Tornati a casa

Coronavirus, 13 studenti del Politecnico rimpatriati dalla Cina. C’è anche un coratino

La Redazione
Coronavirus
Erano partiti tre settimane fa perché vincitori di borse di studio per tesi all'estero con la facoltà di architettura. L'emergenza globale li ha però fatti tornare a casa prima del previsto. Per fortuna stanno tutti bene
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I sorrisi, per fortuna, si percepiscono anche sotto le mascherine che dovranno indossare in via precauzionale per almeno due settimane (il tempo di incubazione del virus, ndr), cambiandole ogni 4 ore.

C’è anche un coratino tra i 13 studenti del Politecnico di Bari che questa mattina sono atterrati all’aeroporto di Bari, dopo scali a Parigi e Roma, provenienti dalla Cina.

I ragazzi, rientrati in fretta in seguito all’epidemia di Coronavirus che si è sviluppata proprio nel Paese asiatico, erano partiti tre settimane fa perché vincitori di borse di studio per tesi all’estero con la facoltà di architettura. L’emergenza globale li ha però fatti tornare a casa quasi tre mesi prima del previsto. Per fortuna stanno tutti bene.

«Non siamo spaventati, ci sentivamo abbastanza sicuri. Anche se è certamente meglio stare qui» hanno detto ai giornalisti in aeroporto, dopo essere stati accolti dagli applausi di parenti e amici.

Gli studenti erano a Fuzhou, nella regione del Fujjan, a un migliaio di chilometri dal focolaio di Wuhan. Di lì nei giorni scorsi si erano trasferiti in un villaggio, nei pressi di un sito Unesco da visitare per i loro studi. Appena arrivati, però, hanno scoperto che sia il sito che l’albergo in cui avrebbero dovuto alloggiare erano stati chiusi. Poco dopo è arrivato l’invito dell’università a rientrare in Italia, anche se alcuni di loro non erano neppure troppo d’accordo a tornare.

«Per l’epidemia sono state adottate misure di contenimento senza precedenti – hanno continuato i ragazzi – anche se fino a quando siamo stati a Fuzhou non si sentiva molto il panico. Le persone però non potevano più frequentare luoghi pubblici e tutti indossavano la mascherina».

Non troppi, a loro dire, i controlli sanitari a livello internazionale. «Ci hanno misurato la temperatura sia nell’aeroporto di Fuzhou che in aereo durante il viaggio. Nulla, invece, durante gli scali a Parigi e Roma. Forse in Europa si potrebbe fare qualcosa di più».

La situazione. L’attenzione nei confronti dell’epidemia è comunque alta. Ieri l’organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’emergenza globale. Nelle ultime ore il Consiglio dei ministri ha invece decretato lo stato d’emergenza in seguito alla conferma dei primi due casi accertati (una coppia di turisti cinesi) di contagio in Italia.

Sinora nella nostra regione non sono stati registrati casi ufficiali. Le analisi hanno infatti escluso che le due persone per le quali si era ipotizzato il contagio – una a Bari e l’altra in Salento – abbiano contratto il Coronavirus.

Ma occorre evitare allarmismi. «Non si crei panico – detto Vito Montanaro, direttore del dipartimento promozione della salute della Regione – è a rischio solo chi viene in contatto con persone provenienti dalla zona infetta o chi è stato in Cina».

Da lunedì attuato protocollo operativo. «La Regione Puglia ha insediato la task force per il coronavirus coordinata dal direttore del dipartimento salute Vito Montanaro» ha fatto sapere il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dopo aver preso parte alla riunione convocata dal capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, presieduta dal Premier Giuseppe Conte, alla presenza del ministro della salute Roberto Speranza. Presenti alla riunione dalla sede di Bari della Protezione civile anche il dirigente di sezione Mario Lerario e i vertici della Protezione civile regionale, il vice presidente Antonio Nunziante, il consigliere delegato Ruggiero Mennea, e il capo dipartimento salute Vito Montanaro.

«La task force ha provveduto a varare ed inoltrate tempestivamente a tutte le direzioni strategiche un protocollo operativo – attivo dallo scorso lunedì – per la gestione di possibili casi sospetti di infezione da nuovo Coronavirus. Anche l’ordine dei medici ha ricevuto il protocollo. Perciò, per qualsiasi dubbio tutti i cittadini possono rivolgersi ai propri medici di famiglia o pediatri».

venerdì 31 Gennaio 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 7:42)

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