La Giunta Regionale nella seduta odierna ha approvato il documento tecnico con le osservazioni regionali relative al progetto preliminare del Deposito nazionale e del parco tecnologico dei rifiuti radioattivi.
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L’avviso per la consultazione pubblica sulla localizzazione del deposito nazionale, già pubblicato il 5 gennaio 2021, prevedeva che nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione (prolungati con il Decreto “Milleproroghe” a 180 giorni), le regioni, gli enti locali, nonché i soggetti portatori di interessi qualificati, potessero formulare osservazioni e proposte tecniche.
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Lo scorso 18 gennaio la giunta regionale con propria delibera ha istituito un tavolo di coordinamento presieduto dal presidente della Regione Puglia, dall’assessore all’Ambiente, al Territorio e Urbanistica, dai sindaci dei Comuni di Gravina in Puglia, Altamura, Laterza e dagli ulteriori Comuni che intendessero aderire, per definire una strategia comune, fornire il supporto tecnico ai Comuni interessati e coordinare le proprie attività con quelle della Regione Basilicata, interessata dalla proposta di Cnapi.
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«Abbiamo ribadito in questi mesi – hanno dichiarato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e l’assessore all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio – che ci opporremo con tutte le nostre forze alla scelta di individuare l’alta Murgia come possibile sito per lo smaltimento di rifiuti nucleari. Ribadiamo il nostro "no" e siamo pronti a mettere in campo qualunque azione, politica e legale, a tutela della salute dei cittadini e della bellezza e biodiversità di un parco nazionale, che rappresenta uno dei luoghi più singolari del Mediterraneo».
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«Su indicazione della Giunta – ha continuato la Maraschio – sono stati raccolti in un unico documento i contributi specialistici inerenti alle varie questioni individuate. Queste osservazioni tecniche rappresentano le motivazioni scientifiche sulla scorta delle quali è emerso che la verifica dei criteri di esclusione e dei criteri di approfondimento utilizzati da Sogin per dichiarare idonei i cinque siti individuati nel nostro territorio regionale non ha tenuto conto degli studi di ricerca più̀ recenti. Dalla ricognizione scientifica svolta, è emerso che tutti i criteri di esclusione ed i criteri di approfondimento per i cinque siti ricadenti nel territorio regionale risultano “non verificati”».
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«Abbiamo definito in un percorso condiviso – ha ribadito l’assessore – insieme alle comunità interessate, alle strutture tecniche dell’amministrazione regionale, alle agenzie regionali, all’Aqp, alle Università e agli ordini professionali tutti i rilievi finalizzati a far desistere il governo da ogni possibilità di allocare sul territorio regionale il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. “Il documento che oggi la Giunta ha condiviso ed approvato è dunque il risultato di un importante e corposo lavoro svolto nei tempi stabiliti e in modo efficace da parte del Tavolo Tecnico che ringrazio per l’importante contributo. Un lavoro che ha dimostrato scientificamente e sulla base di dati, analisi e recenti studi, la inadeguatezza delle valutazioni di Sogin, spesso non riferibili all’attuale conoscenza scientifica delle caratteristiche idrogeomorfologiche e sismiche dei siti individuati. Gli approfondimenti svolti sono i risultati di tanti anni di lavoro, di ricerca, di analisi, di conoscenza del nostro territorio che, messi a sistema, hanno permesso alla Regione di contribuire e supportare i Comuni interessati dall’ipotesi di deposito ad esprimere in maniera tecnica e scientifica la propria contrarietà. Mi preme sottolineare che a questo lavoro non è mancata la presenza e il supporto di numerosi Comuni pugliesi che, seppur non interessati direttamente dal Deposito, hanno espresso con atti consiliari la propria posizione di contrarietà a detto intervento».
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In conclusione «riteniamo che l’insediamento del Depositi e del Parco Tecnologico inficerebbe irrimediabilmente la vocazione di questo angolo straordinario della Puglia, di un turismo sostenibile, figlio di un lento, faticoso e incisivo impegno della Regione Puglia, degli enti e delle comunità locali».
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