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Pasta, pane e pizza: prezzi in aumento. La colpa è (anche) del riscaldamento globale

La Redazione
Pane
Grano duro alle stelle, complice l'estate rovente canadese; meno forte la crescita del prezzo del grano tenero. Pesa l'aumento generalizzato delle materie prime, dal latte all'energia elettrica
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Tra numerose variabili e argomentazioni soggettive emerge un dato incontrovertibile: pasta, pane e in generale tutti i derivati della farina hanno subito o subiranno rincari. Il problema è complesso e si inserisce nel solco di un aumento generalizzato delle materie prime, dalla benzina all'energia elettrica che ricade, a cascata, su quasi tutti i beni di prima necessità.

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La pasta. L'aumento più elevato riguarda il grano duro, quello con cui si fa principalmente la pasta. «Se fino al 2019 il costo di una tonnellata di grano duro era di 250 euro e fino a giugno scorso era di circa 280 euro, oggi si raggiungono punte di 600 euro a tonnellata», ci spiega Giandomenico Marcone, responsabile acquisti di Granoro. «La causa principale è stata una minor produzione a livello mondiale. L'incredibile ondata di caldo che ha investito il Canada, maggior esportatore al mondo, ha stravolto il mercato. Mediamente i canadesi producono 5-6 milioni di tonnellate all'anno, nell'ultima campagna hanno prodotto la metà. L'Italia produce 4 milioni di tonnellate ma, essendo un Paese che del grano duro fa ampio consumo, riesce a coprire soltanto il 60% del fabbisogno interno, il resto è costretto a importarlo, soprattutto dal Canada». Ma non è tutto qui. «In generale – continua Marcone – il grano non basta più per tutti. La richiesta è aumentata, le riserve si azzerano ben prima del nuovo raccolto e di conseguenza sale il prezzo».

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Non è solo una questione di grano. L'aumento di plastica e carta per gli imballaggi, energia elettrica per la produzione, benzina per il trasporto, aggiungono altri voci corpose al rincaro che potrebbe essere di circa 20-25 centesimi a pacco. Sarà importante il dialogo che le aziende produttrici instaureranno con i player della grande distribuzione organizzata per poter spalmare gli aumenti e non farli ricadere unicamente sui consumatori. «Sicuramente con questi costi sarà impossibile mantenere lo stesso prezzo per l'utente finale», precisa Marcone.

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Pane e pizza. Pizzaioli e panettieri lavorano con dinamiche differenti ma, anche qui, i prezzi stanno lievitando. Il pane, ad esempio, ha subito un incremento che va dai 30 ai 50 centesimi al chilo. In questo caso spesso sono i costi accessori la causa perché il grano tenero ha subito aumenti più contenuti. «Noi vendiamo pane, pizza, dolci e diversi prodotti da forno – racconta Giuseppe Tedone de La Sfornata – e tutte le materie prime sono rincarate. Il burro è aumentato di 2 euro e 50. Per non parlare di imballaggi ed energia elettrica. Il ritocco del costo del pane è inevitabile, considerando anche che non aumentava da almeno 20 anni». E per la pizza? I rincari ci saranno ma l'entità sarà variabile da pizzeria a pizzeria. Accordi con i fornitori, tipo di forno, ingredienti usati per l'impasto. Starà al ristoratore trovare un modo per ammortizzarli il più possibile. 

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Il futuro. Dai giganti del grano come i Casillo ai piccoli panettieri sono tutti d'accordo: difficilmente si tornerà indietro. «Il prezzo potrebbe continuare a salire e si prospetta un 2022 difficile» dice Gianni Marcone. «Anche gli agricoltori, che quest'anno hanno venduto ad un prezzo elevato, dovranno fare i conti con i rincari di semi e fertilizzanti – i secondi addirittura scarseggiano – innescando un'ulteriore salita del prezzo di mercato». E allora, qual è la soluzione? «Puntare a colmare il fabbisogno nazionale» spiega sicuro Marcone. «Il grano italiano è un ottimo prodotto. Con il progetto Dedicato di Granoro lavoriamo solo grano pugliese nonostante questo ci costi di più per via delle premialità che riconosciamo agli agricoltori. Bisogna aumentare le superfici e le quantità, sperando in un buon raccolto».

