Lo stradone di Corato diventerà corso Umberto Bossi?

Pasquale Tandoi
Scoperte sorprendenti su come varie piazze e strade della città abbiano cambiato denominazione, nell'arco del Novecento, in base al colore politico delle Amministrazioni
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Il nostro racconto, come sempre rigorosamente documentato, inizia dal 23 marzo 1915, quando la prima giunta socialista della storia di Corato, guidata dal sindaco Guglielmo Schiralli, deliberò di intitolare nel rione di via Gravina, all’incrocio fra via Linneo e via Telesio, una piazza ad Andrea Costa, il romagnolo, inizialmente su posizioni anarchiche, che passò in seguito al partito socialista di cui fu il primo deputato eletto in Parlamento.

Non abbiamo trovato tracce di un’eventuale autorizzazione del Prefetto sia perché, due mesi dopo, l’Italia entrò in guerra e c’erano ben altri problemi da affrontare, e sia perché Andrea Costa era morto nel 1910, quindi non erano trascorsi i dieci anni previsti dalla legge.

Ben più incisivi sul piano della toponomastica furono i provvedimenti presi dalla seconda amministrazione socialista, quella guidata nel dopoguerra dal sindaco Federico Quinto, nipote dell’omonimo eroe risorgimentale del 1848. Il consiglio comunale, l’8 settembre del 1921, per provvedere alla denominazione di nuove vie dell’abitato sorte a seguito dell’espansione urbanistica dell’epoca, deliberò le seguenti intitolazioni di carattere “politico”: via Carlo Cafiero (barlettano, uno dei leader dell’anarchismo italiano), via 1° Maggio, via dell’Emancipazione, via del Riscatto, via Nicola Barbato (medico, protagonista dei Fasci Siciliani, fu il primo deputato socialista eletto in Puglia, e precisamente nel collegio di Corato nelle elezioni suppletive dopo la morte di Imbriani), via della Libertà, via Luisa Michel (rivoluzionaria francese, eroina della Comune di Parigi), via Bernardino Verro (sindaco socialista di Corleone, pure lui protagonista dei Fasci Siciliani, ucciso dalla mafia nel 1915).

Poche settimane dopo, il 25 settembre, l’onorevole socialista Giuseppe Di Vagno venne assassinato a Mola da sicari fascisti. L’omicidio suscitò profonda commozione e viva indignazione a Corato. Pertanto, il 19 novembre 1921, il consiglio comunale all’unanimità approvò il cambio di denominazione da piazza del Popolo, da sempre una delle principali della città, in piazza Giuseppe Di Vagno con la seguente motivazione: “Risponde al desiderio generale della popolazione, senza distinzione di partiti”.

Nell’agosto del 1922 la Giunta socialista si dimise di fronte alle violenze fasciste, e il 29 settembre dello stesso anno il commissario prefettizio Michele Losappio stabilì che Piazza Di Vagno riprendesse il suo antichissimo nome di Piazza del Popolo. Il commissario era rimasto intimorito dal furore del popolo fascista e aveva ceduto alle pressioni. Infatti, in occasione della storica data del “XX Settembre” (la presa di Roma), durante una “patriottica cerimonia” nel Teatro Comunale, su richiesta dell’avv. Vincenzo Ripoli, che era il vero padrone della città, “l’imponente assemblea entusiasticamente” chiese di eliminare il nome di Di Vagno, “un nome caro ai sovversivi”.

Disse in tono enfatico l’avv. Ripoli: Cadute le baronie rosse per risveglio meraviglioso di questa primavera di giovinezza italica, l’atto inconsulto della cessata amministrazione che aveva volutocancellare il nome Piazza del Popolo per sostituir­lo con quello di Di Vagno, suonava offesa allo spirito nuovo che s’era venuto formando nella nostra città“. L’arroganza dei fascisti non conosceva più limiti. Nessun rispetto per i morti ammazzati. Da loro. Già prima della marcia su Roma.

