Mentre il nuovo sindaco di Riace fa rimuovere il cartello stradale che definiva il borgo calabrese “paese dell’accoglienza”, a pochi chilometri di distanza il Comune di Camini continua a seguire il modello dell’ex sindaco Mimmo Lucano. Trenta alunni del liceo artistico di Corato hanno potuto esplorarlo da vicino partecipando ad un Pon di potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro.
Camini, 800 anime, vive come tante piccole realtà il fenomeno dello spopolamento. In cinquant’anni ha perso quasi metà del suo patrimonio umano. Un’emorragia fermata dall’arrivo di diversi richiedenti asilo aiutati ad integrarsi dal progetto Sprar gestito da Jungi Mundu che in calabrese significa “Unisci il mondo” con la collaborazione dell’amministrazione comunale.
In due settimane (dall’1 al 13 settembre), il gruppo degli studenti accompagnati dalle docenti Rosanna Quatela e Donatella di Bisceglie, sono stati ospiti a Camini dove hanno effettuato visite, seguito workshop e preso parte a Good4You(th), programma internazionale che si occupa di benessere, sport e alimentazione. La seconda settimana è stata dedicata ad esprimere la loro vena artistica. Divisi in due gruppi, hanno dipinto un grande murale all’esterno della scuola elementare e hanno creato targhe in ceramica per gli alloggi della Eurocoop in collaborazione con il laboratorio “Ceramicando insieme”.
«L’arrivo di tanti giovani a Camini, attraverso vari progetti, dall’Erasmus+ al PON degli studenti di Corato, ci fa toccare con mano quanto sia bello e ricco di umanità, competenza e passione l’universo giovanile – ha dichiarato il presidente della “Jungi Mundu”, Rosario Zurzolo – Siamo perciò orgogliosi e felici di poter contribuire a percorsi di apprendimento basati sull’interazione tra generazioni, tra popoli, tra luoghi differenti, tutti uniti dalla bellezza dell’arte e dell’impegno civile. Uniche, vere speranze per il futuro».
La caotica invasione pacifica e senza solide prospettive non era proprio quello che auspicavano, per l'Italia, i nostri risorgimentalisti. Ma il concetto di “accoglienza” esiste da millenni nel DNA dei vari ceppi che popolano la penisola, considerandola come una ruota che gira: ieri a noi, oggi a loro. Questa generosità e rassegnazione, unite al forte impatto religioso, sono alla base del nostro comportamento, al quale nessun Salvini potrà mai ad opporsi. Si rimane serenamente fiduciosi, ma non si sa di che. Due cose però mi infastidiscono: chi predica l'accoglienza non mette mai a disposizione la propria casa, ma pretende che siano gli altri a farlo e, ancor più grave, la leggerezza e l'incoscienza con la quale si prolifica in quei luoghi che non hanno mai offerto un futuro dignitoso.
Quell'”ad” dinanzi al verbo “opporsi” è un chiaro refuso. Leggo ora sul “Messaggero” che gli accordi di Malta sulla ricollocazione dei migranti, della durata di sei mesi, potrebbero saltare se gli sbarchi dovessero continuare. Tra metà anno ci ritroveremo dunque ancora “orgogliosamente” soli, ad affrontare il drammatico problema.
L'integrazione è qualcosa che deve esserci da entrambe le parti ma secondo me molteplici volte non ci si vuole integrare anzi si pretende il loro stile dai noi continuiamo a prendere ingiro qui non si parla di rifugiati ma di immigrazione economica senza una linea logica
Il cosiddetto modello Riace può essere studiato a scuola sfruttando fondi europei Pon, ma può essere studiato anche nelle aule dei Tribunali alla voce processo per reati contro la pubblica amministrazione. Agli studenti non può essere data solo una versione retorica e propagandistica dei fatti contemporanei, occorre permettere loro di farsi un giudizio sulle cose. Iniziativa tutta politica.
Al mio paese un progetto del genere rasenta la follia ed ha un nome: sostituzione etnica. Anche se credo che sotto sotto come a Riace ci siano soprattutto motivazioni economiche-statistiche. Salvate questi ragazzi dall'indottrinamento ideologico dei loro professori..
l'ex sindaco di Riace , mimmo lucano. un grandissimo,grandissimo…..ipocrita !!!