Attualità

“Tu non conosci il Sud”. Serve ripartire da «identità e consapevolezza»

Cenzio Di Zanni
Silvana Kühtz
«Una conversazione, un viaggio da Sud a Sud con le voci di chi al Sud è rimasto o al Sud è tornato». Ieri sera, nella corte di Palazzo Gioia, diverse "voci meridiane" si sono avvicendate per le ultime battute di "Verso Sud"
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«Tu non conosci il Sud» suona come un monito, un fremito d’orgoglio che si leva da un Mezzogiorno alla ricerca del suo riscatto. Ma non si tratta di una conversazione rubata a due pendolari a bordo del treno Milano-Lecce o alla bagarre di un talk show. «Tu non conosci il Sud» è un verso di Vittorio Bodini – poeta salentino scomparso nel ’70 – dalla struggente carica evocativa.

L’associazione Lavorare Stanca l’ha preso in prestito per titolare il convegno che ieri sera, nella corte di Palazzo Gioia, ha visto avvicendarsi diverse “voci meridiane” per le ultime battute di "Verso Sud", il festival dedicato alla cultura delle nostre latitudini. «Una conversazione, un dialogo, un viaggio da Sud a Sud – commenta la moderatrice, Lara Maroccini – con le voci di chi al Sud è rimasto o al Sud è tornato».

E proprio dallo stato dell’arte della poesia si inizia, con Silvana Kühtz, docente dell’Università della Basilicata e fondatrice del movimento Poesia in azione. «La poesia è nella vita di tutti, nelle piccole cose, nella capacità di sentire; è dei percettivi» sentenzia la professoressa citando Franco Arminio, prima di aggiungere che «c’è più sensibilità, si sta “sdoganando” la poesia». Il suo invito è a riprendere il contatto con la Bellezza, anche per mezzo dei versi, perché la poesia è «consapevolezza dell’identità di ciascuno», per poi demolire il «brutto» in tutte le sue forme, dall’architettura alla società, dai «luoghi alle parole».

Ma con la cultura si mangia? È la domanda – tanto ricorrente quanto ardua – cui è chiamato a rispondere Pasquale Casillo, amministratore dell’omonimo gruppo. «Tema complesso» ammette l’imprenditore, in un «momento in cui le risorse scarseggiano», nel pubblico come nel privato. E se messa così sembra di «ridurre tutto a mercificazione, prodotto e bilancio» è alle «più avanzate tecniche di management» che bisogna guardare per coniugare «l’utilizzo più efficiente ed efficace delle risorse» con la cultura. A condizione che questa sia «più inclusiva, coinvolgente, un nutrimento per lo spirito e non sempre “punizione e sacrificio”». Meno vezzi elitari e più sostenibilità nella spesa fanno sì che la risposta possa essere un “sì”, quindi.

Quello economico finanziario, tuttavia, non è solo il solo profilo d’innovazione emerso. Nelle parole di Agostino Riitano (cultural manager di Matera 2019), la cultura diventa «sentimento della comunità»: una «nuova forma di cittadinanza che porta i cittadini a partecipare ai processi culturali». Cittadini visti non come destinatari passivi delle proposte, ma come «cogeneratori», secondo la cifra che ha portato Matera a diventare la Capitale europea della cultura.

C’è poi un’altra parola con cui deve coniugarsi la cultura vista da Sud. Ed è “identità”. Per non scimmiottare tendenze nate altrove, ma tornare alle radici, come suggerisce la “paesologia”, un approccio d’avanguardia al territorio. Si tratta, come spiega Grazia Coppola, presidente della casa della paesologia di Trevìco, di una «forma di attenzione ai paesi del margine; di un attraversamento, un corpo a corpo» con i borghi più isolati per «riscoprire i punti di debolezza e farne punti di forza». Perché “identità” fa rima con “unicità”.

Nel coro di voci non poteva mancare l’altra gamba del Sud, quell’innovazione di cui questo territorio e le sue aziende sono capaci. Tocca a Tina Luciano, amministratore della Bellino srl (azienda che opera nel settore della meccanica di precisione a Modugno), fotografare una realtà in cui «le aziende hanno ripensato la propria mission sul mercato, in un’innovazione imposta dallo stesso mercato». Se il «sistema ha tenuto» grazie alla «capacità di adattamento» del singolo, serve – tuttavia – «una politica industriale che innovi anche nei linguaggi e che sia coerente con il territorio».

Anche per il sindaco Mazzilli, poi, la strada per l’innovazione passa dalla necessità di «prendere consapevolezza», a partire dagli «amministratori e da chi fa impresa». Di pari passo, però, occorre «lottare con la burocrazia e le infrastrutture carenti»</em>; ma senza «piangerci addosso».

E proprio il sindaco è stato il destinatario di una «provocazione» che ha il sapore dell’auspicio, da parte di Pasquale Casillo. «Per la rinascita della comunità – ha detto il manager – bisogna «aprirsi a un confronto» e anche ai «suggerimenti di forze (politiche, ndr) non espressione della maggioranza», perché «andare ogni giorno in Procura non è il viatico per il successo».

Al netto dell’autorevole commento sulla politica nostrana, sono due le stazioni che il Mezzogiorno deve attraversare. Una si chiama “consapevolezza”, l’altra “identità”. Verso Sud, quello migliore.

lunedì 5 Ottobre 2015

(modifica il 24 Luglio 2022, 23:16)

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sother
sother
8 anni fa

Non è possibili essere obiettivi su questo argomento, se si è nati al sud. E’ chiaro che si è colti da una forte dote di inevitabile faziosità, anche nel caso in cui si sia studiata bene la storia d’Italia. Io (ma quante volte l’ho detto?) che non sono di qui e ho mangiato “pane e politica”, ho sul fatto, una visione completamente diversa. E lo riprova il fatto che (anche in questo caso sono purtroppo costretto a ripetermi) non esiste nel sud un importante partito nato qui o gestito da uomini di qui. Si va solo a rimorchio, sempre a rimorchio, aspettando, invano, le grazie di altri… Ed anche il convegno sull’argomento ha costituito l’ennesima dimostrazione di quanto troppo si parli e di quanto troppo poco si realizzi. Salvatore Di Gennaro