Nel settembre del 1927 la prefettura di Bari comunicava a tutti i podestà della provincia che era assolutamente vietato intitolare strade e piazza “al nome di S. E. il Capo del Governo e dei Suoi Congiunti. S. E. il Primo Ministro intende che il divieto predetto sia rigorosamente osservato”. Il duce era diventato improvvisamente modesto? Non favoriva più il culto della sua personalità No, solo scaramanzia. Le strade si intitolavano ai morti.

Il podestà Filippo Azzariti l’8 luglio del 1939 stabilì di dare alla piazza Municipio la denominazione di piazza Costanzo Ciano, consuocero di Mussolini ma anche eroe della Grande Guerra per le sue audaci imprese con i mas contro la flotta austriaca.

Con questa motivazione: Per il plebiscitario tributo di affetto e venerazione al nome di Costanzo Ciano, valoroso soldato e fedele assertore del regime, che legò il suo nome ad imprese eroiche e leggendarie e si prodigò nella più pura disciplina al fascismo nel quale assurse a posti eminenti. Il suo nome merita di essere ricordato e tramandato alle future generazioni come fulgido esempio di amor patrio e di fedelissimo coadiutore del Duce.

Quello stesso giorno il podestà Azzariti, in un ormai irrefrenabile furore iconoclasta, decise di cambiare un’altra denominazione storica della città, risalente agli anni Sessanta dell’Ottocento: piazza Plebiscito diventò piazza Impero. Questa la motivazione: l’attuale piazza Plebiscito può benissimo cambiare denominazione in quanto che l’Impero fu solennemente consacrato da un plebiscito nazionale di portata molto più vasta e tale da portare all’affermazione voluta dal Duce nella risonanza internazionale.

Dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio del 1943, il commissario prefettizio Savino Tandoi si era affrettato, già nel mese di agosto, a chiedere al prefetto l’autorizzazione a modificare le intitolazioni di alcune piazze e vie della città “il cui ricordo contrasta col nuovo ordine politico instaurato dal Governo nazionale (ndr: il governo Badoglio)”. Si trattava di via XXVIII ottobre [1], via Caradonna [2], via Bolzon [3], via Michele Bianchi [4], via Ferruccio Barletta [5], via Edmondo Rossoni [6], via Armando Casalini [7], via XXI aprile via Nicola Buonservizi [9], via Martiri Fascisti, Piazza del Littorio e Piazza Costanzo Ciano. Si chiedeva alla Prefettura di Bari che tutte queste vie e piazze fossero sostituite con le più asettiche denominazioni delle province siciliane: via Catania, via Caltanissetta, via Palermo, ecc.. Piazza del Littorio diventava piazza Italia, mentre piazza Ciano tornava ad essere piazza Municipio.

Poi arrivò il caos del settembre del ’43, per cui la richiesta fu accantonata.

È da sottolineare come lo stesso commissario prefettizio poco più di due mesi prima, il 31 maggio del ‘43, era arrivato a sostituire la plurisecolare intitolazione di piazza Sedile con piazza Carmelo Borg Pisani. E chi era costui? Membro del Direttorio del Fascio di Malta, agente segreto, naturalizzato italiano, si era prestato volontario per una missione che doveva preparare lo sbarco italiano a Malta. Catturato dagli inglesi, era stato fucilato come spia. Vittorio Emanuele III, motu proprio, gli aveva concesso la medaglia d’oro. Scrisse il commissario Tandoi: “Aveva immolato con consapevole fierezza la propria vita in questa guerra di redenzione“. Il 31 maggio del ’43 si parlava ancora di guerra di redenzione, con gli alleati che stavano per sbarcare in Sicilia, le città italiane distrutte dai bombardamenti e le centinaia di migliaia di morti sui vari fronti.

