«Nei vostri occhi vedo gli occhi di Michele e sento tanta gioia. Ho perso un figlio, ma ho avuto la fortuna di incontrare tanti altri figli». Si è rivolto così, ai cresimandi della parrocchia Maria SS. Incoronata, Pinuccio Fazio, il papà di Michele, vittima innocente di mafia, ucciso per errore da un proiettile vagante durante un conflitto a fuoco tra clan rivali mentre stava tornando a casa, a Bari vecchia, dopo una serata con gli amici. Era il 12 luglio del 2001 e Michele aveva 16 anni e tanti sogni. Da quel giorno suo padre Pinuccio e sua madre Lella hanno un’unica missione: riprendersi il quartiere di Bari vecchia togliendolo alle mani della criminalità e far conoscere ai giovani di tutta Italia la loro storia e la storia di Michele, perché a nessuno succeda di non poter camminare sereno nel proprio paese.
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Invitato all’Incoronata giovedì scorso, nell’ambito del percorso catechistico di preparazione alla Cresima per riflettere sul primo dono dello Spirito Santo, la Sapienza, Pinuccio ha donato ai giovani di 2° e 3° superiore la sua testimonianza: un percorso di fede, dal dolore alla speranza. Una storia sulla capacità di non lasciarsi schiacciare dalla rabbia, ma aprirsi alla vita, percorrendo le strade della legalità; una storia sul coraggio di non rispondere al male con la distruzione, il silenzio e l’omertà, ma seminando gesti di giustizia e di bontà, con fermezza, onestà e fiducia. Una storia di buio che si è lasciata attraversare dalla Luce del perdono e dalla Grazia di poter vedere con lo sguardo di Dio.
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«Cari ragazzi, riprendiamoci le nostre città, riprendiamoci il nostro Paese. Grazie a tutti per aver scelto da che parte stare» ha detto Pinuccio Fazio, lasciando nel cuore di tutti tanta emozione, il desiderio di un presente migliore e la certezza che la chiave del cambiamento è superare la tentazione dell’indifferenza, restare uniti, amare la vita, camminare insieme sulla strada della Verità.
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Grazie ai genitori di Michele Fazio per il loro impegno e per il contributo alla riflessione
Non ci credo, tiratemi un pizzicotto. Una conferenza sulla mafia fatta in chiesa a ragazzi che devono ricevere il sacramento della Cresima? Che cosa c'entra? Non l'ho capito. Ma non dovrebbero imparare innanzitutto il senso del Sacramento? Il Vescovo era al corrente? Il futuro della????Chiesa ci riserva questo?
Titolare un incontro-conferenza “Per opera dello Spirito” non è solo banalizzare il Sacramento della Cresima ma qualcosa di più e di peggio.
Avremmo bisogno tutti e in particolare i giovani, di testimonianze di questo tipo ogni giorno.
E va bene, visto che i doni dello Spirito sono sette siamo tutti curiosi di sapere quali sono le altre sei sorprese che il creativo parroco ha in serbo per farli comprendere meglio ai cresimandi.
Quindi hanno abolito in pratica il vecchio catechismo? Non andava più bene? Manderemo i nostri ragazzi in chiesa solo per fargli ascoltare conferenze su temi sociali? I parroci abbiano la cortesia di informarci prima sui loro nuovi piani educativi.