Attualità

L’alimentazione più corretta? Quella dei nostri nonni

Cenzio Di Zanni
Lions Castel del Monte Host e Fidapa parlano di alimentazione
Ne hanno discusso venerdì sera in un convegno a Corte Bracco dei Germani, Lions Castel del Monte Host e Fidapa
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Nutraceutica, alimenti funzionali, epigenoma, sofisticazioni alimentari, ribosomi e chi più ne ha più ne metta. Sono parole che appartengono al gergo tecnico di chi si occupa, tout court, di alimentazione, ma ci riguardano da vicino. Molto da vicino, perché se conosciute e tradotte nel linguaggio comune possono significare due cose: salute o malattia. Semplice, no?

È stata questa la missione che il Lions Castel del Monte Host e la Fidapa hanno abbracciato venerdì sera, a Corte Bracco dei Germani, in un convegno dedicato a uno dei bisogni vitali: l’alimentazione.

«Nel solco dell’Expo 2015 di Milano, ci sembra giusto ed opportuno approfondire i profili della corretta alimentazione», ha commentato Michele De Benedittis, presidente dei Lions. Un appuntamento salutato con favore dalla neo presiedente della Fidapa, Angela Quinto, perché «vogliamo – dirà – stringere collaborazioni col mondo che ci circonda».

E se l’alimentazione è un tema troppo spesso “condito” da luoghi comuni e alla mercé di santoni improvvisati, ci ha pensato Maria Grazia Forte – medico, specialista, fra l’altro, in dietologia e nutrizione, e oncologia integrata – a fare chiarezza. La sua articolata relazione è stata un focus dedicato all’«interazione fra gli alimenti e la cellula», a come, cioè, quel che mastichiamo incide sulla struttura della cellula.

Gli alimenti e le cellule. Che gli alimenti entrino nelle nostre cellule “senza chiedere permesso”, lo testimonia un studio, secondo cui – come ha spiegato l’esperta – tracce di «dna vegetale sono state isolate nel sangue umano» (di micro rna – acido ribonucleico – nel citoplasma, per gli addetti ai lavori).

Inoltre, attraverso i radicali liberi, gli alimenti ledono «la membrana basale della cellula e apportano dei cambiamenti a quella parte di dna che si chiama epigenoma». Ma i radicali liberi non sono sempre nocivi, anzi «rafforzano le difese immunitarie»</em>; tuttavia lo diventano quando «sono in eccesso e “bombardano” la membrana cellulare”, provocando danni». E un’esposizione non corretta ai raggi solari, il fumo e una dieta errata possono moltiplicarli. Per questo è consigliabile assumere degli antiossidanti naturali come la vitamina “C”.

I cibi funzionali e la dieta mediterranea. E di alimenti che non solo nutrono, ma sono nemici giurati dei molte patologie, madre natura ce ne regala molti. Al netto della più nota vitamina “C”, infatti, ci sono sostanze come il sulforafano, «una sostanza antitumorale contenuta nei broccoli o nei cavolfiori», o come il resveratrolo, «un potente antiossidante contenuto nel vino rosso».

L’elenco è lungo, ma la buona notizia è che basterebbe tornare alla dieta mediterranea per aiutare la salute. Quella cattiva è che la dieta che prende il nome dal mare nostrum non è quella che conosciamo oggi.

La dieta mediterranea, infatti, è quella «delle classi operaie degli anni ’50, che è praticata solo dal 10% degli italiani», ricca di «cereali non raffinati, verdura e frutta fresca di stagione, pesce azzurro, olio extravergine di oliva» e con un «consumo moderato di carni». Per tornare alle origini andrebbero messi al bando i «prodotti raffinati, gli ogm, i grassi idrogenati, quelli di origine animale e i surgelati».

I controlli delle autorità. Ma le abitudini viziate del consumatore medio sono in buona compagnia. Non manca, infatti, chi gioca sporco nel mercato agroalimentare e bara sulla salute pubblica. Ad elencare gli aneddoti incresciosi nella lotta contro le frodi alimentari e gli accorgimenti da adottare è stato Giovanni Galetta, luogotenente dei Nas di Bari, il nucleo antisofisticazione dei Carabinieri.

Nel corso del suo intervento, il militare ha illustrato le attività del reparto e i successi conseguiti nella repressione, ma «senza fare allarmismo, perché i controlli ci sono», come quelli che hanno disarticolato un’organizzazione che «esportava olio di semi colorato, spacciandolo per extravergine di oliva».

La filiera alimentare. A inquadrare la filiera alimentare nei vari comparti, è stato Cataldo Tandoi, docente presso l’Istituto Agrario Umberto I di Andria. Anche in questo caso non sono mancate le curiosità. In media, nelle filiere di cereali, ortofrutta, vino, carni salumi e uova, e in quella di latte e derivati, ci sono otto passaggi «che separano il produttore dal consumatore». I riflessi sul prezzo sono inevitabili: «circa il 90% è il costo della filiera, e solo il 10% quello che va al produttore».

Una forbice che si restringe solo nel mercato dell’olio e del latte, rispettivamente con il 71% dei costi a vantaggio della filiera e il 29% per il produttore, contro il 75%-25%, per latte e derivati. L’auspicio, quindi, è un ritorno alla «filiera corta», quella della «terra nostra».

Insomma, dal convegno una sembra la direzione a cui guardare: il passato. Quello dei nostri nonni, che ha ancora molto da dire.

sabato 3 Ottobre 2015

(modifica il 24 Luglio 2022, 23:32)

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