Finita guerra, il primo sindaco della città, il comunista Giuseppe Casalino, l’8 gennaio 1946 ripropose il cambio di denominazione delle strade e piazze che si riferivano al fascismo, con la differenza che piazza Costanzo Ciano diventasse piazza Matteotti e piazza del Popolo tornasse ad essere chiamata piazza Di Vagno. Come avvenne.

Ma dopo il referendum del 2 giugno del 1946, che aveva visto la vittoria della repubblica, il 20 ottobre del 1947 l’amministrazione socialcomunista guidata dal prof. Giovanni Ripoli chiese l’autorizzazione “di eliminare le denominazioni che contrastavano con il nuovo ordine politico e istituzionale dello Stato”. In sostanza, la richiesta riguardava l’eliminazione di ogni traccia toponomastica dei Savoia a Corato. Nello specifico, si proponeva di sostituire Piazza Vittorio Emanuele con piazza della Repubblica, via Principe di Piemonte con via Nicola Bucci, piazza Margherita di Savoia con piazza Gramsci, Via Umberto I con via Don Minzoni, via Amedeo di Savoia con via Carlo e Nello Rosselli, via Carlo Alberto con via Filippo Turati e infine piazza Savoia con piazza Giovanni Amendola.

La Prefettura e la Sovrintendenza consentirono soltanto il cambio di piazza Savoia in piazza Amendola e via Principe di Piemonte in via Nicola Bucci. Quest’ultimo cambio era stato sollecitato più volte dall’Anpi di Corato: il vicebrigadiere Nicola Bucci, diventato partigiano, era stato fucilato dai tedeschi il 23 giugno del ’44. Successivamente l’associazione aveva chiesto di intitolare a Nicola Bucci piazza Plebiscito o piazza Vittorio Emanuele II.

Il consiglio comunale, il 24 gennaio del ’48, deliberò l’intitolazione della via a Nicola Bucci e della piazza ad Amendola. In realtà, negli anni successivi, furono ripristinate la piazzetta Savoia e quella Margherita, mentre per commemorare Giovanni Amendola si sceglierà una zona periferica, l’undicesima traversa di via Don Minzoni verso il rione Belvedere.

Intanto sino a oggi nessuna amministrazione ha mai pensato di intitolare una strada o una piazza alla “Repubblica”.

In tempi recenti l’Amministrazione del sindaco Di Gennaro ha lasciato il suo marchio di destra intitolando una grande piazza all’ex fascista e leader del MSI, Giorgio Almirante.

In conclusione, se tanto mi dà tanto, se l’Italia diventasse in gran parte salviniana e se fosse eletto un sindaco leghista a Corato, come non pensare che si possa arrivare a intitolare lo stradone al grande timoniere padano Umberto Bossi? Superfluo sottolineare che, in tal caso, vi sarebbe interdetto l’accesso agli extracomunitari. (Lunga vita al senatur!)

[1] La data della marcia su Roma.
[2] Deputato fascista di Cerignola, ritenuto il mandante dell’omicidio di Giuseppe Di Vagno.
[3] Mutilato e invalido della Grande Guerra, pluridecorato, fu tra i fondatori dei Fasci di Combattimento, deputato fascista e sottosegretario alle colonie, senatore, scrisse il libro Elogio della stirpe.
[4] Fu uno dei quadrumviri della marcia su Roma.
[5] Fascista ucciso a Minervino nel 1920.
[6] Segretario della Confederazione dei sindacati fascisti, ministro dell’agricoltura, membro del Gran Consiglio del fascismo.
[7] Deputato fascista, ucciso nel 1924 a Roma da un carpentiere comunista al grido: Vendetta per Matteotti!
[8] I Natali di Roma e festa del lavoro fascista.
[9] Giornalista, fondatore di una sede fascista a Parigi, fu assassinato nel 1924 nella capitale francese nel 1924.

domenica 24 Marzo 2019

(modifica il 3 Febbraio 2023, 14:33)

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