Da questo spazio dedicato all’arte, a nome della redazione di CoratoLive si leva l’augurio di un sereno Natale con un capolavoro supremo del 1620: la natività di Gherardo Delle Notti, opera dell’insigne pittore fiammingo (il cui vero nome era Gerrit van Honthorst) attivo in Italia nel Seicento e noto per essere stato uno dei più eccelsi seguaci di Caravaggio. Quest’opera, presente alla Galleria degli Uffizi di Firenze, ci dona un senso incommensurabile di serenità. Il capolavoro riscatta con la sua bellezza un altro dipinto sulla natività dello stesso autore da pochi anni restaurato, dopo il danneggiamento ricevuto in seguito all’attacco terroristico di via dei Georgofili a Firenze il 27 maggio 1993. Dunque è un doppio augurio perché rappresenta anche una rivincita della bellezza eterna del Natale sulle avversità di tempi difficili, una risposta di luce e di speranza all’anno buio che ci stiamo lasciando alle spalle.
Descrizione dell’opera. A sinistra scorgiamo un angelo dal volto di bambino, rapito da una luce che gli scalda i lineamenti. Notiamo a fianco un altro angelo dai tratti vagamente orientali che sorride. A destra nell’ombra un uomo con la barba condivide la dolcezza infinita dei due angeli. Davanti a lui in primo piano, un’altra diversa serenità, più solenne e più intensa: una giovane donna. Cosa può regalare a loro quattro tanta gioia? Un lenzuolino bianco sorretto dalle mani della donna, racchiude la fonte della luce: un neonato che giace nel fieno. È Lui la sorgente di quella gioia.
Riporto qui la mia poesia che descrive il capolavoro fiorentino tratta dal mio libro “Cercando l’Italia, capolavori d’arte in versi” della Secop Edizioni di Corato.
La natività di Gherardo Delle Notti, (1620)
Su un lenzuolino di un bianco abbagliante
giace il figliolo di Dio appena nato.
Da lui si spande una luce accecante:
giammai fulgor venne tanto irradiato.
Svela Maria una beltà abbacinante
reggendo i lembi del telo da un lato.
Il viso ha i tratti di un gaudio esaltante
per quel prodigio che Dio le ha donato.
Assiston fieri due araldi del cielo
con espressioni felici e leggiadre
che pur la luce nei volti scolpisce.
Dietro la madre col bimbo nel telo
mostra nell’ombra stupore anche il padre
che a tal visione d’incanto gioisce.
Così Gherardo pittor delle Notti
donò al Natale ogni luce e il suo raggio:
furon con l’estro fiammingo tradotti
l’arte e il talento del gran Caravaggio.
Sonetto in endecasillabi con rima ABAB ABAB CDE CDE e con quartina finale.