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Gli fa eco Beniamino Casillo, co-amministratore delegato di Molino Casillo, intervistato da Stefania Leo per Linkiesta. «In Italia ogni terreno agricolo ha una sua specifica funzione: questa teoria è valida dalla Campania in su ma al di sotto di questa linea immaginaria, la terra abbandonata abbonda. La situazione creatasi quest’anno ci dice che avere terreni agricoli abbandonati è un lusso che non possiamo più permetterci».

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martedì 26 Ottobre 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 1:50)

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Michy
Michy
2 anni fa

Però gli stipendi non aumentano.?? Scusate là colpa è dei stipendiati è meglio farsi mantenere dallo stato lì aumentano sempre i mantenimenti!!! Povr a nuu

Aldo
Aldo
2 anni fa

L'avete invocata, implorata, osannata, acclamata l'inflazione… perché doveva portare benefici sulla ripresa economica… Ed ora tutti a lamentarsi e a piangere, col governo che deve studiare le misure di contenimento del caro bollette… Mah sinceramente non capisco… Chi ha sbagliato gli economisti o gli oligarchi che hanno aumentato il prezzo dell'energia? Una cosa è cmq certa: ad avere la peggio è a cascata il consumatore finale non partita IVA…già le bistrattate partite IVA che tanto hanno pianto durante il lockdown e che (tra un aiutino statale forse… Non dovuto ..) ora stanno facendo carne da macello con questo aumento dei prezzi… Ma tanto con l'euro siamo diventati tutt' ricch': che sono 30-40 cent. di aumento… Ma stiamo a scherzare… Sono centesimi…

catall
catall
2 anni fa

Si parla di terreni abbandonati….bisognava forse intervenire prima, quando al produttore di grano restava ben poco a tutto vantaggio di commercianti ed utilizzatori.
Vediamo se saremo così “bravi” da replicare la cosa con gli olivicoltori….mandiamoli alla fame e poi magari ci ritroveremo a comprare pessimo olio dall'estero a 15 € al litro.
Tocca a tutti incentivare la produzione locale, sia di beni che di servizi. Le altre nazioni da tempo ormai mirano ad essere autosufficienti, in ogni settore; noi invece siamo ostaggi di una politica di bassa leva che lascia poco spazio a chi ha realmente voglia di costruire per il bene collettivo.
Poveri noi……

michele tarantini
michele tarantini
2 anni fa

l'aumento dei prezzi è normale dato che si stampa moneta come se non ci fosse un domani (guardate il livello record del nostro debito pubblico)…d'altronde dobbiamo anche chiederci cosa sarebbe successo se la BCE non avesse messo in campo l'acquisto massiccio del nostro debito pubblico(meglio non immaginarlo)…..purtroppo gli italiani sono (in parte ) un popolo di grandi risparmiatori ma a scuola non gli è mai stata insegnata l'educazione finanziaria che invece veniva fatto in altri stati…adesso ce l'abiamo anche noi…consiglio a tutti di studiare sul sito del governo : quellocheconta.gov.it dove si cerca di porre le basi per l'educazione finanziaria…leggere e studiare non costa niente

Costantino
Costantino
2 anni fa

Secondo me i commenti servono a poco,il vero problema siamo noi. Cambiare rotta è la soluzione. Forse,dico forse, facciamo ancora in tempo, altrimenti ci dobbiamo abituare a questi forti cambiamenti.

Franco
Franco
2 anni fa

I francesi hanno messo a soqquadro Parigi per 10 cent di aumento della benzina, qui il metano per auto è aumentato del 40% e nessuno si lamenta. Siamo un laboratorio sociale, provano a vedere fin dove sopportiamo.

Corato86
Corato86
2 anni fa

Mi meraviglio del livello di ignoranza di alcuni commenti che leggo qui !! Se uno aumenta i prezzi senza motivi di aumento specula !! Ma se una partita iva aumenta il pane xké la semola da 0,50€ la paga 1 € e se l olio x la frittura lo pagava 0,90 e adesso 1,60€ l aumento è più che giustificato !! Volete aiutare a mantenere i costi più bassi ?? Aiutate le partite Iva e spendete di più così i costi fissi si spalmano con un maggior numero di prodotti e non solo il sabato in pizzeria e la domenica al ristorante !! I giorni
della settimana sono 7 e non solo 2!! E poi lasciate i soldi nel vostro comune e non arricchite i paesi vicini xké poi piangete che i vostri figli non riescono a trovare lavoro !!

saponetta
saponetta
2 anni fa

pane e pasta costano troppo? trombate in casa !

Graziano
Graziano
2 anni fa

Aumenta il prezzo del grano? Una buona occasione per tornare a seminarlo.