ricreativo svolte nell’ambito dei frantoi e degli oliveti, ivi compresa la raccolta didattica delle olive; le attività di degustazione e commercializzazione delle produzioni olivicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti» purché non si sfoci nella ristorazione.

Chi decide di associare l’oleoturismo alla propria attività, potrà usufruire di un regime di determinazione forfettaria del reddito imponibile con un coefficiente di redditività pari al 25% all’ammontare dei ricavi al netto della imposta sul valore aggiunto. In più, a talune condizioni, anche di un regime forfettario dell’Iva, con una detrazione pari al 50%.

Il nuovo decreto, all’articolo 2, definisce i requisiti e gli standard di servizio per gli operatori che svolgono l’attività oleoturistica. In particolare, si invita a porre attenzione a due indicazioni: l’apertura settimanale per un minimo di tre giorni (anche festivi) e l’adeguata formazione del personale. Inoltre, le attività oleoturistiche non devono entrare in competizione con la ristorazione, servendo prodotti freddi, preparati dall’azienda, anche manipolati o trasformati e pronti per il consumo. Per l’avvio delle attività occorrerà presentare una Scia al Comune di competenza, mentre le Regioni potrebbero collaborare con le amministrazioni locali per istituire gli elenchi con tutti i nomi degli operatori. Regioni e Province saranno anche chiamati a vigilare e sanzionare le eventuali irregolarità rispetto alle linee guida.

Per il Senatore Dario Stefàno, «l’oleoturismo, l’enoturismo e le norme conseguenti sono state l’occasione per dimostrare come l’appello a cui l’Europa ci chiama da anni per una multidisciplinarietà del settore agricolo, possa essere sostenuto in una chiave nuova. La Puglia è un esempio straordinario sotto questo punto di vista. Con queste norme che ho fortemente voluto, ho provato a dare legittimazione a un’offerta che già nasceva negli imprenditori agricoli della regione. Abbiamo vissuto la cultura agricola come una zavorra. Abbiamo pensato che questa identità  andasse nascosta. Abbiamo industrializzato il nostro territorio con industria pesante, desertificandolo e vivendo l’idea che l’agricoltura ci consegnasse a un’economia di serie B. Ora stiamo recuperando questo tema, ma dobbiamo farlo con maggior vigore. Dobbiamo tornare a essere orgogliosi di questa identità perché ci rende meno imitabili e ci consegna tante possibilità per i giovani. Mi auguro che la regione Puglia prenda atto della norma nazionale con una semplice delibera regionale: evitiamo di appesantire con un’ulteriore norma i produttori».

«L’oleoturismo non è solo un’occasione per rilanciare la cultivar Coratina, ma a beneficiarne può essere un intero territorio, un sistema di città che sta dentro questo bosco di uliveti secolari – ha dichiarato il Sindaco del Comune di Corato Corrado De Benedittis – L’incontro di oggi è un tassello, che deve portare a fare squadra non solo tra produttori, ma con l’intero tessuto sociale, culturale e produttivo della nostra città e di quelli circostanti. Mettiamo al bando le forme di campanilismo e iniziamo a pensarci come un macro territorio con micro storie e micro specialità, che fanno la differenza. La cultivar Coratina nasce dal nome di una città. Come una “regina” vive a Corato, ma ha molti castelli, sparsi nel nord barese e in tutta la regione, un territorio più vivo che mai, che ha voglia di crescere. C’è un dato che dà molta speranza: vedere il ritorno alla terra dei più giovani, che hanno deciso di scommettere su un nuovo tipo di produzione e che deve segnare un cambio di mentalità. È iniziato il tempo di avere una visione diversa. Mi auguro che sia un lungo percorso da fare insieme».

Mentre i contadini lottano contro il caldo di queste settimane e la siccità, emerge la necessità di andare oltre i fondi assegnati per i primi insediamenti. «La filosofia che sta dietro l’oleoturismo si sposa appieno con il nostro contesto e rappresenta una grande opportunità – ha puntualizzato Tommaso Loiodice, presidente Unapol – È una legge che vuole ridare dignità ai territori e voce a un prodotto vivo, non più condimento, ma alimento, che si chiama olio extra vergine d’oliva. Siamo in una posizione felice perché viviamo nella città che richiama il nome della cultivar dominante del patrimonio olivicolo nazionale. L’olio è un farmaco: all’estero è noto da anni, in Italia ce ne accorgiamo solo ora. La vera sfida è fare gioco di squadra tra produttori, trasformatori, ma anche tutto l’asset turistico composto da B&b e ristoratori. Inoltre, nel mondo dell’olio c’è bisogno di comunicatori simili a quelli che oggi operano nel mondo del vino».

