Lutto nel mondo del cinema. È morta oggi nella sua casa romana, a 93 anni, Lina Wertmüller, celebre regista di film indimenticabili come "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" e "Pasqualino Settebellezze", per cui ottenne anche la candidatura all'Oscar nel 1977 (premio poi ricevuto alla carriera nel 2020). Tra i tanti capolavori realizzati, la Wertmüller ha diretto anche “Io speriamo che me la cavo”, il film tratto dall'omonimo libro di Marcello D'Orta girato in parte a Corato. Era la fine del gennaio 1992 quando la regista arrivò in città con Paolo Villaggio e, per una settimana, trasformò il centro storico nell'immaginario paese napoletano di Corzano, dove il maestro elementare Marco Tullio Sperelli (interpretato da Villaggio) viene trasferito per errore, trovandosi alle prese con una classe di bambini a dir poco problematici.
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Le riprese si concentrarono soprattutto in Largo Abbazia, zona del borgo antico in quegli anni decisamente poco frequentabile, che – grazie alla magia del cinema – per sette giorni diventò il centro della città, brulicante di gente, luci e illusioni. Alla inaspettata scelta della Wertmüller di puntare su Corato – che all'epoca non aveva neppure una sala cinematografica aperta e nemmeno un teatro funzionante – la città rispose con grande calore. Furono circa 200 i coratini impiegati nel film come comparse. Ma ancora di più furono quelli che ogni giorno restavano assiepati oltre le transenne per ammirare il set, farsi firmare un autografo dagli attori o strappare una battuta anche a un semplice macchinista.
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Sarebbe bello porre in Largo Abbazia un'insegna celebrativa del film girato, per non perderne la memoria soprattutto fra i più giovani e i forestieri che, magari, passano per la piazza.
Ora si può girare Gomorra
Io ho avuto il piace di lavorare con lei.
Una splendida persona.