La storia

“L’estate di…” Gabriele Leo a Londra. «In hotel buffet perfetti, a cominciare dal caffè»

Ingrid Vernice
Gabriele Leo
​Trent'anni, una passione smisurata per i viaggi e per la pasticceria, Gabriele gestisce il reparto dolci di ben nove ristoranti appartenenti all'hotel di lusso per cui lavora nella capitale inglese​
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“L’estate di…” è l’appuntamento nel quale CoratoLive sta raccontando le storie di chi trascorre questi mesi più caldi in una maniera diversa dal solito. E che magari non va in vacanza, ma rende migliori quelle degli altri.

Così – dopo aver parlato delle esperienze di Egidio Tarricone, il giovane coratino che «accende i paesi», Sergio Mastrapasqua con la sua storia di riscatto per il centro storico, Sandro, la guardia giurata alle prese con la sicurezza in città e Daniela Maggiulli, alle prese con una bella esperienza a Riace insieme a immigrati e anziani – stavolta abbiamo oltrepassato i confini nazionali e siamo virtualmente arrivati a Londra per incontrare il pasticcere coratino Gabriele Leo.

Trent’anni, una passione smisurata per i viaggi e per la pasticceria, Gabriele si occupa di gestire il reparto dolci di ben nove ristoranti appartenenti all’hotel di lusso per cui lavora a Londra. Definirlo pasticcere sembra quasi riduttivo.

Com’è la tua giornata tipo? E in cosa consiste il tuo lavoro?
«La mia giornata comincia abbastanza presto: alle 6.30 mi sveglio, una bella colazione, qualche servizio in casa e poi subito al lavoro. Ogni giornata lavorativa è diversa dalle altre: oggi un servizio fotografico, domani rapporti con la clientela, poi corsi di formazione per i dipendenti o, ancora, riunioni per controllare il budget. Inoltre come executive chef della pasticceria devo controllare personalmente la produzione di dolci per tutti i nove ristoranti e confrontarmi con la head chef, una ragazza italo-tedesca. Qui a Londra è pieno di italiani e la maggior parte lavora nella ristorazione. Praticamente quando sono in hotel non riesco a vedere la luce del sole» dice sorridendo.

Quali sono le difficoltà principali del tuo mestiere?
«Devo controllare che tutto sia perfetto, dalla sfoglia dei cornetti, al caffè. Non sapete come sia difficile spiegare come deve essere un buon caffè a chi beve acqua colorata. Un altro compito complesso è quello di tenere a bada il personale: devo cercare di mediare tra le esigenze aziendali e quelle dei lavoratori. Mantenere il morale alto è fondamentale per la buona riuscita di ogni servizio, anche se ti trovi a dover accontentare 700 ospiti per il grande buffet che allestiamo ogni domenica. In particolari situazioni, come l’avvio di un nuovo hotel (abbiamo aperto da quattro mesi), è importantissimo valutare tutte le componenti e costruire basi solide per diventare un punto di riferimento; per fare questo la lotta contro il budget è all’ordine del giorno».

La tua estate è…
«Un lavoro continuo. Data la posizione dell’hotel nel centro finanziario di Londra, ci aspettavamo meno affluenza nei mesi estivi, invece così non è stato. Siamo invasi dalle prenotazioni, poi si è sparsa la voce dei nostri fantastici buffet domenicali che cominciano alle 12 e finiscono alle 7 di sera».

Quali sono state le tue esperienze lavorative precedenti?
«Le mie prime esperienze le ho fatte a Corato da giovanissimo, durante gli anni in cui frequentavo l’istituto alberghiero. Nel 2009 ho lavorato a Termoli sotto le direttive di Gabriele Saracino, uno dei migliori pasticceri di quegli anni. Finita quell’esperienza ho deciso di partire, prima a San Francisco, poi a Singapore e solo in seguito l’Inghilterra tra le campagne di Oxford e la city di Londra».

Con tutto questo continuo spostarti non hai mai nostalgia di casa?
«Continuamente. Mi mancano i miei amici, la mia famiglia ed il cibo. Per non parlare del caffè».

Hai dovuto affrontare molti sacrifici in questi anni?
«Quando parti per un paese straniero, o addirittura un nuovo continente devi confrontarti con stili di vita completamente diversi dal tuo, con una lingua che non conosci e con abitudini nuove. Non hai la sicurezza di poter tornare a casa e lamentarti con i tuoi genitori della giornata che non è andata bene. Quando racconto del mio lavoro e della mia vita ai miei amici di Corato mi dicono tutti ”tu ste bun”, senza sapere tutte le difficoltà che ci sono quando devi imparare a gestire la tua vita senza poter contare su un aiuto da parte della tua famiglia. Alla fine ho voluto io questo tipo di vita e la volontà smuove le montagne».

lunedì 28 Agosto 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 5:32)

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