In questo contesto si collocano le attività dell’Associazione delle Città dell’Olio. Attiva dal 1994, questa rete nazionale coinvolte 410 città italiane, rappresentando 621 cultivar italiane. Tantissime le iniziative messe in campo dall’associazione, tra cui il portale www.turismodellolio.com, in cui sono state censite 257 best practice legate all’oleoturismo, già in atto sul territorio nazionale. Inoltre, grazie a un accordo con la rete di agenzie di viaggio Maavi, sono previsti pacchetti turistici regionali anche in Puglia, da acquistare sul portale. Anche perché, da uno studio è emerso che l’86% dei turisti negli ultimi tre anni ha fatto circa 5 esperienze in frantoio. In più, l’associazione sta lavorando al primo forum del Mediterraneo, un’occasione importante per impiantare anche sinergie con l’estero. Secondo il presidente Michele Sonnessa, «è il momento di abbattere i campanili e lavorare assieme per creare una strategia chiara. L’oleoturismo è un’occasione per portare sul territorio un turista consapevole, valorizzando le aree interne, contrastando l’abbandono delle campagne e facendo rivivere le comunità. Ora, per concludere il percorso legislativo, ci vuole l’azione delle Regioni. Bisogna lavorare sui piani olivicoli regionali e prevedere misure specifiche a sostegno dell’oleoturismo. Che per noi non significa solo olio sulla bruschetta, ma turismo di comunità. Tutti i valori connessi all’extra vergine d’oliva e la sua produzione vanno trasmessi ai consumatori. Bisogna rendere il prodotto remunerativo e favorire il ricambio generazionale.

L’ulivo si connette a un’altra importante sfida: quella della sostenibilità. Infatti, questa pianta è il più grande fissatore vegetale di CO2, arrivando a neutralizzarne circa 2 kg al giorno. Proteggere il paesaggio olivicolo significa anche avere un valido alleato nella lotta ai cambiamenti climatici. Il professor Pierferdinando La Notte, ricercatore del Cnr, ha ricostruito la storia di questi giganti delle nostre campagne, rintracciando le prime notizie sulle origini della cultivar Coratina come nativa di Corato in una ricerca del 1883, e le prime indicazioni nutraceutiche in un lavoro del 1930. Davanti a sfide come la lotta alla xylella, piaga endemica del territorio pugliese, «è necessario cambiare approccio alle tecniche e tecnologie che oggi possono permettere di mantenere il germoplasma, pur adattando le piante. Sono iniziati gli esperimenti con la Coratina come progenitore, anche se rischiamo di scontrarci contro posizioni ideologiche che ne frenino lo sviluppo».

Nella sfida lanciata dall’oleoturismo entrano in gioco le competenze, necessarie sia per determinare un’accoglienza competente sia per elaborare strategie di marketing vincenti. Il rappresentante dell’Accademia dei Tipici Paolo Leoci ha messo in evidenza come non si possano elaborare strategie promozionali senza conoscere il prodotto. «Bisogna narrare con autenticità, partecipare alla verità, far vivere l’esperienza per farsi ricordare e aggiornarsi costantemente – ha spiegato l’esperto – Per essere venduto in quantità, l’olio deve essere mangiato, conosciuto come ingrediente fondamentale del piatto».

«Questo convegno si inserisce nel solco delle attività che abbiamo già intrapreso ormai da un anno a questa parte – ha spiegato Concetta Bucci, Assessore alle Attività Produttive – iniziato con la rivitalizzazione della nostra partecipazione alle associazioni di cui facciamo parte come Città dell’Olio. La fiera Olio Capitale ci ha visti presenti con ben nove aziende, un dato inedito per la nostra città, e uno stand istituzionale. Abbiamo offerto la possibilità di lanciare uno sguardo al nostro territorio, con la consapevolezza che la promozione del prodotto sia strettamente interconnessa e non scindibile. Abbiamo partecipato anche all’iniziativa Merenda nell’Uliveta, proponendo un’escursione in bici al Dolmen e facendo assaggiare un nostro piatto tipico, l’Acquasala. Ci siamo messi in ascolto e in cammino con tutte le aziende e le associazioni per dare un segnale forte, legato alla cultivar che porta il nome della nostra città».

«Si è dato inizio a un percorso che doveva essere avviato almeno qualche decennio prima – ha concluso il presidente di Terra Maiorum, Giuseppe Caldara – Ma per poter partire, bisognava comprendere bene le criticità. Ognuno viaggiava per conto proprio, ora si è dato inizio a un percorso che richiede la sintonia per trovare affinità. Ci dobbiamo mettere in discussione. Ognuno di noi deve dare il proprio contributo e avere la capacità di attingere anche dagli altri. Noi ci mettiamo a disposizione di questo progetto solo se il percorso è comune».

lunedì 4 Luglio 2022

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franco
franco
1 anno fa

ultime parole significative del clima che arieggia sulla nostra produzione di olio…percorso comune e che diamine si aspetta ad iniziarlo? ci vogliono ancora convegni ecc ecc? si inizi subito ad istruire tutte le attività che si affacciano sul prodotto OLIO-quello nostro e basta- si controllino i percorsi dalla produzione al mercato e si metta in bella mostra -pubblicità si chiama- quelle che sono le naturali virtù dello stesso prodotto.- basta obbligare le attività di ristorazione ed affini ad un uso continuo e benefico dell’OLIO genuino senza sotto prodotti che costano meno e rendono il doppio ma sono una schifezza.- vogliamo parlare esempio visivo del famigerato olio di sansa ? tanti i bidoni lasciati fuori dai locali di ristorazione e dell’olio coratino e genuino niente!