Cronaca

Edificio in via San Vito, accolto l’appello: il Consiglio di Stato dà ragione al Comune

La Redazione
Battaglia giudiziaria per un edificio di via San Vito
Quali saranno gli effetti di questa decisione per l'edificio di via San Vito? L'immobile dovrà subire delle modifiche? «Le decisioni del Comune passeranno dal Consiglio» fa sapere Palazzo di città
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Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta) ha accolto definitivamente l'appello del Comune di Corato nell'ambito del contenzioso sorto tra Palazzo di città e la società Green Building riguardo la costruzione di un edificio in via San Vito.

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I fatti. A fine 2017 la Regione Puglia ha adottato il Ret (Regolamento Edilizio Tipo). I Comuni non ancora allineati, tra cui Corato, si sono rifatti al regolamento regionale. In merito alle superfici accessorie è però nato uno scontro tra la Green Building e il Comune.

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Nel giugno 2018 l'azienda ha presentato la Scia attenendosi al Ret regionale e ha dato il via ai lavori. A gennaio dell'anno seguente l'ufficio tecnico del Comune ha però riscontrato un vizio di sostanza, affermando che la Green Building avrebbe dovuto prendere in considerazione il regolamento comunale, e il 13 febbraio 2019 ha quindi annullato la Scia rendendo – nei fatti – il palazzo abusivo.

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Dopo aver avuto parere positivo anche dalla Regione, per evitare l'abbattimento, l'azienda ha quindi proposto ricorso al Tar. Il Comune si è limitato a confermare l'ordinanza di annullamento della Scia, mentre il Tar Puglia nel gennaio 2020 ha dato ragione alla Green Building. Contro questa decisione, nel giugno dello stesso anno, l'ente ha poi deciso di proporre appello dinanzi al Consiglio di Stato.

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Con la decisione presa quattro mesi più tardi, ad ottobre, i giudici hanno respinto l'istanza cautelare, ma hanno fissato per il 14 gennaio di quest'anno un'apposita udienza per la discussione del merito, «anche in considerazione della potenzialità seriale della questione nell’ambito della Regione Puglia».

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Nell'udienza che si è svolta un mese fa, la cui sentenza è stata pubblicata ieri, i giudici hanno – come detto – accolto l'appello del Comune di Corato, riformato la sentenza del Tar Puglia e rigettato il ricorso di primo grado proposto dalla società Green Building.

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«La questione oggetto del contendere è stata affrontata da questa Sezione con la recente sentenza n. 8426 del 28 dicembre 2020, riferita ad un caso analogo al presente, relativo alla Regione Campania» si legge nella sentenza. «Pur nell’ambivalenza del significante normativo (e dell’ambiguità delle stesse indicazioni regionali), il Collegio ritiene, conformemente al precedente citato e nell’ambito di una complessiva considerazione sistemica e sistematica della materia, che la “mancanza di una espressa previsione” di legge derogatoria dell’ordinario riparto delle competenze in materia urbanistica non consenta di concludere che, con l’esposta intesa, si siano voluti determinare “effetti così radicalmente eversivi sulla autonomia pianificatoria degli enti locali”, quali quelli che deriverebbero dall’ipotesi esegetica coltivata dall’odierna appellata e condivisa dal T.a.r. nella sentenza impugnata. 

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Peraltro, la stessa l.r. n. 11 del 2017, pur ribadendo il dovere dei Comuni di adeguare i propri regolamenti edilizi allo schema di R.E.T. recepito in sede regionale, precisa che “i Comuni procedono alla formulazione del regolamento edilizio in conformità con le definizioni uniformi, provvedendo a mantenere invariate le previsioni dimensionali degli strumenti urbanistici vigenti” ed aggiunge che “i Comuni possono procedere altresì all’adeguamento delle norme tecniche d’attuazione degli strumenti urbanistici generali vigenti alle definizioni uniformi, mantenendone invariate le previsioni dimensionali. La deliberazione del consiglio comunale non costituisce variante urbanistica”.

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In conclusione – hanno osservato i giudici – la disciplina edilizia ed urbanistica dei Comuni pugliesi resta (quanto meno in relazione al fondamentale dato del “dimensionamento urbanistico”) inalterata nelle more della modifica dei relativi strumenti di governo del territorio, procedimento cui gli Enti locali sono comunque tenuti al fine di pervenire ad un’armonizzazione del relativo contenuto con il R.E.T. recepito a livello regionale».

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La sentenza era attesa non solo per capire come si sarebbe concluso il contenzioso, ma anche perchè costituisce un precedente per definire tutti i casi simili relativi alla Regione Puglia. Quali saranno, quindi, gli effetti di questa decisione per l'edificio di via San Vito? L'immobile dovrà subire delle modifiche? «Le decisioni del Comune passeranno dal Consiglio» fa sapere Palazzo di città.

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martedì 16 Febbraio 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 10:41)

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Giovanni
Giovanni
3 anni fa

E allora cosa aspetta il Comune per adeguare il proprio regolamento?

nerdrum
nerdrum
3 anni fa

e mò?

Michele Strippoli
Michele Strippoli
3 anni fa

E' la sconfitta dell'imprenditoria e del lavoro.
Dopo aver presentato i documenti, costruito, un diniego, un ricorso vinto adesso tutto in discussione.
Che brutta città è Corato per investire.

carlo mazzilli
carlo mazzilli
3 anni fa

una vergogna assoluta.

Aldo R
Aldo R
3 anni fa

Sentenza incredibile. Come dire: “Non fate impresa! In Italia essere imprenditori, dare lavoro (ancor più necessario in tempi di Covid), far girare l'economia, riqualificare, tutto questo è un male secondo la divinità della burocrazia.”. E allora cosa aspetta il Comune ad adeguare il regolamento? Perché se le cose stanno così, nessuno avrà più il coraggio di fare impresa edilizia a Corato e altrove (la sentenza sarà citata anche in altri contenziosi simili in tutta Italia immagino). E quanti posti di lavoro andranno persi!!! Mentre la gente letteralmente non arriva a fine mese, tra ristoranti chiusi e turismo a pezzi.

Giovanni
Giovanni
3 anni fa

Assurdo però…..la ditta prima ottime la cautelare, poi vince il ricorso di primo grado, il comune poi appella la sentenza e rigettano la cautelare chiesta del comune…poi alla sentenza finale stravolge tutto. Assurdo!! Una vergogna. Fare impresa e lavorare con queste incertezze non ha senso. Tutto sto casino e incertezza a quanto pare si sarebbe evitato solo se il comune avesse approvato il regolamento regionale nei termini giusti. Vergogna!