«A volte non è facile affrontare le difficoltà della vita, ma spesso una soluzione si trova; questa, però, è stata ed è come un colpo nella pancia, un qualcosa che a parole non puoi spiegare, ma puoi solo ascoltare e guardare. Vivere una situazione del genere non è bello, però è accaduta ed avviene ancora ora. Sto parlando del Covid 19 che ha portato scompiglio e terrore nel mondo». Inizia così la lettera di Carla, una 12enne coratina che ha preso carta e penna e ha dato sfogo a tutto ciò che la pandemia sta significando per lei.
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Parlando in generale, col passare del tempo stanno emergendo sempre più i danni prodotti dall'impoverimento delle relazioni, delle semplici interazioni e del coinvolgimento sociale determinato dall'emergenza sanitaria. D'altronde, come ha detto David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale Ordine psicologi, «la psicopandemia non è una battuta, né una invenzione degli psicologi, è una realtà, ed è a tutti evidente che c’è un’onda lunga di disagio e disturbi psicologici che durerà anni e interessa quote importanti della popolazione. Tra i giovani sino a 18 anni uno su due vive un disagio psicologico e uno su dieci manifesta un disturbo». A maggior ragione se tutto questo avviene in una fase della vita di per sé complessa come l'adolescenza.
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«Provate a vivere tutto questo come una dodicenne, una adolescente!» scrive Carla. «È molto improbabile che per noi sia una cosa facile da superare perché non possiamo fare un sacco di cose e ci vengono vietate un sacco di possibilità, di esprimerci e di essere noi stessi. Vi faccio degli esempi: poter uscire con i propri amici, andare alle feste e conoscere nuove persone, poter maturare una relazione con qualcuno… non riusciamo ad essere veramente noi stessi per colpa di tutte le volte che abbiamo dovuto parlare con i nostri coetanei e anche con i nostri insegnanti e parenti attraverso uno schermo. Se vi devo parlare della mia situazione, io sono molto demoralizzata da tutto questo e so benissimo che andrà avanti ancora per un po’, ecco perché molte volte cerco di farmi sentire anche in modo forte ed esuberante, come potrebbe capitare ai miei coetanei. Tutti possiamo migliorare noi stessi in qualche modo, però penso che in questo momento questo non si possa fare».
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L'innegabile disagio espresso a chiare lettere, non impedisce però di far emergere una valutazione anche molto razionale di quanto sta accadendo. A cominciare dalla scuola. «Molte persone – prosegue la lettera della 12enne coratina – credono che la scuola potrebbe essere un possibile luogo di contagio, ma in realtà questo non è del tutto vero. A scuola, sì è vero, si possono creare contagi, ma è uno dei posti dove le regole vengono rispettate molto. Penso che la scuola sia un posto di relazione e di momenti di svago, potrebbe anche sembrare un po’ noiosa e scocciante, ma comunque rimane un posto per stare con gli amici e con i propri insegnanti per vivere delle esperienze e crescere. Ora tutto questo non si può vivere pienamente perché dobbiamo (in classe) mantenere la distanza di sicurezza e tenere le mascherina.
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Questo (anche se è una regola molto importante) ci vieta di fare le cose che normalmente facevamo: a causa delle normative anti Covid non possiamo stare vicini, non possiamo neanche abbracciarci, è seriamente vietato abbassare la mascherina, oppure non possiamo scambiarci materiale scolastico ed è obbligatorio igienizzarsi sempre le mani dopo qualsiasi attività e cambiare la mascherina un volta entrati in classe. Il Covid ci ha portato anche a non poter fare molte cose che magari si facevano prima delle feste, che siano di Pasqua o di Natale: si organizzavano cori e recite e l'ultimo giorno di scuola si gustavano insieme dei dolci, ci si scambiavano gli auguri e ci abbracciavamo. Qualcosa che noi studenti che non facciamo da molto tempo è poter condividere anche una bella esperienza fuori dalla scuola: sto parlando della gita scolastica… è da due anni che non se ne fa una».
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Dalla razionalità, alla maturità. Quella di chi, pur in una situazione complicata, cerca una via d'uscita e, una volta individuata, la percorre con convinzione. «Certo non è facile affrontare un realtà così complicata a questa età, anche se ormai ci siamo abituati» dice ancora. «Noi ragazzi, come tutti, ci siamo stufati di essere capitati in questa brutta situazione da cui siamo cercando di uscire da molto tempo. Ci stiamo vaccinando, adesso anche noi ragazzi – conclude Carla – e credo che questo sia un bene».
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Una bellissima lezione di vita da una dodicenne.. . Grazie Carla! ????
Brava