L'intervista

Dentro la corsa rosa: Leonardo Piccione è la voce del podcast ufficiale del Giro d’Italia

Francesco De Marinis
Francesco De Marinis
Leonardo Piccione con Domenico Pozzovivo
Quest'anno gli organizzatori hanno coinvolto lui e gli amici di Bidòn - webzine ciclistica di cui è cofondatore
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Osservare e raccontare il Giro d’Italia da vicino, o meglio ancora, dall’interno. Così Leonardo Piccione vivrà queste tre settimane, scavallando lungo lo Stivale al seguito della grande corsa nazionalpopolare. D’altronde, il ciclismo, è una delle sue grandi passioni come lo sono i vulcani islandesi. Di Giri, Leonardo, ne ha seguiti quattro. Tre tappa per tappa.

Quest’anno gli organizzatori hanno coinvolto lui e gli amici di Bidòn – webzine ciclistica di cui è cofondatore – per narrare la corsa attraverso una rubrica in podcast: GIROGlifici e lo faranno a modo loro, con un delizioso quanto efficace taglio narrativo. Ne parliamo oggi, il giorno della tappa che da Giovinazzo arriva a Vieste lungo la strada adriatica senza toccare Corato (a proposito, qui in città sostano un paio di squadre).

Partiamo da Bidòn. Come nasce questo progetto?
Bidòn in francese è la borraccia che si passano i ciclisti e a noi piace quello che rappresenta per i corridori e per la gente che assiste alla corsa e se la porta a casa come cimelio. Ci siamo conosciuti sul web cinque anni fa e viviamo in diverse parti d’Italia, accomunati dalla passione per il ciclismo che affonda le radici nella letteratura. Il ciclismo ha tanto da raccontare.

Forse il ciclismo ha perso un po’ dell’epicità del passato? La foto della borraccia che passa dalle mani di Coppi a quelle di Bartali o viceversa è entrata nel mito.
I tempi sono cambiati, l’Italia di Bartali e Coppi era diversa. All’epoca il Giro ha svolto un ruolo importante di unificazione. Quello che non è cambiato è il confronto che esiste tra gli atleti e la natura, la condizione dell’uomo che affronta le montagne, le avversità e sfida i propri limiti. Ecco, la nostra sfida è ribadire che questo concetto è valido ancora oggi.

Voi racconterete per il Giro d’Italia, il Giro d’Italia.
Sì, quest’anno ci hanno chiesto di realizzare dei podcast che potrete ascoltare sul sito ufficiale. A noi piace scrivere, questa volta utilizziamo la voce cercando di mantenere il nostro registro linguistico e la consueta leggerezza.

Come avete strutturato il podcast?
Nella prima parte analizziamo il risvolto tecnico della tappa, quello che è successo, perché noi il ciclismo lo seguiamo tutto l’anno. Poi approfondiamo il percorso, i luoghi e ci aggiungiamo un po’ di colore, magari prendendo spunto da quello che osserviamo in giro. Nella tappa che ha attraversato la Basilicata, ad esempio, abbiamo deviato per Craco. Su un muro era scritto un verso del poeta lucano Rocco Scotellaro. Ne abbiamo parlato in quella puntata.

L’avventura è cominciata a Palermo. Qual’è la vostra giornata tipo?
Siamo arrivati in aereo e abbiamo noleggiato un’auto a Palermo. Ad ogni tappa anticipiamo la corsa, seguiamo il percorso della gara per vedere quello che vedranno i corridori. Di solito siamo al traguardo un’ora prima, li attendiamo e ci accomodiamo in sala stampa dove facciamo le domande che ci interessano. Subito dopo registriamo il podcast.

Un Giro anomalo questo.
Il Giro è storicamente la corsa che porta all’estate mentre quest’anno è il contrario: a fine ottobre sulle Alpi, saremo vicini all’inverno. Cambiano le luci, i colori a bordostrada, mai visto un Giro così. È un’edizione strana anche per i corridori che hanno dovuto gestire una preparazione diversa alla quale non sono abituati. Se da un lato contribuisce allo spettacolo, dall’altro rende tutto un po’ sospeso.

Poi c’è il Covid.
Per noi è più difficile avvicinarci ai ciclisti perché vivono in una bolla, i contatti sono limitati e bisogna essere autorizzati. Oggi (ieri ndr) siamo riusciti a chiacchierare con due, tre di loro. È già un miracolo che si corra, speriamo che il Giro possa concludersi senza essere fermato prima.

Su due piedi. Chi vince il Giro?
Non sono tifoso ma sarei felice se vincesse Nibali. Tra quelli che possono farcela è il più esperto.

Quando hai cominciato ad amare il ciclismo?
Di solito ad un determinato sport ci si appassiona praticandolo. A me è capitato leggendolo. Sono un appassionato lettore della Gazzetta dello Sport che acquistavo ogni sabato per compilare la formazione del Fantacalcio. In fondo c’erano le pagine del ciclismo e, sfogliandole, mi sono reso conto che il modo di raccontare il ciclismo era diverso rispetto agli altri sport perché si poteva parlare d’altro. La competizione diventa una scusa per scrivere di luoghi, di cultura, di miti.

Oggi tocca alla Puglia.
Ogni volta che il Giro passa di qui è un’occasione straordinaria per la Puglia di promuovere la propria terra. In televisione appare bellissima. Col mare da un lato e le montagne dall’altro viene tutto amplificato. Ovviamente la tappa di domani l’attendo particolarmente perché si corre nella mia terra.

Niente Corato però. Che ricordi hai del Giro nella nostra città?
La prima volta andavo alle elementari. Ricordo che ci fecero uscire prima e il serpentone passava proprio vicino alla mia scuola. C’erano Cipollini e Pantani e trasformò un giorno qualunque in una festa di paese. D’altronde è quello che fa il Giro da più di cent’anni. Lo farà anche quest’anno.

sabato 10 Ottobre 2020

(modifica il 20 Luglio 2022, 20:02)

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Stefania
Stefania
3 anni fa

Il giro d’Italia,peccato quest’anno non aver potuto godere di una tappa come gli altri anni.E comunque anche dalla tv e’sempre bello ammirare questi ragazzi , esempi di grande tenacia e Nello stesso tempo gradire posti e panorami meravigliosi della nostra Italia.Forza ragazzi e grande giro????.